frase di Giovanni Trapattoni. E tutti a pensare: nel contesto, suona un po’ come «non vendere la pelle dell’orso prima d’averlo ucciso». Ma perché gatto, perché sacco? Forse ho trovato la risposta in un libro di Tebaldo Lorini: Ricette proibite (ed. Sarnus). Sono ricette dei tempi di guerra e di fame, esempio un impensabile ragù di gazze, ghiandaie, cornacchie e corvi. Anni fa, a Scano Boa, un vecchio pescatore mi spiegò come cucinava i gabbiani.
I ristoranti “in” di Londra oggi propongono formiche e cavallette. Da noi è arrivata la carne di struzzo e di bisonte.
Si può provare o rifiutare, ma in tempi durissimi c’erano meno dubbi. E quindi, poiché il gatto in pericolo morde e graffia (giustamente), non è come ammazzare un coniglio o un pollo. Conviene, o meglio conveniva, metterlo nel sacco e poi sbatterlo come si fa coi polpi. È sgradevole, lo so, ma uno dei misteri del Trap è forse chiarito".
Gianni Mura, (Repubblica, 3/11/2013)
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