Qualche numero, poi ragioniamo. Sono circa 81.000 i migranti e rifugiati arrivati in Europa attraverso il Mediterraneo da gennaio a ottobre 2019. Dato in diminuzione, ma aumenta la percentuale dei morti/dispersi: da 1 ogni 40 nel 2016 a 1 ogni 18 nel 2019. E in Italia, quest’anno? A fine ottobre, 9.648 sbarchi, e 5.526 persone arrivate in Friuli-Venezia Giulia, provenienti dai Balcani.
Le domande d’asilo? Su circa 72.500 domande esaminate nel 2019, 80% sono state respinte, 11% hanno ottenuto lo status di rifugiato, 7% la protezione sussidiaria, l’1,5% la protezione umanitaria. 71.000 nuovi immigrati sono scivolati nella irregolarità fra giugno 2018 e giugno 2019, anche a causa del Decreto Sicurezza. Il numero degli irregolari in Italia è oggi stimabile in 620mila persone.
I dati sono stati diffusi venerdì dalla Fondazione Migrantes. Il numero che mi ha colpito di più? I morti annegati, cui ci stiamo abituando, come se una famiglia scomparsa in mare fosse una nuvola di passaggio nel cielo. E il totale dei clandestini: 620mila, uno ogni cento abitanti. Un altro istituto serio – Ismu, Iniziative e Studi sulla Multietnicità – parlava di 533mila persone (al 1° gennaio 2018).
A questo punto, una domanda al tonitruante Matteo lombardo (anche il Matteo toscano produce un certo fracasso, ultimamente: ma su altre questioni). Senatore Salvini, il governo in cui lei era ministro dell’Interno non doveva risolvere il problema? Il contratto di governo Lega-M5S parlava di «circa 500mila migranti irregolari sul territorio». Li espelleremo tutti!, aveva assicurato. Poi, in primavera, ha cominciato a dire che i clandestini erano solo 90mila (forse gli sbarchi tra gennaio 2015 e aprile 2019?). Evidentemente suonava meglio.
Che dite, proviamo a essere seri? Tra gli irregolari in Italia non ci sono solo i migranti del mare cui è stato rifiutato l’asilo o la protezione, ma anche stranieri con visti turistici scaduti e altri rimasti senza permesso di soggiorno. Con queste 600mila persone si possono fare tre cose: trovarle e mandarle via (come?), metterle in regola o aspettare che diventino fantasmi. Ma i fantasmi disperati – criminalità e terrorismo insegnano – possono diventare pericolosi. È un rischio che vogliamo correre?
Beppe Severgnini, Corriere della Sera (30/11/2019)
Le domande d’asilo? Su circa 72.500 domande esaminate nel 2019, 80% sono state respinte, 11% hanno ottenuto lo status di rifugiato, 7% la protezione sussidiaria, l’1,5% la protezione umanitaria. 71.000 nuovi immigrati sono scivolati nella irregolarità fra giugno 2018 e giugno 2019, anche a causa del Decreto Sicurezza. Il numero degli irregolari in Italia è oggi stimabile in 620mila persone.
I dati sono stati diffusi venerdì dalla Fondazione Migrantes. Il numero che mi ha colpito di più? I morti annegati, cui ci stiamo abituando, come se una famiglia scomparsa in mare fosse una nuvola di passaggio nel cielo. E il totale dei clandestini: 620mila, uno ogni cento abitanti. Un altro istituto serio – Ismu, Iniziative e Studi sulla Multietnicità – parlava di 533mila persone (al 1° gennaio 2018).
A questo punto, una domanda al tonitruante Matteo lombardo (anche il Matteo toscano produce un certo fracasso, ultimamente: ma su altre questioni). Senatore Salvini, il governo in cui lei era ministro dell’Interno non doveva risolvere il problema? Il contratto di governo Lega-M5S parlava di «circa 500mila migranti irregolari sul territorio». Li espelleremo tutti!, aveva assicurato. Poi, in primavera, ha cominciato a dire che i clandestini erano solo 90mila (forse gli sbarchi tra gennaio 2015 e aprile 2019?). Evidentemente suonava meglio.
Che dite, proviamo a essere seri? Tra gli irregolari in Italia non ci sono solo i migranti del mare cui è stato rifiutato l’asilo o la protezione, ma anche stranieri con visti turistici scaduti e altri rimasti senza permesso di soggiorno. Con queste 600mila persone si possono fare tre cose: trovarle e mandarle via (come?), metterle in regola o aspettare che diventino fantasmi. Ma i fantasmi disperati – criminalità e terrorismo insegnano – possono diventare pericolosi. È un rischio che vogliamo correre?
Beppe Severgnini, Corriere della Sera (30/11/2019)
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