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"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

sabato 13 febbraio 2016

Erdogan

Come riciclare Erdogan? Per condurre questa operazione Obama ha scelto il suo vice Biden che un anno fa aveva accusato il presidente turco di essere connivente con l’Isis, per poi scusarsi sia pure con qualche incertezza. C’è da chiedersi se gli Stati Uniti, l’Europa, il cosiddetto Occidente, esistano ancora come nozione politica, morale o anche soltanto geografica. Più di un dubbio viene spontaneo dopo la visita del vicepresidente americano Joe Biden in Turchia. Biden sostiene che gli Stati Uniti sono pronti a fare la guerra con la Turchia contro il Califfato. Anche i sassi della provincia di Antiochia sanno che Erodgan ha fatto passare migliaia di terroristi sull’”autostrada della Jihad” per abbattere Assad. E tutti abbiamo visto che gli Stati Uniti ben poco hanno fatto per combattere l’Isis negli ultimi due anni, al punto che non avevano neppure opposto un’obiezione quando il Califfato aveva conquistato Mosul nel giugno 2014. Se non avessero tagliato la testa a un cittadino americano, sollevando l’ira dell’opinione pubblica, Washington avrebbe lasciato fare. È comprensibile che gli americani cerchino adesso di recuperare un alleato della Nato, lo stesso che peraltro ha esitato mesi prima di concedere la base aerea di Incirlik per i raid contro lo Stato Islamico e quando lo ha fatto ha preferito bombardare i curdi del Pkk e anche quelli siriani piuttosto dei jihadisti. Biden ha fatto una distinzione tra il Pkk e Pyd, le forze curde siriane anti-Isis, gli eroi di Kobane per intenderci, ma questo non basta. Come non è sufficiente aver detto che la Turchia non rispetta gli standard democratici mettendo in carcere giornalisti e intellettuali. Il vicepresidente americano sta cercando di sommare le pere con le mele, come si diceva alle scuole elementari. Cioè tenta di salvare la capra, ovvero il ruolo di Erdogan nella Nato, e i cavoli americani, la palese contraddizione di avere condotto una finta guerra al Califfato che ha aperto le porte all’intervento della Russia a fianco del regime di Damasco. Agli Stati Uniti adesso serve un autocrate come Erdogan, complice dei jihadisti, non per fare la guerra all’Isis ma per contrastare Putin in Siria. La realtà è che la Turchia ricatta gli Usa con la minaccia russa per ottenere un pezzo di territorio siriano che finora non è riuscita a conquistare servendosi del Califfato.
È con questa bella compagnia, con queste idee brillanti, che facciamo la lotta all’Isis e ci prepariamo ai negoziati di pace sulla Siria dove dobbiamo fare accomodare i rappresentanti del terrorismo che piacciono ad Ankara e Riad. Siamo amici e alleati di coloro che ci mettono le bombe in casa, che hanno distrutto interi Paesi, provocato milioni di profughi e che alimentano la propaganda islamista radicale: ecco siamo noi i “nuovi” occidentali".

Alberto Negri, Ma l'Occidente ha capito chi è davvero Erdogan (Il Sole 24 Ore - 23/1/2016)

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