Poi fui di nuovo in quella stanza, disteso su quel letto con la testiera d’ottone e tanti cuscini scomposti e gualciti. Sentii che la vita se ne andava dolcemente, con un leggero passo di danza, un flusso arreso di evanescenze, volti, dolori, fatica. Ah, che opprimente fatica correndo su e giú per la vita, comandare e obbedire, amare e odiare, sedurre e abbandonare, giacere derelitti in angoli di solitudine, smarrirsi nella folla vociante delle stazioni, essere poveri e essere ricchi e alti e bassi. Su e giú per la vita incalzato da quel perfetto detestabile meccanismo persecutorio cresciuto come un enorme tumore tra la fronte e la nuca, miliardi e miliardi di cellule perverse collegate tra loro ai miei danni per obbligarmi a ricordare, per costringermi a crescere, a decidere, a pensare. Ho dato tutto me stesso a quel mirabile meccanismo, gli ho delegato il mio corpo e il mio destino, a lui mi sono affidato come il bambino si affida alla madre. Che altro potevo fare? Mi aveva invaso. I suoi comandi arrivavano fin nelle fibre piú remote e tutti gli organi del mio universo corporale gli avevano giurato devozione. Che potevo fare se non amarlo appassionatamente, senza riserve né pentimenti né tentazioni? […]
Voglio rivelarti un piccolo segreto. La felicità non è un fiore che nasce dal nulla, all’improvviso. Così credono gli sciocchi. Invece la felicità va preparata per tempo, vezzeggiata, adescata; bisogna predisporre trappole ben congegnate per catturarla, e alle volte si manca il bersaglio. Altre volte si torna col carniere pieno, o se vuoi con un cesto colmo di fiori.
Eugenio Scalfari (1924 – 2022), Il Labirinto, 1998 (Ed.Eiunaudi)
Canzone del giorno: Slip Away (1989) - Pat Metheny Group
Clicca e ascolta: Slip....