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"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

martedì 4 ottobre 2022

Asimmetria

Un’altra astensione da record e un altro ribaltamento dei consensi. Il divorzio tra l’italiano e la politica si è ormai consumato?​
La lettera della Cei e i messaggi del Papa– ci risponde Nando Pagnoncelli, ricercatore sociale e presidente di Ipsos – hanno inquadrato perfettamente il problema: il rapporto con la politica è figlio dello scisma tra "io" e "noi", della crescente asimmetria, largamente diffusa, tra diritti e doveri. Non crediamo più in qualcosa né in qualcuno che trascenda l’immediato bisogno personale e alla politica chiediamo di rispondere a quel bisogno. Fatalmente, la politica non ce la fa e di volta in volta genera ondate di scontenti che travolgono la maggioranza in carica.

Il bene comune non interessa più?
Quest’atteggiamento, che non riguarda solo i cittadini ma anche le realtà associative, come i corpi intermedi che spesso hanno ormai un rapporto strumentale con la politica, dipende da una asimmetria tra la dimensione individuale e quella collettiva che falsa la valutazione della politica: se ci interessasse il bene comune, i nostri parametri valutativi non sarebbero curvati sul bilancio tra ciò che mi aspettavo dalla politica e quello che è migliorato nella mia vita.

Il tramonto del bene comune non implica necessariamente questa volatilità del consenso.
Invece sì, perché la politica non riesce a soddisfare tutti i bisogni personali e rifugiandoci nella dimensione individuale ci ritroviamo perennemente insoddisfatti e ci sentiamo sempre in credito verso la politica e verso gli altri, il che ci impedisce di riconoscerci in un bene comune. […]

Perché quegli stessi italiani che applaudivano Draghi hanno votato chi lo ha mandato a casa?
Questo voto è contraddistinto da molte contraddizioni. Draghi, dalle dimissioni in poi, ha aumentato il proprio gradimento di otto punti e al contempo ha vinto il partito che era all’opposizione e i cinque stelle, responsabili (insieme ad altri) della fine del governo Draghi, hanno avuto un ottimo risultato. Pensi che tra gli elettori FdI l’indice di gradimento del premier è molto alto...

Come spiega queste contraddizioni?
Siamo un Paese – ce lo dicono le serie storiche dei risultati elettorali di trent’anni – che attraversa fasi di innamoramento e disaffezione. Siamo l’unico Paese occidentale in cui le maggioranze escono sempre sconfitte dalle elezioni successive. Le pare normale che una forza politica come il M5s stravinca nel 2018 con il 32,7% e quindici mesi dopo perda 6,5 milioni di elettori scendendo al 17,1%, e la Lega, raddoppiando il consenso avuto alle politiche, trionfi alle Europee con il 34% e ieri sia crollato sotto il 9%? Difficile spiegarlo. 

Nando Pagnoncelli, Presidente di Ipsos - Intervista di Paolo Viana - Avvenire (27/9/2022)

Canzone del giorno: Infidelity (1996) - Skunk Anansie
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