Il trait d’union tra il Conte uno e il Conte si
chiama Matteo. Un nome che per il premier del governo gialloverde prima e di
quello giallorosso oggi assume sempre più le sembianze di un incubo. A
sostituire Salvini, che solo due mesi fa tuonava dalle spiagge roventi del
Papeete contro l’esecutivo, c’è ora l’altro Matteo (Renzi). Non passa giorno
che il leader di Italia Viva non lanci bordate per mancare la distanza dal
resto della maggioranza e dal presidente del Consiglio. Il giudizio sprezzante («un pannicello caldo») sul taglio del
cuneo fiscale prospettato da Conte è solo l’ultima in ordine temporale. Presto
altre ne arriveranno. Renzi così come Salvini, dopo essere stato il principale
protagonista della nascita del Governo Conte, ha smesso repentinamente gli
abiti del fedele alleato per indossare quelli del guastatore. Basti ricordare
che ha scelto di ufficializzare la rottura con il Pd e la nascita dei gruppi
parlamentari di Italia viva nel giorno in cui si stava completando la squadra
di governo con il giuramento dei sottosegretari. L’obiettivo è chiaro. Renzi
vuole recuperare consenso e per farlo deve usare gli alleati e il premier come
sparring partner. Proprio come ha fatto il primo Matteo per 14 mesi. La
contrapposizione è il modo più facile per far convergere su di sé i riflettori
e non mollerà la presa facilmente. Certo al momento Renzi non ha le carte di
cui disponeva Salvini. L’ex ministro dell’Interno aveva dalla sua un consenso
personale e per il suo partito altissimo mentre il Matteo che sostiene il Conte
due, se si votasse oggi, faticherebbe a superare la soglia di sbarramento. Ma è
anche vero che la minaccia del ricorso alle urne si è rivelata una pistola
scarica e dunque per il momento Renzi non rischia che le sue incursioni da
guerriglia si trasformino in una battaglia a campo aperto nella quale finirebbe
probabilmente per soccombere. L’ex premier e segretario del Pd ha bisogno di
tempo per consentire a Italia Viva di crescere. E la nascita del Conte due gli
ha offerto questa possibilità (non a caso ad aprire la strada per l’accordo di
Governo con M5s è stato lui ). Lo sa anche il premier costretto di nuovo a
sopportare i colpi sotto la cintura sferrategli dal Matteo di turno mentre
l’altro non smette di punzecchiarlo. I due – Salvini e Renzi- a breve daranno
vita a un faccia a faccia televisivo da avversari che però hanno anche loro un
trait d’union su cui far convergere il fuoco: Giuseppe Conte.
Barbara Fiammeri, Il Sole 24 Ore
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