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"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

venerdì 19 dicembre 2014

I ragazzi di Peshawar

Strage degli innocenti. Gli atti di terrorismo non fanno differenziazioni. Martedì scorso sette uomini entrano in una scuola di Peshawar, una delle città più grandi del Pakistan, e con le loro armi sparano all’impazzata contro gli studenti.
L’obiettivo dei talebani era quello di uccidere il più alto numero di giovani. Il bilancio è di 141 vittime, di cui più di 130 studenti fra i 6 e i 16 anni, figli di membri dell’esercito pakistano.
Vendicare il dolore con il dolore. Crudeltà disumana che non si ferma neppure davanti ai bambini.
Come scrive su Il Foglio Paola Peduzzi: Non c’è orrore più grande della carneficina di bambini. Li avevamo visti, atterriti, i bambini in fuga, i bambini uccisi, i bambini insanguinati della scuola di Beslan, nel 2004 nell’Ossezia del nord, tre giorni di assedio dei terroristi, già parecchi morti da contare, tre giorni di minacce, di negoziati feroci, ve li uccidiamo tutti, poi il blitz delle forze russe: 186 bambini morti. Perché proprio loro, perché proprio mentre sono a scuola, mentre stanno provando a darsi un’alternativa per il futuro, studiando, facendo l’esame, e non c’è nemmeno la gamba di una mamma da abbracciare, per proteggersi, per nascondersi?”.
La risposta non può che essere brutalmente feroce:  Voi ci colpite, noi vi colpiamo, classe per classe, come è avvenuto ieri, sparando a quelli più alti, perché hanno responsabilità maggiori, perché condividono le vostre azioni, anche se sono ragazzini e hanno il diritto di non avere ancora un’idea, la presunzione d’innocenza, in questo caso, è presunzione di purezza, sta scritta sulla carta d’identità.
I vostri bambini, i nostri bambini. La propaganda jihadista si nutre di questa retorica, a ogni figlio mio ucciso ne uccido uno dei tuoi, così i ragazzini diventano sacrificabili, martiri inconsapevoli che nella mente dei loro carnefici, invece, desiderano la morte.
Nella crisi siriana, madre di tutte le tragedie moderne, abbiamo visto bambini salivare veleno dalla bocca, colpiti dalle armi chimiche del regime di Assad, simbolo potente di una guerra che è andata oltre i confini delle armi convenzionali. Quei piccoli volti contorti dal sarin inalato, quando tutt’attorno sembrava ci fosse un effetto speciale, una nuvola blu, che uccide, ma i bambini non lo sanno – quei piccoli volti sono entrati nei video dello Stato islamico e dei gruppi islamisti, assieme a decapitazioni di massa di adulti, giustificazione massima di ogni azione: avete ucciso i nostri figli, noi uccidiamo i vostri. Ma anche il termine “giustificazione” è carico di orrore: non c’è alcuna giustificazione a una strage in una scuola. I bambini non si ribellano, i bambini non si difendono, i bambini non sanno nemmeno perché stai entrando sparando e dai fuoco alla maestra, i bambini lì possono soltanto morire".

Canzone del giorno:  Everybody Hurts (1992) - R.E.M.
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