La tentazione è di vedere nei trattori che sfilano in colonna per le città il simbolo dei contadini invasori e protestatari, ma in realtà i trattori non sono lo strumento che identifica la civiltà contadina, anzi con la venuta dei trattori la civiltà contadina è morta. E la morte della civiltà contadina è «l’avvenimento più grande della Storia, dopo la nascita di Cristo», dice il poeta francese Charles Péguy, col quale sono d’accordo. La Storia ha avuto poche grandi fasi: l’uomo paleolitico, l’uomo contadino, la nascita di Cristo, la fine della civiltà contadina. Sono nato e cresciuto in una famiglia contadina, e se mi chiedono cosa caratterizzava la civiltà contadina rispondo così: «Il fatto che dalla mattina alla sera, per vivere e lavorare, l’uomo con le sue mani toccava legno o animali». Cioè vanga o buoi. Non ferro. Quando ha cominciato a toccare ferro, cioè trattori, la civiltà contadina è morta. I trattori sono i killer della civiltà contadina. Ho visto l’arrivo del trattore a casa di mio padre contadino, fu una festa, ma una festa funebre, perché moriva la stalla, morivano i buoi. Morivano i contadini, subentravano gli industrialetti della terra, in qualche caso industrialotti. Prima del trattore, avevamo paura del clima, la pioggia, la tempesta. Si lavorava dodici mesi come bestie (anzi di più: le bestie erano rispettate), e poi un’ora di tempesta distruggeva tutto quello che avevi ottenuto. Frumento, granturco, pesche, mele, uva. Il contadino era un cristiano-pagano, inchiodava croci sugli alberi, per tener lontane le tempeste: il Padreterno mica poteva tempestare su sé stesso. Coi trattori potevi correre sui campi, caricare i covoni, portarli in cortile, salvare le spighe. I trattori costavano cari. I contadini che avevano i trattori erano i più ricchi. Aravano i propri campi ma anche, a pagamento, i campi dei vicini. Il prete andava per le case a benedire i trattori (più tardi andrà a benedire i tori, e la foto del toro veniva esposta nelle fattorie come l’immagine di un santo protettore). A noi contadini pareva che coltivare i campi fosse indispensabile per essere autosufficienti. Pare ancor oggi così. Se fai frumento hai il pane, e col pane vivi. Se non sei in grado di produrre da te il pane, non sei in grado di mantenerti, e il nemico potrà sempre strozzarti. Da mezzo secolo in qua, non è cambiato nulla. Le ragioni principali per cui sfilano i trattori sono due: proteggere il made in Italy e avere a più basso prezzo il gasolio per le campagne. Non hai made in Italy se non produci quel che mangi, e non lo puoi produrre se il gasolio continua a costare quel che costa. Ai tempi della DC, questi due risultati i contadini li avrebbero avuti presto. Perché ai tempi della Dc i contadini contavano molto. Oggi contano poco. Hanno ragione e sfilano, ma quel che ottengono sarà poco o molto poco.
Ferdinando Camon, La Stampa (9/2/2024)
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