Su L'Avvenire, Giacomo
Samek Lodovici commenta i dati di un'indagine pubblicata il mese scorso dalla
Demos (www.demos.it).
Nel nostro paese la "fiducia" è divenuta un bene scarso.
L'Istituto di ricerca socio-politica fondato da Ilvo Diamanti rileva che "la sfiducia nei politici, nelle istituzioni pubbliche, negli stranieri, negli immigrati è ben impiantata nella nostra vita quotidiana, nelle nostre azioni e relazioni di ogni giorno. Oltre 6 persone su 10 ritengono, infatti, che «gli altri, se si presentasse l'occasione, approfitterebbero della mia buona fede». Dunque, meglio diffidare. Per cautela. Per autodifesa. La sfiducia verso gli altri alimenta l'incertezza nel futuro e le paure".
Un ritratto sociale stracolmo di ombre.
Sulla base di tali dati, Lodovici pone l'accento sulla gravità della situazione: "perché la fiducia negli altri è assolutamente cruciale e necessaria. Infatti, noi facciamo atti di fede-fiducia ogni volta che riteniamo vera una cosa, un’affermazione, un evento, ecc. che non abbiamo sperimentato direttamente e che apprendiamo da giornali, radio, televisione, libri, Internet, parlando con familiari, amici, colleghi, clienti, fornitori...
Ora, già Confucio insegnava che i Capi di Stato hanno bisogno di fiducia, senza la quale non si resiste. Le armi da sole non impediscono la sconfitta se i soldati perdono la fiducia nell’esito della battaglia, né la fame (purché non sia estrema) fa crollare da sola una nazione se quest’ultima ha fiducia nel governo che la presiede e in chi la difende. Ma della fiducia hanno bisogno non solo i capi di uno Stato già costituito: essa è necessaria per la stessa formazione iniziale della vita sociale, perché dobbiamo aver almeno fiducia nel fatto che gli altri non ci stiano ingannando mentre stipuliamo le regole di base e diamo vita a una Costituzione".
Senza fiducia una comunità, un'organizzazione, un paese non è in grado di fare progetti. La sfiducia fa aumentare paura e apatia.
"Senza fiducia, tutte le relazioni sociali (dirette o indirette, personali o anonime, ecc.) diventano invivibili, in quanto gran parte della nostra vita dipende dall’agire altrui, su cui abbiamo bisogno di fare affidamento: mangio una pietanza perché mi fido che non sia avvelenata, bevo una bevanda perché mi fido che non sia tossica, guido un’automobile senza paura che si incendi perché ho fiducia nei costruttori, eccetera. Gli esempi si potrebbero moltiplicare all’infinito. Senza fiducia la cooperazione scompare quasi del tutto e non potremmo quasi alzarci dal letto la mattina".
Nel nostro paese la "fiducia" è divenuta un bene scarso.
L'Istituto di ricerca socio-politica fondato da Ilvo Diamanti rileva che "la sfiducia nei politici, nelle istituzioni pubbliche, negli stranieri, negli immigrati è ben impiantata nella nostra vita quotidiana, nelle nostre azioni e relazioni di ogni giorno. Oltre 6 persone su 10 ritengono, infatti, che «gli altri, se si presentasse l'occasione, approfitterebbero della mia buona fede». Dunque, meglio diffidare. Per cautela. Per autodifesa. La sfiducia verso gli altri alimenta l'incertezza nel futuro e le paure".
Un ritratto sociale stracolmo di ombre.
Sulla base di tali dati, Lodovici pone l'accento sulla gravità della situazione: "perché la fiducia negli altri è assolutamente cruciale e necessaria. Infatti, noi facciamo atti di fede-fiducia ogni volta che riteniamo vera una cosa, un’affermazione, un evento, ecc. che non abbiamo sperimentato direttamente e che apprendiamo da giornali, radio, televisione, libri, Internet, parlando con familiari, amici, colleghi, clienti, fornitori...
Ora, già Confucio insegnava che i Capi di Stato hanno bisogno di fiducia, senza la quale non si resiste. Le armi da sole non impediscono la sconfitta se i soldati perdono la fiducia nell’esito della battaglia, né la fame (purché non sia estrema) fa crollare da sola una nazione se quest’ultima ha fiducia nel governo che la presiede e in chi la difende. Ma della fiducia hanno bisogno non solo i capi di uno Stato già costituito: essa è necessaria per la stessa formazione iniziale della vita sociale, perché dobbiamo aver almeno fiducia nel fatto che gli altri non ci stiano ingannando mentre stipuliamo le regole di base e diamo vita a una Costituzione".
Senza fiducia una comunità, un'organizzazione, un paese non è in grado di fare progetti. La sfiducia fa aumentare paura e apatia.
"Senza fiducia, tutte le relazioni sociali (dirette o indirette, personali o anonime, ecc.) diventano invivibili, in quanto gran parte della nostra vita dipende dall’agire altrui, su cui abbiamo bisogno di fare affidamento: mangio una pietanza perché mi fido che non sia avvelenata, bevo una bevanda perché mi fido che non sia tossica, guido un’automobile senza paura che si incendi perché ho fiducia nei costruttori, eccetera. Gli esempi si potrebbero moltiplicare all’infinito. Senza fiducia la cooperazione scompare quasi del tutto e non potremmo quasi alzarci dal letto la mattina".
Canzone del giorno: Trust Me (1971) - Janis Joplin
Clicca e ascolta: Trust....