nuovigiorni

"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

lunedì 11 novembre 2024

Altri programmi

Ricordate sempre che, se un vostro piano va a vuoto, la sconfitta è temporanea, non un fallimento eterno. Significa solo che il piano non era valido; create altri programmi, ricominciate il ciclo.

Napoleon Hill (1883 -1970), Pensa e arricchisci te stesso, 1938

Canzone del giorno: Viaggio intorno al sole (2023) - Tommaso Paradiso
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venerdì 8 novembre 2024

Senza freni

È stato facile decodificare i messaggi di congratulazioni arrivati a Donald Trump. Da una parte c’erano gli entusiasti come l’ungherese Viktor Orbán o l’israeliano Benjamin Netanyahu; dall’altra gli inquieti, a cominciare dall’ucraino Volodymyr Zelenskyj; e infine quelli che hanno scelto l’approccio business as usual come Emmanuel Macron, che ha partecipato a un primo colloquio telefonico con il presidente eletto come se la vita continuasse normalmente. Ma non sarà così, e lo sappiamo bene. La vittoria di Trump non è il risultato di una semplice alternanza democratica, ma il segnale di una svolta in un momento di ridefinizione dei rapporti di forza a livello mondiale. La personalità e le posizioni politiche del prossimo leader della prima potenza mondiale avranno effetti su tutti i continenti, sulla pace e sulla guerra, sull’economia e sul clima. Per immaginare la politica estera della seconda era Trump non esistono manuali. Fanno fede l’esperienza del primo mandato, dal 2016 al 2020, e quello che sappiamo delle sue inclinazioni e dei suoi punti fermi. Prima di tutto, se vogliamo analizzare la visione internazionale di Trump, dobbiamo rinunciare alle griglie di lettura tradizionali. Il futuro presidente non è isolazionista (come lo sono stati gli Stati Uniti in alcuni momenti della loro storia), ma non è neanche internazionalista (come lo è stato in passato il partito repubblicano). Trump sarà spietato nel campo della diplomazia economica, come dimostra il fatto che brandisca la minaccia dei dazi contro gli europei, i cinesi e tutti quelli che a suo parere danneggiano gli Stati Uniti. Poi c’è la questione delle alleanze: la Nato, i trattati con la Corea del Sud, il Giappone e in una certa misura Taiwan. Per Trump non c’è niente di sacro, come abbiamo potuto verificare durante il suo primo mandato. Allo stato attuale nessuno conosce le sue reali intenzioni sui temi più caldi, al di là di qualche frase. La prima indicazione arriverà dalla scelta dei componenti della sua squadra. Il 6 novembre il Financial Times ha scritto che Richard Grenell potrebbe essere il prossimo segretario di stato. Se così fosse, sappiamo cosa aspettarci. Grenell, molto vicino a Trump, è stato ambasciatore in Germania durante il primo mandato del futuro presidente e le sue ingerenze coloniali hanno spinto Martin Schulz, ex presidente del parlamento europeo, a definirlo “un ufficiale coloniale di estrema destra”. Poi c’è il ruolo di Elon Musk, capo di X, della Tesla e della SpaceX, che sembra entrato nella cerchia ristretta dei fedelissimi di Trump e incarna il nuovo peso delle aziende tecnologiche nei rapporti geopolitici. Quale sarà il suo margine di manovra nella prossima amministrazione? Di sicuro Musk avrà un peso rilevante a livello internazionale, dove tra l’altro è già molto influente attraverso la sua galassia di aziende, con le sue contraddizioni, i suoi interessi, i suoi investimenti in Cina e la sua visione libertaria. L’unica certezza è che stavolta non ci saranno “adulti nella stanza”, come erano stati soprannominati i generali e i rappresentanti dell’establishment che durante il primo mandato avevano cercato di arginare gli eccessi di Trump. Nel suo secondo mandato Trump vorrà liberarsi di quello che chiama “lo stato profondo” e si appoggerà a Project 2025, un programma preparato dall’Heritage foundation, organizzazione di estrema destra che ha stilato una lista di alti funzionari da sostituire. Dunque sarà un Donald Trump senza freni quello che farà il suo ritorno sulla scena internazionale, con una sola parola d’ordine: “Make America great again”. E tanto peggio per gli altri.

Pietre Haski, France Inter (7/11/2024) - da internazionale.it

Canzone del giorno: Dream Scream (2001) - Daniel Johnston
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giovedì 7 novembre 2024

Mosaico americano

Leggere l'America è come esaminare un mosaico. Se si guarda l'insieme non se ne scorgono le componenti, le singole tessere, ognuna di colore diverso. Se ci si concentra sulle tessere, si perde di vista il quadro generale. 

Robert Hughes (1938 - 2012), Cultura in un corpo civile lacerato


Canzone del giorno: Born This Way (2014) - Thousand Foot Krutch
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lunedì 4 novembre 2024

Gota fría

Probabilmente si è trattato di un effetto “goccia fredda”, una massa d’aria che si è separata dal flusso globale delle correnti che si muovono da Ovest verso Est e, questa volta, è atterrata in Spagna. Una prossima volta potrebbe investire l’Italia, un’altra la Turchia. Quello che è certo è che si tratta di una perturbazione meteorologica a elevatissima energia, come quelle che dobbiamo aspettarci nel prossimo futuro, segnati come siamo da una crisi climatica senza precedenti. Il maggior contenuto energetico rispetto alle perturbazioni del passato spiega il fatto che in sole otto ore sia caduta, a Valencia, la stessa quantità d’acqua che, normalmente, cadeva in dodici mesi. Ma è l’avverbio “normalmente” che deve ormai essere abbandonato, in un contesto in cui non c’è più nulla di normale, se inteso come la regolarità di un certo tipo di clima a certe latitudini, il regolare alternarsi delle stagioni come le conoscevamo un tempo. Per questo ha pochissimo senso continuare a confrontarsi con il passato più lontano e si deve, invece, prendere come riferimento cosa è accaduto negli ultimi venti o trent’anni. La ricorrenza secolare dell’energia di certi eventi è spazzata via da quanto sta accadendo negli ultimi anni, un’accelerazione senza precedenti nel riscaldamento globale. Non siamo più di fronte ai fiumi ingrossati che esondano in pochissimo tempo (flash flood), che pure ci erano diventati famigliari, ma di fronte a una impressionante distesa di fango in movimento che ammanta ogni lembo di territorio e si scatena dove trova intoppi o infrastrutture chiaramente commisurate in altri tempi per altri climi. Anche in Spagna si è costruito molto e spesso in aree di pericolosità idraulica, ma le immagini dall’alto dell’Andalusia, specialmente se comparate con quelle delle isole Baleari dell’estate appena trascorsa, permettono di indicare chiaramente che qui caditoie e tombini, pulizia dei fiumi e nutrie c’entrano poco, qui l’unico territorio che c’entra è quello inesplorato in cui ci stiamo addentrando da un punto di vista climatico. Come conferma ciò che sta avvenendo lungo il margine settentrionale del Sahara e nella penisola arabica: alluvioni dovunque, con punte di 200 mm di pioggia in 48 ore per luoghi che ne registravano appena due in mesi. Decine di morti, danni che possiamo già stimare, globalmente, in miliardi di euro che hanno un solo responsabile, le attività economiche dei sapiens che hanno portato al record di concentrazione di CO2 in atmosfera e al record negativo di copertura glaciale sul pianeta Terra. Le notizie terribili che provengono dal clima che cambia violentemente dovrebbero spingere verso un’azione immediata e decisa l’umanità che, invece, continua a cullarsi nell’illusione che sarà il libero mercato a proporre soluzioni, quando è chiaro che è il problema. Il clima non ha confini, a prescindere da chi abbia contribuito di più (e, nel tempo, noi europei siamo senz’altro al primo posto), e necessita accordi internazionali obbligatori, non liberi, con organismi terzi di controllo, non basati sulla fiducia. Non c’è spazio per le vecchie soluzioni di adattamento, perché il clima cambia così velocemente che rischiano di diventare obsolete prima di essere messe in opera. Bisogna agire sulle cause, azzerare le emissioni clima alteranti, ma oggi, non nel 2050, perché non sappiamo come ci arriveremo. E in questa situazione catastrofica dobbiamo ancora perdere tempo con economisti senza scrupoli, pennivendoli della peggior risma, briganti e malfattori, mercanti di dubbi a un tanto al chilo che ci raccontano che, invece, le cose vanno bene e tutto dipende dal Sole o dai cicli di Milankovitch e dunque noi sapiens non possiamo farci un granché. E che Annibale aveva attraversato le Alpi e la Groenlandia era verde: un campionario di sciocchezze smentite dall’intera comunità scientifica di specialisti sul clima. Sulle cause dell’attuale crisi climatica la discussione fra gli scienziati si è chiusa da tempo con l’attribuzione delle responsabilità all’uomo, e si riaprirà solo con nuovi dati. Che al momento non ci sono. Ma restano i negazionisti, quelli che hanno come unico obiettivo prendere tempo per accumulare ancora profitti (questa l’unica ragione). Quando non sono ignoranti sono in malafede, ma comunque sono tutti correi, e a loro vanno assommate le enormi perdite di tempo, i tentennamenti, le incertezze, le politiche di contrasto deboli o inesistenti, così come i danni e le vittime. Almeno avessero, ora, il pudore di tacere.

Mario Tozzi, La Stampa (31/10/2024)

Canzone del giorno: As The Sun Still Burns Away (1970) - Ten Years After
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sabato 2 novembre 2024

Valencia

Paco Roca, da Google.it












Canzone del giorno: Tears (1976) - Rush
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venerdì 1 novembre 2024

Playlist Ottobre 2024

      1.      Blackfield, Sense of Insanity – (Blackfield IV – 2013) – Insanabile

2.      Tiziano Ferro, Il regalo più grande – (Alla mià età – 2008) – Assenza

3.      Billie Eilish, Bored – (2017) – L’educazione alla noia

4.      King Crimson, Eyes Wide Open – (The Power To Believe – 2003) – Più intensamente

5.      Papa Roach, State of Emergency – (Metamorphosis – 2009) – Violazioni

6.      Mike Oldfield, In High Places – (Crises – 1983) – Imbecillità

7.      Ed Sheeran, Magical – (Autumn Variations – 2023) – Magical

8.      Linkin Park, Burning In The Skies – (A Thousand Suns – 2010) – Obiettivi bellici

9.      Blur, Song 2 – (Blur – 1997) – Nel tuo corpo

10.   Cesare Cremonini, Quindo non sai – (Maggese – 2005) – Conclusione

11.   Steve Winwood, Another Deal Goes Down – (Refugees Of The Heart – 1990) – Ravvedimento operoso

12.   Johnny Winter, Cheap Tequila – (Still Alive And Well – 1973) – Avarizzia

13.   Gianna Nannini, Sogno – (Giannadream – Solo i sogni sono veri – 1983) – Sognare