Gli ultimi minuti sono la sintesi della tensione e dell'intimità. Falcone sta guidando l'auto blindata (da allora verrà vietato agli scortati di poter guidare l'auto, ma all'epoca era d'uso farlo), il suo autista Giuseppe Costanza è sul sedile posteriore. Francesca Morvillo soffre il mal d'auto, così sale davanti, al posto del passeggero.
Marito e moglie sono uno accanto all'altra, come una coppia normale che sta andando a casa. L'automobile corre lungo la strada che da Punta Raisi porta a Palermo, Costanza chiede a Falcone di poter avere le chiavi di casa. È più un promemoria che una richiesta, ma Falcone, sovrappensiero, sfila le chiavi dal cruscotto per dargliele, gesto pericolosissimo perché l'auto spegnendosi frena di colpo mentre è in piena velocità, Falcone fa in tempo a scusarsi, saranno le ultime parole, Brusca vedendo l'auto rallentare di colpo sospetta che abbiano saputo qualcosa e attiva prima del previsto l'ordigno. Quel gesto fatto per distrazione, e forse perché la mente era affollata da preoccupazioni, salvò la vita a Costanza che era sul sedile posteriore perché l'auto rallentò e l'esplosione non la prese in pieno. Si schiantarono contro un muro di cemento e catrame, il tritolo aveva reso l'autostrada verticale.
"Dov'è Giovanni..." sono le ultime parole di Francesca, le raccoglierà un poliziotto durante il trasporto in ospedale. Ma le ultime parole del loro amore giunte a noi furono altre. Le ritrovò scritte su un cartoncino bianco, anni dopo, Giovanni Paparcuri, collaboratore di Falcone che sopravvisse all'attentato a Rocco Chinnici, in un libro che Francesca Morvillo aveva donato a Giovanni Falcone. Un pensiero pieno di delicata speranza che tradisce il timore che tutto possa finire in un istante, ma si affida alla certezza che da qualche parte, nella parte che pulsando dà origine a tutto, quello che hanno vissuto insieme resterà: "Giovanni, amore mio, sei la cosa più bella della mia vita. Sarai sempre dentro di me così come io spero di rimanere viva nel tuo cuore, Francesca".
Roberto Saviano, la Repubblica (23/5/2020)
Marito e moglie sono uno accanto all'altra, come una coppia normale che sta andando a casa. L'automobile corre lungo la strada che da Punta Raisi porta a Palermo, Costanza chiede a Falcone di poter avere le chiavi di casa. È più un promemoria che una richiesta, ma Falcone, sovrappensiero, sfila le chiavi dal cruscotto per dargliele, gesto pericolosissimo perché l'auto spegnendosi frena di colpo mentre è in piena velocità, Falcone fa in tempo a scusarsi, saranno le ultime parole, Brusca vedendo l'auto rallentare di colpo sospetta che abbiano saputo qualcosa e attiva prima del previsto l'ordigno. Quel gesto fatto per distrazione, e forse perché la mente era affollata da preoccupazioni, salvò la vita a Costanza che era sul sedile posteriore perché l'auto rallentò e l'esplosione non la prese in pieno. Si schiantarono contro un muro di cemento e catrame, il tritolo aveva reso l'autostrada verticale.
"Dov'è Giovanni..." sono le ultime parole di Francesca, le raccoglierà un poliziotto durante il trasporto in ospedale. Ma le ultime parole del loro amore giunte a noi furono altre. Le ritrovò scritte su un cartoncino bianco, anni dopo, Giovanni Paparcuri, collaboratore di Falcone che sopravvisse all'attentato a Rocco Chinnici, in un libro che Francesca Morvillo aveva donato a Giovanni Falcone. Un pensiero pieno di delicata speranza che tradisce il timore che tutto possa finire in un istante, ma si affida alla certezza che da qualche parte, nella parte che pulsando dà origine a tutto, quello che hanno vissuto insieme resterà: "Giovanni, amore mio, sei la cosa più bella della mia vita. Sarai sempre dentro di me così come io spero di rimanere viva nel tuo cuore, Francesca".
Roberto Saviano, la Repubblica (23/5/2020)
Canzone del giorno: You and Me For Always (1988) - Barbra Streisand
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