I migliori giorni
È risaputo: le ricorrenze festive mettono a dura prova la salute mentale anche degli individui più audaci. Massimiliano Bruno e Edoardo Leo hanno unito le rispettive forze e con “I migliori giorni” raccontano uno spezzone dell’Italia odierna attraverso storie e situazioni che prendono le mosse durante le principali festività. I due registi, ispirandosi in maniera esplicita alla classica commedia all’italiana, si affidano a un nutrito cast di attori affermati per confezionare un film che, attraverso un cinismo irriverente e un palese gusto dissacratorio, cattura il pubblico in maniera non banale.
Per
meglio focalizzare l’attenzione su più temi della nostra società attuale si è
preferito ricorrere allo stile del racconto ad episodi, più volte utilizzato
con successo (soprattutto negli anni sessanta e settanta) nella cinematografia
italiana. Rispettare le regole narrative di questo tipo di filone, non sempre è
una manovra che facilita la struttura narrativa di un film e “I migliori giorni”
se, in alcune parti, può apparire un po’ discontinuo ha, però, il merito di non
essere mai superficiale.
In
ognuno dei quattro episodi del film, fra dibattiti subdolamente ideologici, parvenu
senza scrupoli o discrepanze di coppia, trova spazio quel momento di
riflessione che sicuramente non guasta.
Certo una più oculata dose di dissacrante cattiveria avrebbe dato una maggiore incisività e vivacità al campionario di personaggi che si muovono e agitano all’interno delle storie proposte. Il film, però, riesce nell’intento di smascherare, con un gradevole piglio ironico, l’ipocrisia delle feste comandate e, già questo, è di per se un buon risultato.