Una tragedia dei nostri tempi, che tristemente torna a ripetersi in tutta la sua gravità, la punta dell’ iceberg di un disagio giovanile nel rapporto tra sessi diversi non può che scuotere le coscienze e farci chiedere il perché, in cosa si è sbagliato nella formazione educativa dei giovani. E la scuola fino a che punto è stata attenta e vigile nell’ abbattere barriere ancestrali di possesso e di maschilismo arido e brutale? I femminicidi di questi giorni che hanno sporcato di sangue la capitale e ancora più a sud, in terra di Sicilia, la città di Messina ripropongono il problema in tutta la sua crudezza e rappresentano il frutto perverso di una società malata. Una società chiusa a riccio nella propria solitudine che si proietta all’esterno in tante monadi. Due giovani vite spezzate, quella di Ilaria Campanella e quella di Sara Sulo, colpite da mani assassine che in preda ai fumi della gelosia e del possesso non si sono fermate davanti a quello che ritenevano loro. Come nelle tragedie greche antiche si rimane attoniti. Gelosia e possessività echeggiano come miti primordiali con la gelosia figlia della possessività. I figli di Giasone uccisi dalla madre Medea. Il male mai domato, e noi convinti, riteniamo di sapere da quale parte esso stia, per inconsciamente sanare ferite, condannando chi del male si è fatto esecutore. Ma la tragedia greca si chiude in catarsi corale. La nostra generazione ne è in grado? O tenta a rimuovere e obliare il dolore. “Abbiamo perduto tutti!” Parole straordinarie quelle del signor Cecchettìn padre di Giulia anch’essa vittima di femminicidio, dette a caldo di sentenza dell’ergastolo all’ assassino della figlia. Monito sottile e accorato a chiedersi: “Dove va l’umanità?” È ancora in tempo per arrestarsi prima del baratro? Di altra visione, “altra” sottolineerei, hanno necessità le nuove generazioni per sopravvivere.
Paolo Caruso, lopinioneragusa.it (3/4/2025)
Canzone del giorno: Not To Blame (1994) - Joni Mitchell
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