"I libri dei sociologi, dei moralisti, dei critici della civiltà contemporanea occupano da alcuni anni a questa parte un posto di rilievo nelle letture di noi tutti, e il vocabolario con cui interpretiamo la nostra vita quotidiana si è arricchito di espressioni divenute presto familiari come alienazione, industria culturale, persuasori occulti, uomini dell'organizzazione, folla solitaria e così via. Il quadro che ne salta fuori non è roseo. Io che sono ostinatamente ottimista, penso che la civiltà umana ne ha passate di peggio, e per rassicurarmi cerco dei paralleli storici che facciano al nostro caso. Di veramente calzante, ho trovato solo questo, e non so se varrà a consolarvi: stiamo vivendo al tempo delle invasioni barbariche. E' inutile che vi guardiate intorno cercando di identificare i barbari in qualche categoria di persone. I barbari questa volta non sono persone, sono cose. Sono gli oggetti che abbiamo creduto di possedere e che ci possiedono; sono lo sviluppo produttivo che doveva essere al nostro servizio e di cui stiamo diventando schiavi; sono i mezzi di diffusione del nostro pensiero che cercano di impedirci di continuare a pensare; sono l'abbondanza dei beni che non ci dà l'agio del benessere ma l'ansia del consumo forzato; sono la febbre dell'edilizia che sta imponendo un volto mostruoso a tutti i luoghi che ci erano cari; sono la finta pienezza delle nostre giornate in cui amicizie affetti amori appassiscono come piante senz'aria e in cui si spegne sul nascere ogni colloquio, con gli altri e con noi stessi. Ed è chiaro che l'elenco delle cose barbare e assoggettatrici non può culminare che con l'evocazione di quella che tutte le comprende, le simboleggia e le vanifica, la cosa barbara e assoggettatrice per eccellenza, la bomba che può porre fine alla storia umana".
Italo Calvino, da una conferenza del 1962 riportata con il titolo I beatniks e il "sistema" in Una pietra sopra (2003 - Ed.Mondadori)
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