Tutti i giornali di oggi commentano il
discorso di Giorgio Napolitano in occasione del giuramento come “nuovo” Presidente
della Repubblica.
Sicuramente si tratta di un discorso vigoroso
che si può permettere soltanto chi è eletto (unico caso nella storia
repubblicana del nostro paese) per la seconda volta (consecutiva) Capo dello
Stato.
Mentre il
ferro è ancora caldo, proponiamo delle righe di alcuni noti editorialisti, "battute" sull’argomento.
A futura
memoria selezioniamo alcuni brani, i tratti dagli articoli odierni di Vittorio Feltri (da Il Giornale), Claudio
Sardo (da l’Unità) e Peter Gomez (da Il Fatto Quotidiano).
Vittorio Feltri: « Mai
avremmo immaginato di elogiare con sincero entusiasmo e convinzione un
comunista d'antico pelo e, invece, eccoci qui a farlo, unendoci al coro di
quasi tutti gli italiani che, ammirati, hanno udito il discorso di Giorgio
Napolitano, primo custode della Costituzione nella storia repubblicana a essere
stato rieletto a furor di popolo al Quirinale. Ci voleva un uomo di 87 anni per mettere in riga un
Parlamento nuovo e già allo sbando (dopo soltanto due mesi dalle consultazioni
politiche nazionali), incapace di esprimere una maggioranza in grado di
sostenere un governo o almeno un governicchio; un Parlamento litigioso,
livoroso, umorale e irrazionale. Le parole
del vecchio (e neo) presidente sono risuonate nell'aula, tutt'altro che sorda e
mica tanto grigia, come schiocchi di frusta, intimorendo l'assemblea e,
speriamo, richiamandola a un
minimo senso di responsabilità».
Claudio Sardo: « Si è più volte commosso Giorgio Napolitano nel
pronunciare, davanti alle Camere riunite, il suo secondo discorso di
insediamento. Il tempo ha costruito un forte legame tra la sua persona, le
istituzioni e il sentimento nazionale di gran parte del Paese: e proprio a
questa risorsa il Parlamento ha fatto appello per tentare di risalire dal
precipizio. Eppure, nonostante le emozioni, a colpire di più è stata ieri la
drammaticità dei toni e del contesto. Oltre che la forza, la determinazione del
presidente nell’affrontare la nostra duplice spaventosa crisi – politica e
sociale – con gli strumenti dei riformatori: quelli che oggi non sembrano più di
moda, anzi non sembrano neppure utilizzabili.
Le istituzioni come il luogo delle decisioni e del bene comune. Il governo come servizio alle domande e ai bisogni del Paese. Il lavoro come criterio guida della coesione sociale e dello sviluppo economico».
Le istituzioni come il luogo delle decisioni e del bene comune. Il governo come servizio alle domande e ai bisogni del Paese. Il lavoro come criterio guida della coesione sociale e dello sviluppo economico».
Peter Gomez: « La reprimenda ai partiti c’è stata ed è apparsa a
tratti durissima. Talmente dura che, di fronte ai continui applausi scroscianti, un
osservatore distratto avrebbe potuto persino chiedersi se il discorso
dell’incoronazione di Giorgio Napolitano non si tenesse davanti a una platea di
ferventi seguaci di Leopold Von
Sacher Masoc.
È stato infatti quasi uno spettacolo hard, o
comunque da stomaci forti, vedere più di 800 grandi elettori che sprezzanti del ridicolo si spellano le mani di fronte a
un presidente di 88 anni mentre rinfaccia alle “forze politiche”
(cioè a loro) le “omissioni”, i “guasti”, “l’irresponsabilità”, “i
calcoli di convenienza”, le “esitazioni” , “i tatticismi” e “la sordità” degli ultimi
vent’anni».
Canzone del giorno: Speeches (2012) - Walk Off The Earth
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