Come riciclare Erdogan? Per condurre questa
operazione Obama ha scelto il suo vice Biden che un anno fa aveva accusato il presidente
turco di essere connivente con l’Isis, per poi scusarsi sia pure con qualche
incertezza. C’è da chiedersi se gli Stati Uniti, l’Europa, il cosiddetto
Occidente, esistano ancora come nozione politica, morale o anche soltanto
geografica. Più di un dubbio viene spontaneo dopo la visita del vicepresidente
americano Joe Biden in Turchia. Biden sostiene che gli Stati Uniti sono
pronti a fare la guerra con la Turchia contro il Califfato. Anche i sassi della
provincia di Antiochia sanno che Erodgan ha fatto passare migliaia di
terroristi sull’”autostrada della Jihad” per abbattere Assad. E tutti abbiamo
visto che gli Stati Uniti ben poco hanno fatto per combattere l’Isis negli
ultimi due anni, al punto che non avevano neppure opposto un’obiezione quando il
Califfato aveva conquistato Mosul nel giugno 2014. Se non avessero tagliato la
testa a un cittadino americano, sollevando l’ira dell’opinione pubblica,
Washington avrebbe lasciato fare. È comprensibile che gli americani
cerchino adesso di recuperare un alleato della Nato, lo stesso che peraltro ha
esitato mesi prima di concedere la base aerea di Incirlik per i raid contro lo
Stato Islamico e quando lo ha fatto ha preferito bombardare i curdi del Pkk e
anche quelli siriani piuttosto dei jihadisti. Biden ha fatto una
distinzione tra il Pkk e Pyd, le forze curde siriane anti-Isis, gli eroi di
Kobane per intenderci, ma questo non basta. Come non è sufficiente aver detto
che la Turchia non rispetta gli standard democratici mettendo in carcere
giornalisti e intellettuali. Il vicepresidente americano sta cercando di
sommare le pere con le mele, come si diceva alle scuole elementari. Cioè tenta
di salvare la capra, ovvero il ruolo di Erdogan nella Nato, e i cavoli
americani, la palese contraddizione di avere condotto una finta guerra al
Califfato che ha aperto le porte all’intervento della Russia a fianco del
regime di Damasco. Agli Stati Uniti adesso serve un autocrate come
Erdogan, complice dei jihadisti, non per fare la guerra all’Isis ma per
contrastare Putin in Siria. La realtà è che la Turchia ricatta gli Usa con la
minaccia russa per ottenere un pezzo di territorio siriano che finora non è
riuscita a conquistare servendosi del Califfato.
È con questa bella compagnia, con queste idee
brillanti, che facciamo la lotta all’Isis e ci prepariamo ai negoziati di pace
sulla Siria dove dobbiamo fare accomodare i rappresentanti del terrorismo che
piacciono ad Ankara e Riad. Siamo amici e alleati di coloro che ci mettono le
bombe in casa, che hanno distrutto interi Paesi, provocato milioni di profughi
e che alimentano la propaganda islamista radicale: ecco siamo noi i “nuovi”
occidentali".
Alberto Negri, Ma l'Occidente ha capito chi è davvero Erdogan (Il Sole 24 Ore - 23/1/2016)