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"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

domenica 25 aprile 2021

Danno collaterale

C’è una sola emozione altrettanto insopportabile di quella restituita dalle immagini dei corpi senza vita, in balia delle onde, vittime dell'ennesima strage di migranti nel basso Mediterraneo. Ed è il senso di vergogna, impotenza, rabbia per il cinismo e la cattiva coscienza di un Paese il nostro e di un continente l'Europa che ha da tempo inscritto quei cadaveri a "danno collaterale". Rinunciando scientificamente, per calcolo politico, ignavia, subalternità, anche solo a immaginare una politica dei flussi migratori, del diritto di asilo e un sistema di soccorso in mare in grado di tenere insieme, con equilibrio e umanità, le ragioni della sicurezza dei confini e della lotta al traffico di esseri umani con i diritti fondamentali. Primo fra tutti, quello incomprimibile e antico quanto la nostra specie, che è lo strappare un nostro simile alla morte lenta e terribile per annegamento. Non ci si può rassegnare all'idea che anche oggi, esattamente come il 2 settembre del 2015 di fronte al corpo senza vita del bimbo siriano Alan Kurdi, esattamente come dopo ogni fotogramma di questa silenziosa e immane ecatombe, ci accontenteremo di genufletterci, di giurare invano "mai più", per poi tornare ordinatamente nella prigione delle nostre convenienze. […] Nessuno può pensare che l'Italia, da sola, possa far fronte a una catastrofe umanitaria continentale. Ma il presidente del Consiglio Mario Draghi è uomo troppo intelligente e avvertito per non comprendere che la strada per immaginare una nuova Italia e una nuova Europa "green" e "blu", dall'economia circolare e la mobilità sostenibile, che viaggia su reti 5G, non potrà essere né percorribile, né credibile, se continuerà a essere ingombra di cadaveri innocenti senza nome, gonfi dell'acqua in cui sono annegati. E dunque non potrà non ripensare a quanto possano essere suonate infelici le parole con cui, nella sua recente visita a Tripoli, ha ringraziato la guardia costiera libica, la stessa che avrebbe dovuto sulla carta evitare la strage dei 130. Perché quelle parole equivalgono, simbolicamente, al sorvolo dell'aereo di Frontex con la livrea dell'Unione europea sul gommone della strage mentre la strage si consumava. […] Vogliamo insomma pensare che con la stessa forza con cui quando ancora non era presidente del Consiglio, Draghi indicò all'Europa la necessità di cogliere l'occasione della pandemia per cambiare il suo statuto di fortezza assediata dall'esterno e al suo interno, ora, da premier, voglia avere Bruxelles come primo interlocutore e fare del nostro Paese la locomotiva di una rivoluzione europea, questa sì compiuta, che accanto a quei due aggettivi, "green" e "blu", ne aggiunga un terzo. Solidale. Che porti dunque a una riapertura immediata di corridoi umanitari, all'attivazione di evacuazioni di emergenza, alla riconfigurazione altrettanto immediata delle modalità del soccorso nel basso Mediterraneo e alla redistribuzione dei richiedenti asilo nell'intero spazio Schengen.

Carlo Bonini, La Repubblica (24/4/2021)

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