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"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

lunedì 25 novembre 2024

Rosso sbiadito

Nonostante aumenti la consapevolezza sul tema, l’emergenza non finisce. Il fenomeno così diventa sistemico. Novantasette donne uccise. Anche nel 2024, la violenza di genere non è passata di moda. Tanto che una donna su tre dichiara di averne subito almeno una volta nella propria vita. E mentre le facciate dei palazzi e le panchine si tingono di rosso e le piazze si riempiono di striscioni, il colore dell’indignazione sbiadisce, giorno dopo giorno. Ne è prova il fatto che per il 30 per cento dei giovani la gelosia è una dimostrazione d’amore, percentuale che sale al 45 per cento tra i 14-15enni, secondo la ricerca “Giovani Voci per Relazioni Libere”, condotta da Differenza Donna tra ragazzi e ragazze tra i 14 e i 21 anni. Il sintomo di una deriva culturale ed educativa che rende il problema tutt’altro che superato. Nel 2023, i femminicidi hanno costituito quasi il 36 per cento di tutti gli omicidi, con 17.789 casi di maltrattamenti familiari, 12.061 atti persecutori e 5.421 violenze sessuali. I dati mostrano che la violenza avviene principalmente nell’ambito familiare e della coppia, con il 41% degli omicidi compiuti dai partner attuali e il 12,8% da ex partner. Gli uomini sono responsabili del 93,3% degli omicidi, mentre le donne rappresentano solo il 6,7%. In Italia, le donne sono uccise dai partner o ex partner nel 51,5% dei casi, mentre le straniere nel 68,7%. I femminicidi costituiscono l’82% degli omicidi delle donne. Per quanto riguarda la sicurezza, le donne si sentono significativamente più insicure rispetto agli uomini, con una maggiore propensione a evitare di uscire di sera per paura. […] Il 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, non è solo una data simbolica, ma un invito a riflettere su un fenomeno che ancora oggi segna la vita di molte donne in tutto il mondo. Sono 21.842 le donne accolte dai Centri della Rete D.i.Re (Donne in rete contro la violenza) nei primi 10 mesi dell’anno. Numeri che, proiettati sui 12 mesi, arrivano a 26.210, con un incremento potenziale rispetto al 2023 di 3.125 donne. Il che significa 2.184 richieste di aiuto ogni mese, contro le 1.924 del 2023. “Anche quest’anno i numeri crescono e sempre più donne ripongono fiducia nell’esperienza e nella competenza delle nostre attiviste, rispondendo alle nostre sollecitazioni - dichiara Antonella Veltri, presidente D.i.Re -. Sono sempre di più, infatti, le donne che decidono di uscire da situazioni di maltrattamento o violenza rivolgendosi a uno dei nostri centri, dove sanno di trovare un’accoglienza non giudicante e sicura, che garantisce l’anonimato, con la gratuità dell’affiancamento nel percorso di uscita - continua Veltri -. Questo dato ci spinge a proseguire con determinazione e tenacia la nostra azione per il contrasto alla violenza maschile, cercando anche di rinforzare le attività di prevenzione che portiamo nella società tutta, dalla scuola dell’infanzia alle piccole e grandi aziende del territorio italiano”. Secondo il “Rapporto ombra” 2024, frutto del lavoro di più di trenta tra esperte di diritti delle donne, associazioni, organizzazioni sindacali e internazionali coordinate da D.i.Re, “lo Stato italiano non ha seguito un approccio sistemico e strutturale nel colmare il gender gap. Non ha implementato politiche o strategie di investimento riguardanti il caregiving, il lavoro, l’empowerment, lo status economico, la segregazione verticale e orizzontale delle donne, gli stereotipi e la violenza contro le donne”. Persiste l’inesorabile tendenza a reinterpretare e ridefinire le politiche di pari opportunità come politiche di famiglia e maternità, spiegano le esperte. Un approccio limitato che non risolverà mai il problema.

Simona Musco, Il Dubbio (25/11/2024)

Canzone del giorno: La signora del quinto piano (2015) - Carmen Consoli
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