nuovigiorni

"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

sabato 8 luglio 2023

Tanta roba

Silvio Berlusconi lascia tanta roba, ma tanta sul serio. Una vertigine, uno sterminio, una tale infinità di soldi, aziende, ville, palazzi e ammennicoli che nell’immaginario italiano, ormai da più di trent’anni, supera la semplice dimensione contabile per entrare in quella incandescente e contagiosa del Mito. Dalla Bibbia, per intendersi, a Paperon de Paperoni che si tuffa e fa il bagno nelle monete. E questo anche perché ai veri miliardari “la ricchezza non basta — ha scritto sull’Avvenire Luigino Bruni, economista e grande esegeta delle Scritture: — i veri potenti hanno bisogno che la loro ricchezza sia vista, lodata, invidiata, e quindi deve essere eccessiva, dissipata, sprecata in cose inutili. Perché in realtà, per loro, essere ricchi e potenti è troppo poco: vogliono essere Dio, esseri divini e come tali adorati e venerati dai sudditi. Il vitello d’oro dell’Antico Testamento — continua Bruni — non è solo l’icona dell’oggetto, ma anche l’immagine del soggetto idolatrico, di chi, una volta conquistati tutti i beni, avverte invincibile il desiderio del bene finale, escluso ai mortali in quanto prerogativa degli dei. E così tenta quest’ultimo folle volo…”. Ma zàc, e addio Cavaliere! Posto che Berlusconi è stato troppe cose per essere ridotto alla sola ricchezza, occorre riconoscere che la sua non è mai apparsa avara e anzi, come ammesso di recente da Pierluigi Bersani (gemello astrologico di Silvio), è stato capace “di trasmettere una certa generosità”. D’altra parte è pur vero che il Cavaliere era consapevole che la sua conclamata munificenza lo rendeva diverso da chiunque altro rientrando a pieno titolo nella sua concezione di sovrano. Per cui da sempre ha operato in pubblico come un assiduo e magnifico donatore. Natali, capodanni, compleanni, cerimonie di fine legislatura, premi per i collaboratori (con Dell’Utri non si pensi mica che è la prima volta), ricompense per le amichette (ciò che gli ha creato un sacco di guai); ogni occasione era buona e Berlusconi regalava automobili, appartamenti da Milano a Palermo, gioielli, costosi bracciali, un tempo palmari e poi telefonini per i suoi parlamentari, una volta anche un tapis-roulant a ciascuno. […] Molti ne hanno certamente approfittato; ma il Cavaliere ha sempre ignorato tanto i numerosi vampiri quanto i furboni. Altre contingenze minacciavano il suo patrimonio. Perciò continuava a far scorte di regali prevedendo occasioni e opportunità. Ha raccontato l’avvocato Ghedini dopo l’impiccio di Noemi, quando il gioielliere Damiani venne convocato ad Arcore e il Cavaliere “si mise lì, paziente, a ordinare: 30 collanine, 20 ciondoli, 40 bracciali. Berlusconi — insisteva — è fatto così, gli piace sorprendere e gratificare”. Forse c’entra poco, o forse è una pretesa eccessiva cercare di capire oggi se nell’ultimo regalo della sua vita è riuscito a sorprendere e gratificare tutti e cinque i figli intorno ai quali, a partire dalla prima lettera di Veronica (gennaio 2007) s’era venuto a creare, nei criteri di ripartizione tra primo e secondo letto, un discreto, ma stringente groviglio ereditario. Nel frattempo l’eccezionale e debordante ricchezza di Berlusconi ha cessato di essere di un solo uomo. Finisce il Mito, inizia lo spezzatino del vitello d’oro.

Filippo Ceccarelli, la Repubblica (7/7/2023) 

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