Un’altra astensione da record e un altro ribaltamento dei consensi. Il divorzio tra l’italiano e la politica si è ormai consumato?
La lettera della Cei e i messaggi del Papa– ci risponde Nando Pagnoncelli, ricercatore sociale e presidente di Ipsos – hanno inquadrato perfettamente il problema: il rapporto con la politica è figlio dello scisma tra "io" e "noi", della crescente asimmetria, largamente diffusa, tra diritti e doveri. Non crediamo più in qualcosa né in qualcuno che trascenda l’immediato bisogno personale e alla politica chiediamo di rispondere a quel bisogno. Fatalmente, la politica non ce la fa e di volta in volta genera ondate di scontenti che travolgono la maggioranza in carica.
Il bene comune non interessa più?
Quest’atteggiamento, che non riguarda solo i cittadini ma anche le realtà
associative, come i corpi intermedi che spesso hanno ormai un rapporto
strumentale con la politica, dipende da una asimmetria tra la dimensione individuale
e quella collettiva che falsa la valutazione della politica: se ci interessasse
il bene comune, i nostri parametri valutativi non sarebbero curvati sul
bilancio tra ciò che mi aspettavo dalla politica e quello che è migliorato
nella mia vita.
Il tramonto del bene comune non implica
necessariamente questa volatilità del consenso.
Invece sì, perché la politica non riesce a soddisfare tutti i bisogni personali
e rifugiandoci nella dimensione individuale ci ritroviamo perennemente
insoddisfatti e ci sentiamo sempre in credito verso la politica e verso gli
altri, il che ci impedisce di riconoscerci in un bene comune. […]
Perché quegli stessi italiani che applaudivano
Draghi hanno votato chi lo ha mandato a casa?
Questo voto è contraddistinto da molte contraddizioni. Draghi, dalle dimissioni
in poi, ha aumentato il proprio gradimento di otto punti e al contempo ha vinto
il partito che era all’opposizione e i cinque stelle, responsabili (insieme ad
altri) della fine del governo Draghi, hanno avuto un ottimo risultato. Pensi
che tra gli elettori FdI l’indice di gradimento del premier è molto alto...
Come spiega queste contraddizioni?
Siamo un Paese – ce lo dicono le serie storiche dei risultati elettorali di
trent’anni – che attraversa fasi di innamoramento e disaffezione. Siamo l’unico
Paese occidentale in cui le maggioranze escono sempre sconfitte dalle elezioni
successive. Le pare normale che una forza politica come il M5s stravinca nel
2018 con il 32,7% e quindici mesi dopo perda 6,5 milioni di elettori scendendo
al 17,1%, e la Lega, raddoppiando il consenso avuto alle politiche, trionfi
alle Europee con il 34% e ieri sia crollato sotto il 9%? Difficile
spiegarlo.
Nando Pagnoncelli, Presidente di Ipsos - Intervista di Paolo Viana - Avvenire (27/9/2022)