Qualche
giorno fa il nostro amatissimo cane, una femmina di nome Katie, è morta all'età
di dodici anni. Era un gigante buono, che rispettosamente dava la precedenza
persino a un cucciolo di taglia media se pretendeva un osso. Katie avrebbe
potuto vincere il Nobel per la pace, se non avesse avuto un debole per gli
scoiattoli.
Ho
pianto Katie sui social media ricevendo un mare di messaggi commoventi di
condoglianze che hanno lenito il mio dolore per la perdita di un membro della
famiglia. Ma proprio il giorno della morte di Katie è uscito un mio articolo a
favore di un più ampio impegno internazionale per porre fine alle sofferenze
della Siria e alla guerra civile che in quel paese ha causato finora forse
470.000 morti. L'articolo ha suscitato un mare di commenti di altro genere,
molti all'insegna di una dura indifferenza: perché dovremmo aiutare quella
gente?
Sul
mio blog si sono mescolate sentite condoglianze per un cane americano morto di
vecchiaia, e manifestazioni che definirei di insensibilità nei confronti di
milioni di bambini siriani, vittime della fame o dei bombardamenti. Se solo
dessimo ai bimbi di Aleppo l'importanza che diamo ai nostri cagnolini. (...)
Uno
dei motivi per cui in passato si è permesso che avvenissero genocidi senza
interventi esterni è che non si trova mai lo strumento politico perfetto per
fermare i massacri. Un'altra ragione è che non riconosciamo le vittime come
nostri simili, non sono "come noi". Sono ebrei, o neri o, in questo
caso, siriani, così li ignoriamo.
Ma
in realtà, lo sanno anche i cani, un essere umano è sempre un essere umano.
Mi
chiedo cosa accadrebbe se Aleppo fosse piena di golden retriever, se vedessimo
cuccioli innocenti dilaniati dalle micidiali "barrel bombs".
Continueremmo a mostrare indifferenza e a considerare le vittime "altro da
noi?" Diremmo ancora che è un problema arabo e che spetta agli arabi
risolverlo?
È
difficile trovare soluzioni certe alla tragedia siriana, ma credo che persino
Katie, nella sua mite saggezza, sarebbe d'accordo sul fatto che tutte le vite
umane hanno valore, ma non solo: la vita umana non vale meno di quella di un
golden retriever.
Nicholas Kristof, The New York
Times 2016
Canzone del giorno: More Than Sorry (2006) - Ben Harper
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