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"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

lunedì 8 luglio 2024

Ragnatele

Le leggi sono come ragnatele, che rimangono salde quando vi urta qualcosa di molle e leggero, mentre una cosa grossa le sfonda e fugge. Lo storico e filosofo greco Plutarco (I-II sec. d.C.) nelle sue Vite parallele attribuisce questa frase a Solone che di leggi s'intendeva, essendo considerato il supremo legislatore dell'Atene del VII-VI sec. a.C. Secoli dopo, in uno dei suoi tanti romanzi - per la precisione nella Casa Nucingen - lo scrittore francese ottocentesco Honoré de Balzac riprendeva l'idea così: «Le leggi sono ragnatele che le mosche grosse sfondano, mentre le piccole vi restano impigliate». È, questo, un tema di perenne attualità. Esso può suscitare uno sdegno temporaneo; ma la realtà, ben più resistente, permane. Capita talora che tra coloro che più berciano denunciando la violazione del diritto vi sia chi si prodiga ad abbatterlo a colpi d'ascia col proprio potere, la propria influenza segreta o pubblica, l'intangibilità della propria situazione. Già i profeti biblici protestavano contro «i decreti iniqui" che negano la giustizia ai miseri e frodano del diritto i poveri» (Isaia 10, 1-2). Io, però, vorrei mettere l'accento sull'immagine della ragnatela. Nel nostro Paese in particolare, le leggi sono talmente tante da far sì che non sia più necessario sfondarle per violarle: è sufficiente che ci si aggiri con passo felpato in quel labirinto che sono i codici, per uscirne in modo indenne. Il grande Tacito nei suoi Annali già ci ammoniva: «Nella somma corruzione dello Stato, infinito è il numero delle leggi» (III, 27).

Gianfranco Ravasi, Avvenire (25/10/2002)

Canzone del giorno: Il ragno (1976) - Banco del Mutuo Soccorso
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