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"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

lunedì 18 novembre 2024

Post Scriptum Film

Parthenope


REGIA: Paolo Sorrentino
INTERPRETI: Celeste DAlla Porte, Silvio Orlando, Gary Oldman, Silvia Degrandi, Isabella Ferrari, Lorenzo Gleijeses, Peppe Lanzetta, Luisa Ranieri, Stefania Sandrelli, Dario Daita.
SCENEGGIATURA: Paolo Sorrentino
FOTOGRAFIA: Daria D'Antonio
DURATA: 136'

USCITA: 24/11

Raccontare Napoli. Lo si può fare in una miriade di modi. Il mondo cinematografico, nel corso dei decenni, è stato sempre affascinato dall’energia, dalla bellezza e dalle tante contraddizioni che contraddistinguono la città partenopea. Partenope, per l’appunto. O meglio, la sirena Partenope che, non riuscendo a sedurre Ulisse, si getta in mare e le onde trasportano il suo corpo fino alle coste campane e nel posto dove verranno ritrovate le sue spoglie sorgerà la città Partenope che, in seguito, si chiamerà Napoli. Paolo Sorrentino ha deciso di narrare, alla sua maniera, l’essenza di Napoli e affida alla protagonista (intrepretata da una deliziosa Celeste Della Porta) del suo ultimo film il ruolo di donna-sirena che cerca di ammaliare chi le sta intorno ma, nello stesso tempo, subisce dolori e delusioni da una parte della comunità che incontra nel suo viaggio di formazione.
Il regista rappresenta la sua città nelle sue contrastanti pulsazioni che la caratterizzano e, naturalmente, sempre con una poetica dell’immagine e con un impianto allegorico tipico dei suoi lavori.
Parthenope è la protagonista del film ma anche l’essenza di una Napoli travolgente, vitale e dai molteplici aspetti non sempre facile da decifrare: i bassifondi, la scaramanzia, l’arte, il miracolo di San Gennaro.
L’andamento metaforico, che è palese in più parti della pellicola, se da un lato affascina dall’altro non sempre rende agevole l’attenzione. D’altronde è necessario “vedere” e non “guardare” i film di Sorrentino, come ci invita a fare lo stesso regista nella parte finale del suo racconto. Per guardare ciò che ci sta attorno bastano gli occhi mentre l’azione del “vedere” comporta uno sforzo umano, un impegno dell’intelletto. 
La protagonista Parthenope cerca una sua strada e come fare per meglio intraprenderla. Pensa di recitare e vive l’avvilimento di un’anziana artista (Isabella Ferrari) o lo scoraggiamento di una grande attrice decadente (Luisa Ranieri). Si fa trascinare tra i vicoli oscuri e percepisce lo squallore di una malavita senza dignità. Instaura, addirittura, un rapporto con un vescovo ambiguo e blasfemo (Peppe Lanzetta). Ma alla fine chi veramente riesce a darle uno scopo e indicarle una via audace è il suo professore di antropologia (“Il più grande antropologo è Billy Wilder”, dirà ad un certo punto!), interpretato con convincente veemenza da un barbuto e rude Silvio Orlando.
E' necessario "vedere" per percepire ciò che si osserva, in modo da poter meglio rielaborare e reinterpretare la realtà (e anche un po' se stessi).

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