Non ci fidiamo degli esperti, ma ci affidiamo ai guru. Guardiamo con sospetto i medici, ma ricorriamo ai guaritori. Non crediamo alle terapie ufficiali, ma ci sottoponiamo a quelle alternative. Ai ricercatori preferiamo persuasori, predicatori, imbonitori, venditori i cui il web è letteralmente infestato.
Temiamo che le istituzioni complottino a nostro danno e così cerchiamo risposte alla nostra insicurezza in quel potentissimo incubato re di credenze che è la rete. Dove qualsiasi bufala può assurgere al rango di verità rivelata. Dalle scie chimiche ai danni dei vaccini. È come se l'aumento delle informazioni e la diffusione orizzontale della tecnologia, anziché consolidare la razionalità, stessero provocando un ritorno massiccio di superstizioni. È le superstizioni digitali, rispetto a quelle di una volta, hanno una virilità molto maggiore. Insomma la nostra civiltà, a dispetto dei progressi scientifici e tecnologici, è sempre più tentata dalle sirene oscurantiste. Per contrastare questa marea di analfabetismo di ritorno mascherata da controcultura, le istituzioni non possono limitarsi a giocare in difesa. Devono riprendersi l'iniziativa della conoscenza e del l'autorevolezza. E soprattutto devono affrontare la battaglia della comunicazione. I nostri scienziati fanno cose importantissime, che migliorano la qualità della nostra vita. Ma a saperlo sono solo gli addetti ai lavori. La narrazione della scienza, che è parte dell'educazione civile di un popolo, è lasciata nelle mani dei network che lo spettacolarizzano, dei social che la banalizzano e del passaparola che la estremizza. Solo così si può vincere questa sottocultura superinformata che offre risposte sbagliate a domande illegittime.
Marino Niola, Miti d'oggi (il Venerdì di Repubblica del 16/9/2016)
Canzone del giorno: Superstition (1972) - Stevie Wonder
Clicca e ascolta: Superstition....