Fake news, un fenomeno ancora più grave in epoca di guerra e di pandemia. Quali le principali evidenze emerse dal Rapporto Censis-Ital Communications?
"Emerge un quadro molto complesso e articolato del sistema della comunicazione in cui viene meno il meccanismo tradizionale basato su fonti professionali e autorevoli. Oggi abbiamo avuto con la rivoluzione digitale una rivoluzione copernicana, ogni singolo individuo è al centro del sistema dei media, da una parte può costruirsi autonomamente i propri palinsesti, dall'altra parte diventa egli stesso produttore di contenuti. È chiaro che in un contesto così difficile anche le fake news proliferano. Il punto è che i professionisti della comunicazione, penso al giornalismo di professione, penso alle agenzie di comunicazione, devono continuare a svolgere quel ruolo diaframmatico importante tra fonti delle notizie e pubblico, però giocando un ruolo nuovo, io dico da pionieri della comunicazione. Non con la nostalgia e la frustrazione di chi viene scavalcato dal cambiamento ma facendosi artefici di una nuova pagina della comunicazione".
Quale può essere la strada per riportare gli italiani verso forme di informazione accreditate?
"Indietro non si torna. Se facciamo il confronto con il 2006-2007, periodo precedente alla grande crisi del 2008, vediamo che le famiglie hanno ridotto i loro consumi del 13% rispetto ad allora. Nello stesso momento, però, è aumentata la voce di spesa per l'acquisto dei computer (+90%) e per gli smartphone (+450%). C'è un primato dello schermo e del linguaggio audiovisivo. Questo è un dato di fatto rispetto al quale non si torna indietro. Chi fa informazione con professionalità e autorevolezza deve adeguarsi a un contesto così profondamente mutato non rinunciando alla professionalità ma tenendo conto che al centro del sistema non ci sono più i media tradizionali".
da un'intervista a Massimiliano Valerii, direttore generale del Censis (la Stampa - 15/7/2022)
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