nuovigiorni

"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

domenica 16 maggio 2021

Pochi figli

L’Italia ha appena vissuto il più rapido calo di popolazione mai registrato nella sua storia unitaria ad eccezione del 1919, anno di febbre spagnola. Nel 2020, abbiamo perso quasi quattrocentomila abitanti. Anche questa volta una pandemia ha contribuito drammaticamente alla recessione demografica, ma cercare di spiegare tutto così significherebbe mettere la testa nella sabbia. È da sei anni che la popolazione in Italia non fa che scendere, anno dopo anno. Qualcosa del genere non era mai accaduto in un secolo e mezzo di Stato unitario, al massimo c’era stato un biennio di calo proprio all’uscita dalla prima guerra mondiale. Invece ora siamo in tempo di pace eppure dal 2015 abbiamo già perso poco meno di 1,1 milioni di abitanti, senza mai riuscire a invertire la rotta. E anche se lasciamo per un momento da parte i valori e la psicologia di una nazione, un fenomeno del genere avrà sempre conseguenze concrete. Poiché in media un italiano spende quasi 17 mila euro all’anno in consumi (mangiare, vestirsi, riscaldarsi o andare in vacanza), oltre un milione di abitanti in meno alla lunga creano differenze strutturali. Equivalgono all’uno per cento di prodotto interno lordo in meno, ogni anno: meno consumi, minore fatturato delle imprese, meno investimenti per vendere prodotti a una platea che si restringe e invecchia, meno gettito fiscale, meno capacità di sostenere i sistemi di welfare. Per un Paese in recessione demografica permanente, la crescita necessaria a sostenere il debito pubblico più alto della sua storia diventa una chimera. Non siamo in equilibrio, non possiamo semplicemente rassegnarci all’idea di un’Italia un po’ meno popolata. Anche perché tutto questo non nasce oggi, ma viene da lontano e rischia di proseguire molto a lungo se non si fa niente per spostare la traiettoria del Paese.  A guardar bene, questo è un fenomeno che le classi dirigenti italiane del dopoguerra non hanno mai realmente cercato di governare. L’hanno lasciato a se stesso, come facesse parte della natura e non della politica. (...) Le élite italiane, ammesso che fossero tali, non ci hanno mai dedicato un pensiero. Il risultato è che dopo la guerra gli italiani erano tre milioni più dei francesi e ora sono otto di meno. I bebè erano quasi un quarto di più e ora sono poco più della metà, al conto dell’anno scorso.

Federico Fubini, Corriere della Sera (15/5/2021)


Canzone del giorno: My Three Sons (2008) - Elvis Costello
Clicca e ascoltaMy Three Sons....