nuovigiorni

"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

sabato 30 maggio 2020

Miscredente

Povero XI Jinping. Già lo disturbavano i 6 astenuti: “scocciatori e cacadubbi” erano Tasca e Silone per Togliatti. Ma qui c’è un compagno, uno su 2885!, che in segreto ha votato no alla legge che cancella la libertà di Hong King. Come può Xi Jinping scoprire il traditore, nemico del popolo, agente straniero? Stalin li eliminerebbe tutti con una grande purga. Chi si accorgerà che non sono più gli stessi quando voteranno 2885 sì?

Francesco Merlo, Cucù (Repubblica - 30 maggio 2020)

Canzone del giorno: The Unbeliever (1995) - Iron Maiden
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mercoledì 27 maggio 2020

Desiderare

“Io sono spaventato dalla depressione del desiderio che vedo arrivare. La ripresa la fanno le persone, non il governo. Se lo stato ti dà i soldi per comprare una bicicletta, il denaro per pagare la baby sitter, gli incentivi per andare in vacanza, se cioè si preoccupa di non farti mancare niente, uccide l’iniziativa. Castra la libido. Il desiderio nasce dall’assenza. La pioggia di bonus, invece, lo spegne. Raffredda lo slancio. Inibisce la carica erotica del Paese. Non ci credo a questa storia che i Dpcm, la decretazione d’urgenza, tutto il repertorio giuridico dell’emergenza, incideranno nei rapporti tra il parlamento e il governo, danneggiando la Costituzione. Nel caso so che potremmo contare su un certo numero di cani da guardia. Quello che mi preoccupa è la costituzione psicologica dell’Italia. Perché la società non è fatta di circolari, di ordinanze, di protocolli. È fatta di testa, mani, rabbia, fantasia, ansia, voglia. Uno Stato che non sollecita le imprese del singolo, non incita l’attività, scoraggia i progetti, produce inerzia, attesa, rassegnazione. Nessuno si è mai ripreso così”.

Non la preoccupa neanche la crisi economica?

Mi preoccupa l’idea che sarà lo Stato a tirarci fuori da questa situazione. Ho sentito più volte accostare il dopo pandemia al secondo dopoguerra. Molti dimenticano che la ricostruzione non l’ha fatta il governo. L’hanno fatta milioni di persone. Chi costruendo una casa, chi tirando su un’azienda, chi facendo una stradina per raggiungere un pezzo di terra.

Lo Stato non doveva intervenire?

Negli anni della ricostruzione, lo Stato si è mobilitato per fare ciò che i singoli non potevano fare. Infrastrutture, sistemi industriali, reti elettriche. Questo dovrebbe essere lo spazio dell’intervento statale anche oggi: fornire strumenti per stimolare l’iniziativa imprenditoriale, non distribuire sovvenzioni ad personam, soffocando la vitalità degli individui.

In realtà, c’è chi lamenta che i soldi siano stati solo promessi.

Ma, dal punto di vista della psicologia sociale, promettere equivale a erogare. L’annuncio mette in moto un’onda di soddisfazione che fa calare il desiderio, soffocando il bisogno di cui si nutre. Il capitalismo avanzato è un maestro in materia. Moltiplicando la disponibilità di beni, ne diminuisce la desiderabilità. Se posso avere tutto, non ho voglia di niente. Il fenomeno è stato studiato a lungo. Però chi ci governa oggi non sembra essersene interessato. Hanno pensato a tutto, dal monopattino agli hotel in cui andremo questa estate. Facendo immediatamente passare la voglia, sia dell’uno sia dell’altro.

da un'intervista al sociologo Giuseppe De Rita (Nicola Mirenzi, HuffPost - 17/5/2020)

Canzone del giorno: Pop Life (1985) - Prince
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lunedì 25 maggio 2020

Tutto si paga

Tutto si paga, in un modo o nell'altro.
Quello era il prezzo per vivere una vecchiaia tranquilla, come qualcuno con la coscienza a posto.

Peppino Lo Cicero (Peppe Servillo), dal film "5 è il numero perfetto" (regia di Igort)

Canzone del giorno: Quel fondo di luce buona (1990) - Paola Turci
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sabato 23 maggio 2020

Giovanni e Francesca

Gli ultimi minuti sono la sintesi della tensione e dell'intimità. Falcone sta guidando l'auto blindata (da allora verrà vietato agli scortati di poter guidare l'auto, ma all'epoca era d'uso farlo), il suo autista Giuseppe Costanza è sul sedile posteriore. Francesca Morvillo soffre il mal d'auto, così sale davanti, al posto del passeggero.
Marito e moglie sono uno accanto all'altra, come una coppia normale che sta andando a casa. L'automobile corre lungo la strada che da Punta Raisi porta a Palermo, Costanza chiede a Falcone di poter avere le chiavi di casa. È più un promemoria che una richiesta, ma Falcone, sovrappensiero, sfila le chiavi dal cruscotto per dargliele, gesto pericolosissimo perché l'auto spegnendosi frena di colpo mentre è in piena velocità, Falcone fa in tempo a scusarsi, saranno le ultime parole, Brusca vedendo l'auto rallentare di colpo sospetta che abbiano saputo qualcosa e attiva prima del previsto l'ordigno. Quel gesto fatto per distrazione, e forse perché la mente era affollata da preoccupazioni, salvò la vita a Costanza che era sul sedile posteriore perché l'auto rallentò e l'esplosione non la prese in pieno. Si schiantarono contro un muro di cemento e catrame, il tritolo aveva reso l'autostrada verticale.
"Dov'è Giovanni..." sono le ultime parole di Francesca, le raccoglierà un poliziotto durante il trasporto in ospedale. Ma le ultime parole del loro amore giunte a noi furono altre. Le ritrovò scritte su un cartoncino bianco, anni dopo, Giovanni Paparcuri, collaboratore di Falcone che sopravvisse all'attentato a Rocco Chinnici, in un libro che Francesca Morvillo aveva donato a Giovanni Falcone. Un pensiero pieno di delicata speranza che tradisce il timore che tutto possa finire in un istante, ma si affida alla certezza che da qualche parte, nella parte che pulsando dà origine a tutto, quello che hanno vissuto insieme resterà: "Giovanni, amore mio, sei la cosa più bella della mia vita. Sarai sempre dentro di me così come io spero di rimanere viva nel tuo cuore, Francesca".

Roberto Saviano, la Repubblica (23/5/2020)

Canzone del giorno: You and Me For Always (1988) - Barbra Streisand
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mercoledì 20 maggio 2020

Assembramenti

Un noto conduttore televisivo ieri sera, durante il suo Talk Show,  ha invitato il pubblico a osservare una foto scattata alla Corsarola, la via del passeggio di Bergamo Alta. L'istantanea coglie i tanti pedoni che affollano la strada invadendo il centro medievale.
La città che rappresenta il luogo con più morti da Coronavirus e che ha vissuto con strazio i mesi obbligati di lockdown (come dimenticare le colonne dei mezzi dell'esercito che portano le bare al cimitero), sembra insensibile al dramma collettivo. Il sindaco preoccupato lancia un monito ai suoi concittadini.
Leggerezza? Irresponsabilità dei fuoriusciti? Forse, ma soltanto fino a un certo punto.
Per chi è stato almeno una volta a Bergamo Alta (ma la stessa valutazione vale per Taormina, Sorrento, Bologna, Verona e le altre migliaia di meravigliosi luoghi del nostro Paese) è facile rendersi conto che, con l'avvio della Fase 2, le piccole e bellissime vie delle nostre città si sarebbero affollate. Se apri i negozi e i vari esercizi commerciali è consequenziale per molti tentare di riprendersi l'agognata "normalità " della quale tanti parlano. Per fare acquisti, per passeggiare con gli amici o per osservare le vetrine poco cambia.
Se poi si decide che basta (soltanto) un metro di distanza per ridurre le possibilità di contagio e che, all'aperto, non è realmente obbligatorio l'uso delle mascherine tutto si complica ancor di più nelle ore serali e notturne. I giovani (e anche i meno giovani) invadono bar e pub per la voglia di movida repressa durante queste settimane e ci si ritrova con immagini e video che fanno venire la pelle d'oca a virologi, governanti e cittadini responsabili.
Si sbrighino ad adottare un adeguato controllo sugli assembramenti e a "inventare" delle strategie più efficaci in tema di distanziamento sociale per evitare l'immediato insorgere di una nuova  crisi epidemiologica.

Canzone del giorno: Crashing Down (2007) - Beth Hart
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lunedì 18 maggio 2020

Nuovi territori


La vera scoperta non consiste nel trovare nuovi territori, ma nel vederli con nuovi occhi.

Marcel Proust (1871 - 1922)



Canzone del giorno: No Time No Space (1985) - Franco Battiato
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sabato 16 maggio 2020

Living in a Ghost Town

Canzone del giorno: Living in a Ghost Town (2020) - Rolling Stones
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Preachers were all preachin’

Charities beseechin’

Politicians dealin'
Thieves were happy stealin’

Widows were all weepin’

(There’s) no beds for us to sleep in

Always had the feelin’

It will all come tumblin’ down



I’m a ghost

Livin’ in a ghost town

You can look for me
But I can’t be found


Woah

We’re all livin’ in a ghost town
Oh, livin’ in a ghost town
We were so beautiful
I was your man about town

Livin’ in this ghost town
Ain't havin’ any fun
If I want a party
It’s a party of one
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I predicatori predicavano

Gli enti di beneficenza supplicavano

I politicanti facevano le loro cose

I ladri erano felici di rubare

Le vedove piangevano

(Non ci sono) letti in cui dormire

Ho sempre avuto la sensazione

Che crollerà tutto


Io sono un fantasma

Che vive in una città fantasma

Puoi cercarmi

Ma non posso essere trovato


Viviamo tutti in una città fantasma

Oh, viviamo in una città fantasma

Eravamo così belli

Ero il tuo uomo in città
Vivendo in questa città fantasma

Non ha alcun divertimento

Se voglio far festa

È una festa solitaria

Rolling Stones, Living in a Gost Town (2020)

mercoledì 13 maggio 2020

Responsabilità del debitore

Il tessuto socio-economico del nostro paese è gravemente minacciato dalle negative ripercussioni dell’emergenza da Covid 19. Le soluzioni per tentare di svincolarsi dalle drammatiche trappole disseminate dalla pandemia non sono per nulla semplici. Ma bisogna fare in fretta per evitare che la crisi sanitaria si trasformi, senza troppi indugi, in un irrimediabile catastrofe anche sotto l’aspetto economico. Il coronavirus, inoltre, ha prodotto una massiccia produzione di norme di vario contenuto. Al riguardo è interessante, soprattutto a futura memoria, ricordarsi delle considerazioni di recente evidenziate (Il Sole 24 Ore del 5 maggio) da Natalino Irti, noto e autorevole giurista, proprio alla luce delle particolari conseguenze sotto l’aspetto giuridico. Se nell'ambito del diritto pubblico le maggiori ripercussioni appaiono ben evidenti (“sospensione” - di fatto, se non di diritto - della democrazia parlamentare; uno “stato d’eccezione” che ha ristretto talune libertà moltiplicando comitati e commissari che offrono l’immagine di una poliarchia tecnocratica; un rapporto rissoso tra Stato e Regioni), è nel campo del diritto privato e, quindi fra i contratti e le obbligazioni, che la situazione si potrebbe complicare: "Il virus, raggiungendo la dimensione planetaria della pandemia, ha un carattere obiettivo e generale, che trascende il dovere di sforzo e di dirigenza esecutiva gravante sui singoli debitori. Qui vengono in rilievo i provvedimenti autoritativi, i quali hanno colpito il circuito economico produzione/scambio: divieti di circolazione di persone e cose, interruzione di trasporti pubblici e privati, recinzioni territoriali ecc. Sono tutte misure, che, oltrepassando e assorbendo la condizione individuale, determinano e costituiscono, in linea di principio, l’impossibilità della prestazione. L’art. 1218 del codice civile può trovare sicura applicazione (e già se ne fa opportuno richiamo in una norma del decreto legge dello scorso 17 marzo): dove la prestazione sia divenuta impossibile, e non sussista causa imputabile al debitore, ivi neppure sorge responsabilità. Si è sopra chiarito «in linea di principio», poiché sul creditore incombe l’onere di provare che, nonostante la eccezionale gravità della situazione complessiva, il debitore impegnando la comune dirigenza, ben avrebbe potuto eseguire la prestazione e così sottrarla al giudizio di generale impossibilità. L’impossibilità non è concetto fisico, ma giuridico, e va sempre definito e applicato nel quadro complessivo delle circostanze. Anche all’indomani dei conflitti mondiali si posero problemi identici o simili, e anche allora si discusse intorno a diritto di guerra e diritto di pace, e, di contro alla più rigida concezione della “impossibilità”, fu fatto valere l’argomento di una situazione oggettiva, trascendente l’angusta prospettiva del singolo debitore. Questi e altri rilievi suggeriscono la tesi (che vedo proposta, con altra motivazione, da giovani e valorosi colleghi, Alberto Maria Benedetti e Roberto Natoli) di un obbligo generale di rinegoziare dove sorga controversia circa la responsabilità per inadempimento o la continuità di rapporti contrattuali. Bisogna integrare o modificare il contratto mediante un altro contratto. La vecchia clausola rebus sic stantibus, maldestramente usata nella normalità dei casi, riacquista capacità di disciplina, poiché le res non stanno più come prima e dunque le parti debbono tornare a negoziare. Le controversie, che certo affioreranno intorno al contenuto “rinegoziabile”, andrebbero affidate a commissioni tecniche di arbitratori, le quali utilizzeranno parametri oggettivi di correzione per ciascun settore economico o categoria di imprese (ad esempio le “note mensili” dell’Istat). Arbitratori privati, scelti dalle parti o nominati dall’autorità giudiziaria, che perciò vedrebbe allargato il proprio compito soltanto a questo riguardo.
Il ritorno alla “normalità” suscita problemi e dubbî, che qui sono stati appena toccati".

Canzone del giorno: Not Responsible (1966) - Tom Jones
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lunedì 11 maggio 2020

Domanda

“Perché le domande veramente serie sono solo quelle che possono essere formulate da un bambino. Solo le domande più ingenue sono veramente serie. Sono le domande per cui non esiste risposta. Una domanda per la quale non esiste risposta è una barriera oltre la quale non è possibile andare. In altri termini: sono proprio le domande per le quali non esiste risposta che segnano i limiti della possibilità umane e tracciano i confini dell'esistenza umana.”

Milan Kundera, L'insostenibile leggerezza dell'essere (1985)

Canzone del giorno: Child in Time (1970) - Deep Purple
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sabato 9 maggio 2020

Scarlattina e vvormijjoni

Nove mesi a la puzza: poi in fassciola
Tra sbasciucchi, lattime e llagrimoni:
Poi p'er laccio, in ner crino, e in vesticciola,
Cor torcolo e l'imbraghe pe ccarzoni.

Poi comincia er tormento de la scola,
L'abbeccè, le frustate, li ggeloni,
La rosalìa, la cacca a la ssediola,
E un po' de scarlattina e vvormijjoni.

Poi viè ll'arte, er diggiuno, la fatica,
La piggione, le carcere, er governo,
Lo spedale, li debbiti, la fica,

Er zol d'istate, la neve d'inverno...
E pper urtimo, Iddio sce bbenedica,
Viè la morte, e ffinissce co l'inferno.

G.Gioacchino Belli (1791 - 1863) - La vita dell'Omo (18 gennaio 1833)

Canzone del giorno: La vita (2017) - Baustelle
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mercoledì 6 maggio 2020

Stress test

Sono in molti a chiedere a studiosi, esperti, addetti ai lavori come sarà il mondo post-coronavirus. La risposta più corretta è che non esistono traiettorie obbligate e risposte certe perché tutto dipenderà, come sempre, da noi. Quel “noi” nella logica dell’economia civile non vuol dire, come spesso pensiamo quasi per un riflesso condizionato, dalle scelte di un leader quanto piuttosto dall’interazione combinata di meccanismi di mercato, istituzioni sovranazionali, nazionali e locali che faranno scelte più o meno illuminate, cittadinanza attiva e responsabile e i suoi comportamenti più o meno civicamente responsabili, imprese e organizzazioni di terzo settore. Le due domande più corrette da porre è in cosa siamo già cambiati durante questa crisi e quello che dovremmo fare per trarne la migliore lezione e costruire il migliore dei futuri possibili. (...) Ogni tragedia porta con sé delle opportunità. Questo è un tempo di kairos (tempo di opportunità) e un gigantesco esercizio di ritiro di massa che per due mesi ci ha costretti a ragionare sul senso della nostra esistenza. L’uomo è un cercatore di senso, prima che un massimizzatore di utilità. Paradossalmente, con l’impossibilità di partecipare alle celebrazioni domenicali, la domanda di senso religioso è aumentata e con essa l’audience delle messe televisive. Siamo stati costretti a una forzata esercitazione di lavoro a distanza. E abbiamo scoperto che lo smart work ci può rendere molto più “ricchi di tempo” ma anche che esso rischia di amplificare i divari digitali e le diseguaglianze. Quanto lo smart work funziona dipende dalla potenza della connessione domestica, dalla qualità dei nostri cellulari e pc e ovviamente dal comfort della casa in cui viviamo e dalla possibilità di mettere in piedi contemporaneamente tante postazioni di lavoro e studio domestico quanti sono i membri giovani o adulti della famiglia. La pandemia è stata uno stress test che ha evidenziato la fragilità del nostro modello di sviluppo. L’imperativo per il futuro si riassume nel concetto di “resilienza trasformativa”. Ovvero abbiamo bisogno di riformare il nostro modello di sviluppo rendendolo meno sensibile a shock pandemici e ambientali. Per far questo dobbiamo privilegiare tutte quelle scelte che ci consentono di aumentare la nostra capacità di creare valore economico rendendola però compatibile con tutte le altre dimensioni del benessere (dignità del lavoro, salute, sostenibilità ambientale, conciliazione vita-lavoro).

Leonardo Becchetti, L’Osservatore Romano (28/4/202)

Canzone del giorno: Love Me Tomorrow (1982) - Chicago
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lunedì 4 maggio 2020

L'arca

Dio era pentito della creazione. Gli umani avevano preso la piega più sbagliata. Decise di sterminarli, loro e gli altri animali, quasi tutti. I risparmiati avrebbero avuto l’occasione per spaventarsi, vergognarsi, ricredersi e convertirsi. cambiare vita. Ebbero tempo per riflettere, prima di tornare fuori dall’arca, Noè, moglie, figli nuore e copie di tutti gli altri animali: i sopravvissuti. Avevano dovuto passare quaranta giorni e quaranta notti chiusi dentro mentre infuriava l’alluvione. Poi che le acque si ritirassero. Quando la colomba, la terza volta, non rientró, uscirono incontro all’arcobaleno. 
Non passo tanto tempo che tutto ricominció esattamente come prima.

Adriano Sofri, Il Foglio (21/3/2020)

Canzone del giorno: Brokenpromiseland (2009) - Bon Jovi
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sabato 2 maggio 2020

Stato epidemico

Emilio Giannelli, da google.it
















Canzone del giorno: Cleaning Windows  (1982) - Van Morrison
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venerdì 1 maggio 2020

Playlist Aprile 2020


1.      Arcade Fire, Good God Damn  (Everithing Now – 2017) – Come stai?
2.      Foo Fighters, Run  (Concrete and Gold – 2017) – Tempestività
3.      Casey Donahew Band, Lost Days – (Lost Days – 2006) – I Giorni perduti
4.      Marco Mengoni, I giorni di domani  (Atlantico – 2018) – Ordine
5.      Joe Cocker, Where I A Now  (Jamaica Say You Will – 1975) – Telelavoro
6.      Tony Bennett, Taking A Change On Love(I Left My Heart In San Francisco1962) – Coccole
7.      Leonard Cohen, You Got Me Singing – (Popular Problems – 2014) –You Got Me Singing
8.      Maroon 5, Memories – (2019) – La direzione dei ricordi
9.      Ben Howard, What the Moon Does – (Noonday Dream – 2018) – Limiti
10.  Luca Carboni, La mia città – (Carboni – 1992) – Vita cittadina
11.  Ray Charles, I Believe to My Soul – (The Genius Sings the Blues – 1961) – Interno
12.  Francesco De Gregori, Viva l’Italia – (Viva l’Italia – 1979) – Liberi e solidali
13.  OneRepublic, Preacher – (Native – 2013) – Mastervirus