Tutti citano l’intelligenza artificiale, ma viene un sospetto: parlarne è un artificio (intelligente?) per esorcizzare una presenza che ci spaventa. […] Dove stiamo andando? Risposta: nessuno lo sa, qualcuno prova a immaginarlo, molti rinunciano a capire: troppo faticoso. Non sanno neppure che la I.A. è già ampiamente utilizzata, quotidianamente. […]Lunedì, gli scienziati della University of Texas, ad Austin, hanno pubblicato uno studio sulla rivista Nature Neuroscience dal titolo «Ricostruzione semantica di linguaggio continuo da registrazioni cerebrali non invasive». In sintesi, i ricercatori hanno dimostrato che la I.A. riesce a tradurre i pensieri privati degli esseri umani analizzando risonanze magnetiche funzionali (fMRI), che misurano l’afflusso di sangue in differenti regioni del cervello. Flusso sanguigno cerebrale e attivazione neuronale, infatti, sono accoppiati. In altre parole: l’intelligenza artificiale è vicina a leggere il pensiero. Anzi, già lo fa, in maniera un po’ rozza. Per ora. […] Notizie così, riportate con evidenza dal New York Times, riusciranno a convincerci che la nostra vita è cambiata? Oppure neanche questo sarà sufficiente? La comprensione collettiva delle rivoluzioni tecnologiche e delle grandi invenzioni non è mai stata immediata. La storia è piena di esempi. Quanti maniscalchi hanno capito di dover cambiare mestiere, quando hanno sentito per la prima volta il rumore del trattore? Per tutto il XIX secolo, il commercio del ghiaccio, raccolto nei grandi laghi del Nord, ha rappresentato una voce importante dell’economia degli Stati Uniti. Le esportazioni andavano dai Caraibi fino all’India. Quando, all’inizio del Novecento, è arrivata la produzione industriale del ghiaccio, i raccoglitori (ice cutters) non hanno capito e non si sono arresi: hanno cercato lame migliori, imballaggi più efficaci, consegne più veloci. Niente da fare, ovviamente: l’industria ha stravinto. Illusione breve: presto è arrivato il frigorifero domestico.
Trasformazioni simili hanno colpito la fotografia
digitale, la riproduzione video e musicale, la trasmissione di documenti, la
telefonia: pellicole, Vhs, Dvd, fax e segreterie telefoniche fanno
parte del nostro passato. Ma non tutti hanno capito subito, in
tanti si sono illusi (passioni, abitudini e interessi tolgono lucidità). Anche
quando internet è diventato un vocabolo di uso comune, a metà degli anni
Novanta, pochi hanno capito l’impatto che avrebbe avuto. Molti hanno scambiato una rivoluzione per una moda, a
proprio rischio e pericolo.
Sta accadendo di nuovo con l’intelligenza artificiale?
L’impressione è questa. E poiché si tratta di un fenomeno ancora più pervasivo,
non capire per tempo è rischioso. Davvero, come i maniscalchi e i tagliatori di
ghiaccio, mentre cambia tutto, vogliamo pensare che nulla cambierà?
Beppe Severgnini, Corriere della Sera (3/5/2023)