Il Movimento cinque stelle, finché non ha vinto a Parma ha funzionato così: da un lato c’erano gli attivisti, con il loro entusiasmo e la loro straordinaria generosità (che davano corpo alla militanza), dall’altro la Casaleggio e Associati, che sceglieva i protagonisti della serie e scriveva le loro sceneggiature. Certo, questo equilibrio separato non era stato privo di problemi di gestione e di rotture, anche clamorose (...). Finché non c’è stato il problema del governo, la comunità dei trekkies e gli sceneggiatori della serie a Cinque stelle non hanno avuto grandi problemi. Le due linee correvano in parallelo, senza incontrarsi mai, e si rafforzavano l’una con l’altra. Beppe Grillo era la Fiesta star, l’uomo di sintesi mediatica, il punto di congiunzione delle due entità, il megafono capace di amplificare il messaggio e lucidarlo con il suo carisma. Ma le ultime amministrative cambiano tutto. Intanto hanno segnato una rottura tra i due universi, che non tutti gli osservatori colgono. Nelle città in cui correvano, infatti, tutti i candidati che venivano «dal basso», dall’attivismo, dalle primarie, erano stati sconfitti. Mentre le due protagoniste selezionate con grande abilità dalla Casaleggio spopolavano. Sono donne, sono carine, sono intelligenti, comunicano divinamente e sfondano il vetro del piccolo schermo rispetto alle mummie della politica. Il casting più brillante che sia stato mai fatto, supportato da una straordinaria agenzia di marketing politico (...). E quadro si arriva al governo i protagonisti della serie devono cambiare il loro copione. Devono ammettere che 1) i saperi professionali vanno pagati 2) l'inesperienza non è una virtù 3) la "verginità" di un curriculum non aiuta a governare una municipalizzata in crisi.
Luca Telese, Libero (4/9/2016)
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