Il
barone De Coubertin quando, all'inizio del secolo scorso, esortava gli atleti
olimpici e diceva che "L'importante non è vincere, ma partecipare",
tutto poteva pensare tranne che, quasi cento anni dopo, i governanti amassero
ancora far partecipare ai giochi olimpici i loro atleti, ma in terra altrui.
Meglio che ad organizzare le Olimpiadi siano altri. La sindaca di Roma lo aveva
precedentemente dichiarato nel suo programma pre-elettorale, niente candidatura
italiana (romana), prima ci sono altre priorità. Tuoni e fulmini per la Raggi,
già assediata dalle delicatissime difficoltà che comporta gestire la "caput
mundi". Poi c'è anche chi ci ricorda che tanti che oggi sostengono la
candidatura della città, fino a qualche anno fa appoggiavano la tesi del
dott.prof.senatoreavita Mario Monti, contraria ad ogni candidatura per lo
svolgimento delle Olimpiadi del 2024 nel nostro paese. Praticamente ciò
che Monti predicava, urbi et orbi, durante il suo governo d'emergenza, non si
discosta poi tanto dalle argomentazioni grillo-pentastellate: il problema
principale non è soltanto il rischio degli appalti truccati, della corruzione
eccetera eccetera.... Il favoloso evento indebita oltremisura, dati alla
mano, le città e gli Stati che organizzano i Giochi e, quindi, costi smisurati
per le generazioni future. Pasticci romani a parte (pasticci di Monti? Pasticci
di Raggi?), sono in tanti che continuano ad amare lo spirito olimpico, ma
inneggiandolo in casa altrui!
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