Quando
la potenza leader del pianeta è in confusione, il problema ci riguarda tutti. E
preoccupa, a diverso titolo e in varia misura, sia i soci che i nemici
dell'impero americano. Certo, Pechino, Mosca e Teheran hanno accolto con gioia maligna
il disastro del 6 novembre e godono del fatto che oggi per Washington sia
piuttosto arduo impartire lezioni di democrazia e d’efficienza istituzionale
al resto del pianeta. Ma a mente fredda,non sapere chi tenga simbolicamente
in mano il timone della superpotenza è un problema anche, forse soprattutto,per
loro. Né si può escludere che per ricompattare la Nazione e rinsaldare il primato
nel mondo alcuni poteri americani siano pronti a scatenare una guerra, possibilmente
breve e vittoriosa, che punisca al meno uno fra i tre supernemici. Di sicuro
l'imprevedibilità degli Stati Uniti destabilizza il sistema delle
cosiddette relazioni internazionali, già in entropia. La potenza di ogni impero si misura dalla salute del centro, da
cui dipende quella delle periferie. Non viceversa. In parole povere, il nostro Paese
e gli altri satelliti dell'informale impero a stelle e strisce sono esposti alle
onde d'urto sollevate dalla disputa fra ipoteri americani. Specie per i soci più deboli e dipendenti, fra cui noi,si
tratta di avventurarsi con i propri mezzi lungo sentieri inesplorati. E
imparare a convivere con un capocordata stanco di occuparsi di tutti, in
particolare degli alleati meno affidabili e potenti. Quanto ai soci più autorevoli
e ambiziosi, è l'occasione per riequilibrare in parte il rapporto con la superpotenza.
Vale soprattutto per Germania e Francia. La prima reazione di Angela Merkel, che
si è poco merkelianamente dichiarata "arrabbiata e triste", esprime la
frustrazione di un ex satellite strettamente sorvegliato perché sospettato
di intelligenza col nemico cinese - vedi accordo sugli investimenti Ue (leggi
Germania) — Cina — o russo (Nord Stream 2). Fra qualche anno, forse, scopriremo
negli attuali soci in via di emancipazione dal controllo americano una
lancinante nostalgia per i tempi in cui dovevano tacere, ubbidire e
godersi la vita sotto l'ombrello a stelle e strisce.
Lucio Caracciolo, Limes (rivista italiana di geopolitica) -
8/1/2021
Canzone del giorno: Indiscipline (1981) - King Crimson