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"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

giovedì 11 febbraio 2021

Medio termine

Prima di tutto bisogna ribadire l’ovvio: i governi tecnici non esistono, i governi sono tutti politici. L’alternativa «governo tecnico/governo politico» di cui si discute in questi giorni dovrebbe essere diversamente formulata: la scelta è fra governi con un orizzonte temporale relativamente ampio e governi con un orizzonte più ristretto. In una situazione come quella italiana il cosiddetto «governo dei tecnici» non è altro che un governo capace di agire in funzione di obiettivi di medio-lungo termine. [...] Mario Draghi è l’uomo che rassicura l’Europa e il mondo su di noi. Come ha mostrato il favore che gli hanno riservato i mercati. Sappiamo che il governo Draghi, se si formerà, sarà in grado di elaborare un piano più che serio e convincente sull’uso che l’Italia intende fare dei fondi europei in arrivo, tale da rassicurare i nostri partner. Ma sarà anche in grado di dare vita a un esecutivo dotato della autonomia necessaria (dai partiti che lo sosterranno) per non farsi schiacciare, nel corso della sua navigazione, sul presente, per operare in funzione di obiettivi di medio termine? [...]  L’assenza dei meccanismi di cui parlo favorisce la tendenza della classe politica a gestire il consenso qui e ora senza nessun incentivo a preoccuparsi del domani. Naturalmente non bisogna fare del moralismo: la ricerca del consenso è, per chiunque faccia politica, una necessità. Ma il punto è se ci sia o no un qualche equilibrio fra tale ricerca e il perseguimento di vantaggi di medio termine per il Paese. Un tempo esistevano i partiti, forti e con forte radicamento sociale. Talvolta nel male ma spesso nel bene selezionavano la classe dirigente. [...] Il risultato è che non disponiamo di alcun meccanismo che favorendo la durata e la stabilità dei governi spinga chi ne fa parte a porsi obiettivi di medio termine. A un ministro, per lo più, non conviene, dato che la sua aspettativa è di restare in carica solo per pochi mesi. Non è forse possibile che la mancanza di incentivi, politici e istituzionali, che obblighino i governanti a contemperare vantaggi di breve e di medio termine, abbia qualcosa a che fare anche con quell’impoverimento culturale di cui si è detto sopra? Bastano semplici mestieranti, non occorrono politici di qualità, se non è possibile dare all’azione di governo un respiro sufficientemente ampio. Poiché però un Paese incapace di guardare al di là del proprio naso finisce prima o poi per sbattere contro ostacoli di ogni genere rischiando di rompersi le ossa, ecco che, periodicamente, occorre affidarsi a qualcuno che possa rimediare alla mancanza di lungimiranza, all’incapacità di agire in funzione del futuro, di chi ha governato solo fino a pochi giorni prima. Torniamo alla finta alternativa fra governo tecnico e governo politico. La domanda è: Draghi riuscirà a dare vita a un esecutivo sufficientemente autonomo dai partiti che pure dovranno sostenerlo? Sarà una storia di successo solo se egli e i futuri ministri sapranno resistere alle pressioni dei tanti che agiscono come se il futuro non riguardasse nessuno. Nemmeno loro e i loro figli.

Angelo Panebianco, Il Corriere della Sera (8/2/2021)

Canzone del giorno: Time And Time Again (1997) - Long John Hunter
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