nuovigiorni

"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

giovedì 19 agosto 2021

Caos a Kabul

Ma il modo in cui la crisi è precipitata in poche ore — governo Ghani in fuga, evaporazione di un esercito afghano costruito e addestrato per vent’anni dagli Usa con un investimento di 83 miliardi di dollari, le immagini dei civili che si aggrappano agli aerei militari Usa e cadono nel vuoto — apre scenari assai più drammatici di quelli che erano stati messi in conto dal presidente democratico quando, il 6 aprile scorso, ordinò il ritiro totale e in tempi rapidi, respingendo la richiesta dei capi militari di un’evacuazione più graduale, rinegoziandone le condizioni coi talebani. Allergico ai rinvii del Pentagono, Biden era comunque convinto che il ritiro potesse avvenire in modo ordinato. E invece lo spettro di Saigon si è materializzato un’altra volta, 46 anni dopo: un fallimento politico, militare e dell’intelligence Usa con gli analisti che ora si dividono tra chi considera più gravi i rischi di un ritorno del terrorismo radicale jihadista che riconquista un territorio nel quale creare un emirato islamico e chi giudica, invece, più grave la perdita di credibilità degli Stati Uniti e di tutto l’Occidente: si apre un vuoto che può essere sfruttato dall’Iran, dalla Russia e dalla Cina. […] Nulla di tutto questo è scontato: la nuova leva dei talebani, pur mantenendo un’impostazione radicale all’interno, potrebbe mostrarsi più prudente fuori dai confini per evitare altri conflitti, e non solo con gli Usa. Immaginare un ritorno al Grande Gioco costruito da varie potenze per oltre un secolo attorno all’Afghanistan rischia di essere solo una suggestione storica che non tiene conto di nuove realtà: la Cina, ad esempio, sarà interessata a colmare il vuoto lasciato dagli americani, ma, da Paese che reprime in modo brutale la minoranza musulmana degli uiguri, difficilmente sarà felice di avere uno stato islamico fondamentalista alle frontiere occidentali. Il vero disastro è il modo in cui vent’anni di lavoro — prima per costruire una diga contro il terrorismo, poi con l’obiettivo di esportare la democrazia e di garantire il rispetto dei diritti delle donne — sono svaniti in poche ore. Ne escono a pezzi soprattutto i servizi segreti che, pur consapevoli della debolezza del governo afghano, avevano escluso la possibilità di un suo crollo prima di 18 mesi. In un’era nella quale l’America non manda più soldati in giro per il mondo e svolge la sua sorveglianza affidandosi alla tecnologia dei droni, delle intercettazioni e degli algoritmi, l’intelligence è il suo principale strumento di difesa: questo fallimento è, quindi, agghiacciante. Ma c’è anche altro: una sorta di visione autoreferenziale del mondo nella quale tutti — politici, diplomatici, militari — sembrano aver commesso gli stessi errori di valutazione-

Massimo Gaggi, Il Corriere della Sera (17/8/21)

Canzone del giorno: Nowhere To Run (1974) - Ten Years After
Clicca e ascoltaNowhere....