nuovigiorni

"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

lunedì 30 luglio 2018

Scusa

Camminerò tutte le strade vuote
che incontrerò prima di te
migliorerò la linea delle ruote
finché arriverò davanti a te
mi siederò per ore ed ore sotto il sole e aspetterò
che venga notte e torni il sole
e anche se piove io non mi muoverò...



Luna dei vetri entra dentro e dimmi cosa fa
non so se sta dormendo
forse è in piedi e sta in silenzio
resta sui vetri, se ti vede forse capirà
sarà ridicolo, ma sono qua
e voglio chiederle scusa


Lucio Dalla, Scusa (1999)

Canzone del giorno: Scusa (1999) - Lucio Dalla
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sabato 28 luglio 2018

Imprecisioni

Ha sbagliato dunque Sergio Marchionne a non avvisare Fca della sua grave e non improvvisa malattia, un atto di sincerità che avrebbe consentito al gruppo di ragionare anche con lui su una successione non traumatica? Da amministratore delegato sì, perché così avrebbero suggerito il mondo dei numeri, della finanza e dei profitti, le regole dettate dagli organismi di vigilanza dei mercati italiani e americani. Ma anche il rapporto non solo professionale che lo legava con il presidente John Elkann, tenuto all’oscuro fino agli ultimi giorni, costretto a decidere un cambio così importante e decisivo per il futuro nello spazio di ventiquattro ore, dopo aver saputo dai famigliari di Marchionne semplicemente che «Sergio non sarebbe più potuto tornare a lavorare».
Ma ci sono i doveri del manager e il sangue caldo della vita vissuta a mille all’ora che si mischiavano e scorrevano nelle vene di un uomo che da tempo sapeva di essere malato, di essere entrato in un universo parallelo dove spesso gli oggetti e i pensieri cambiano forma e rilevanza. (…) …il metodo Marchionne, non presunzione e nemmeno un atto inelegante nei confronti di una famiglia e di una storia industriale che quasi quindici anni fa si erano affidati a lui per sopravvivere storicamente. Era anch’egli un sopravvissuto e sperava di sopravvivere anche questa volta. Chissà, forse ne era convinto e ripeteva a se stesso che le cose non stavano andando bene, ma neppure così male. Sotto il maglione questa volta c’erano solo l’uomo e la sua voglia di vivere. Poi è arrivata una lieve imprecisione nel corpo misterioso e fragilissimo che è quello di noi umani, e nulla più è stato ciò che avrebbe dovuto essere.

Dario Cresto-Dina, Repubblica (28/7/2018)

Canzone del giorno: Traveling Alone (2013) - Jason Isbell
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mercoledì 25 luglio 2018

Numeri percepiti

I numeri sono numeri.... E vanno rispettati. O almeno così dovrebbe essere, poiché secondo il modo in cui i numeri sono percepiti da ognuno di noi c'è il rischio di trasformare la certezza della matematica in qualcosa di molto opinabile.
Gli esperti ne sono al corrente e percepiscono più di altri queste sottigliezze percettive.
Alberto Alasina, insieme con altri studiosi, ha portato a termine, di recente, un'interessante indagine sull'informazione e opinione che europei e americani hanno sugli immigrati nei loro paesi. Il professore Alasina, sul Corriere della Sera, la riassume così: "Abbiamo usato società di sondaggi per intervistare un campione rappresentativo di circa 23 mila nativi in 6 nazioni: Francia, Germania, Italia, Regno Unito, Stati Uniti e Svezia. La disinformazione sugli immigrati, definiti come persone legalmente residenti nel Paese del soggetto intervistato ma nate all’estero, è enorme.
In 5 Paesi su sei i nativi sovrastimano il numero degli immigrati di circa uno a tre. Cioè per ogni «vero» immigrato, i nativi ne vedono tre. In Italia il numero di immigrati è il 10 per cento della popolazione (il valore più basso fra i sei Paesi in questione, e leggermente più basso della media dei 28 Paesi membri della Ue): invece gli italiani pensano che siano quasi il 30 per cento della popolazione. (...) L’origine degli immigrati è anch’essa distorta nella mente dei nativi. Quelli provenienti da zone o culture «problematiche» sono sovrastimati. Gli italiani pensano che quasi il 50 per cento degli immigrati siano musulmani: sono in realtà il 30 per cento. Il 60 per cento degli immigrati in Italia sono cristiani: gli italiani stimano che siano meno del 30 per cento.
In tutti i sei Paesi, i nativi pensano che gli immigrati siano più poveri, meno istruiti e più disoccupati di quanto lo siano in realtà, e quindi che siano un peso enorme per le finanze pubbliche. Gli italiani ritengono che il 40 per cento degli immigrati sia disoccupato, mentre il dato esatto è poco piu del 10 per cento, un valore non molto diverso da quello dei nativi".
Oltre alle domande tipiche dei sondaggi, il gruppo di studio ha anche condotto un particolare esperimento: "A una metà (scelta a caso) dei soggetti intervistati abbiamo fatto prima domande sull’immigrazione e dopo domande sullo stato sociale e sulla redistribuzione del reddito. L’altra metà ha visto l’ordine di domande invertito". Praticamente invertendo l'ordine dei quesiti l'approccio emozionale al problema diventa diverso e l'indagine stabilisce che quando l'intervistato è correttamente informato: "l’avversione anti immigrati e allo stato sociale per tutti, sparisce. Ovvero gran parte dei sentimenti anti immigrati deriva da percezioni errate".
Giornali, Tv, commenti in rete, "fake news", la disinformazione sulla realtà che ci circonda genera un guazzabuglio di confusione che fa comodo ai partiti anti immigrazione: "È ovvio che l’Europa non può accogliere chiunque voglia entrare nei propri confini e vanno fatte scelte più eque tra i Paesi europei per le emergenze. Come è altrettanto ovvio che chi commette crimini vada espulso con rigore e prontezza, ed è necessario che la cittadinanza vada concessa con criteri chiari e rigorosi che rispondano alle esigenze del mercato del lavoro oltre che a criteri di moralità su cui la nostra cultura si basa. Ma se la discussione sull’immigrazione continuerà a basarsi su percezioni errate e stereotipate, su slogan urlati, «fake news», e dall’altra parte su sogni irrealizzabili di ammettere tutti, non si risolverà nulla".

Canzone del giorno: Numbers (2010) - Ryan Adams & The Cardinals
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lunedì 23 luglio 2018

Abusi

 La differenza fra Milano e Roma è riassumibile in una foto pubblicata con molta nonchalance nelle pagine di cronaca milanese del Corriere della Sera. Riprende un vigile urbano che sovrintende ovviamente al caricamento su un camion di un chiosco mobile che si era installato abusivamente in piazza della Scala. L’operazione di sgombero è ovvia, dovuta, inevitabile, semplice. Non ci sono gestori (o dipendenti dei gestori) che protestano. Essi sanno bene che a Milano è inutile opporsi. Gli abusivi che hanno tentato speravano che la linea delle palme, nella sua ascesa verso il Nord, avesse raggiunto Milano, come preconizzava, a suo tempo, Leonardo Sciascia. Hanno sbagliato nel fare i conti e il baracchino ha preso il volo. Senza rumore, strepiti e difficoltà. Il cancro dei Casamonica si è diffuso a Roma perché non è stato contrastato fin dall’inizio. E ora sono stati fatti 33 arresti senza nemmeno riuscire a decapitarlo. Gli abusi sono metastasi, sempre. Nascono piccoli e, se non contrastati, diventano enormi.

Italia Oggi, Diritto & Rovescio (21/7/2018) 
Canzone del giorno: Is There A Difference? (1985) - Howard Jones
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venerdì 20 luglio 2018

Otium

Diciotto secoli prima che gli inglesi inventassero il weekend, i romani dibattevano sul concetto di otium, concetto ampio e articolato che il nostro termine «ozio» traduce in modo imperfetto. Otium era l’attività privata, comprendente lo studio, la scrittura, il ritiro nella villa di campagna, che un aristocratico si permetteva in alternativa al negotium, il «non-ozio», cioè gli affari e gli incarichi pubblici. Cicerone, esautorato da ogni carica ad opera di Cesare, definiva il suo ritiro forzato dalla scena politica «ozio con dignità», presentando questo trascorrere il tempo in attività amene come l’ideale culturale delle classi agiate. Per Seneca, l’ozio doveva essere anzitutto periodo di automiglioramento, non di dissolutezze: secondo lui anche un eccellente generale come Annibale commise un grave errore indulgendo con l’esercito negli ozi di Capua (215 a.C.), che lo portarono alla sconfitta. Descrive poi l’aristocratico romano che si ritira a vita privata perché stanco o frustrato dagli affari politici, e che in quel nascondiglio non diventa migliore: la sua ambizione, mai estirpata, è addirittura esacerbata dagli insuccessi della vita pubblica. Neanche la villeggiatura, altra invenzione romana, salva l’uomo: «È l’animo che devi cambiare, non il cielo sotto cui vivi» e «fuggi sempre in compagnia di te stesso». Mentre i Romani si affaccendavano in queste disquisizioni, gli ebrei praticavano sia il sabato, giorno di vacanza e di studio, che l’anno sabbatico, periodo a cadenza settennale in cui uomini, animali e terre riposavano, gli schiavi erano liberati e i debiti cancellati. Riavviare la vita a intervalli regolari e anche prima della vecchiaia, per coltivare talenti o affetti trascurati a causa del lavoro: pare l’ultima frontiera dei diritti umani nella società dello stress.

Livia Capponi, La Lettura (Corriere della Sera - 15/7/2018)

Canzone del giorno: In my Soul (2004) -  Gabin ft. Dee Dee Bridgewater
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mercoledì 18 luglio 2018

Pigro

Io ho un amico così pigro, così pigro, ma così pigro che ha sposato una donna incinta.

                                                                                    Gino Bramieri (1928 - 1996)

Canzone del giorno: Pigro (2004) - Pino Daniele
Clicca e ascolta: Pigro....

lunedì 16 luglio 2018

Franco Mandelli

Testardo, autorevole nel comandare, ostinato a superare tutti gli ostacoli. Non di rado burbero e tagliente. Tenero, pacato e capace di ascoltare quando era davanti al paziente. Che fosse un adulto o un bambino. Franco Mandelli, 87 anni bergamasco maestro dell’ematologia moderna, riusciva ad essere ostico e assolutamente amorevole nella sua vita. È scomparso ieri in una Roma afosa e deserta.
L’annuncio della morte su Facebook. A darlo i suoi volontari, quasi 25 mila, della sua Ail, l’Associazione italiana contro le leucemie che ha fondato alla fine degli anni Sessanta. Quando, dopo un periodo di studi a Parigi, ha iniziato a rivoluzionare il Centro di ematologia del Policlinico Umberto I a via Benevento. Il suo quartier generale. Dove lavorava, meglio dire lottava, contro leucemie, linfomi e mielomi. Malattie che mietevano vittime, che piombavano nelle famiglie togliendo respiro e speranza.
Ha dedicato la sua vita a far luce dove regnava solo il buio, a sperimentare anche quando veniva attaccato, a non mollare. Franco Mandelli aveva un sogno. E, temendo di non essere capito nel modo giusto, ce lo ha raccontato in un libro: Ho sognato un mondo senza cancro. Per questo ha lavorato, si è battuto, ha faticato e stretto i denti lungo tutta la sua vita. (...)
«Quando iniziai ad occuparmi di malattie del sangue nei primi anni Sessanta – raccontava il fondatore del Gimema, Gruppo italiano di studio per le malattie ematologiche dell’adulto – in tanti mi chiesero come facevo a dedicarmi ad una specializzazione che regalava solo risultati drammatici. Ora, invece, la leucemia acuta nel bambino si cura nell’80% dei casi, nell’adulto nel 50% dei casi e i linfomi riusciamo a batterli quasi nell’80% dei pazienti. Lo dico ancora meglio, otto pazienti su dieci guariscono grazie alle nuove terapie».

Carla Massi, il Messaggero (16/7/2018)

Canzone del giorno: Goodbye (2014) - Keith Jarrett - Charlie Haden
Clicca e ascolta: Goodbye....

sabato 14 luglio 2018

Vitalizi

Posso confessarvi una cosa che magari non vi piacerà? Provo fastidio e dissenso per questa incessante campagna contro i vitalizi dei parlamentari. E lo dico da immune, da extraparlamentare, mai tentato di essere uno di loro e di far parte della cosiddetta casta. Ma questa furia sanguinaria contro le indennità e le pensioni dei parlamentari la trovo demagogica, stucchevole, nefasta. Una diversione rispetto ai guai veri e alle aspettative del Paese. Capirei se si dimezzasse il numero dei parlamentari perché sono troppi rispetto a tutti gli altri paesi del mondo. Il parlamento ne guadagnerebbe in agilità e qualità. Capirei se si pretendesse una maggiore qualificazione dei medesimi, un bollino qualità, un controllo sui titoli e i meriti anche se mi rendo conto che il principio originario della rappresentanza parlamentare è quella di eleggere un cittadino qualunque, “uno di voi”, un elettore che diventa eletto. Ma una democrazia, per funzionare, deve avere una classe dirigente adeguata, se non delle aristocrazie; e dunque lasciatemi dire che i notabili, pieni di difetti, erano meglio di quattro sprovveduti zoticoni come quelli che si vedono ora nelle aule parlamentari. Capirei invece se si gridasse allo scandalo sulle retribuzioni dei commessi della Camera, e del personale annesso, solo in virtù della vicinanza fisica col potere. Perché dare a ciascuno di loro diecimila euro al mese se fanno un mestiere o un’attività che in altri rami della pubblica amministrazione non ti fa arrivare manco a duemila euro? Ecco lo scandalo, l’ingiustizia, l’indignazione sacrosanta. Ma i parlamentari dovrebbero essere la classe dirigente del Paese, e a me non scandalizza se prendono quanto i magistrati, quanto e più dei loro commessi. Vorrei, ripeto, che fossero selezionati meglio, vorrei che lavorassero di più, vorrei che fossero dimezzati nel numero insieme al codazzo del personale annesso. Ma non mi scandalizza che percepiscano una retribuzione che è meno rispetto ai manager, soprattutto privati, ma che è molto più dell’italiano medio. (…) Ma se ci ragionate un po’, mille pensioni dimezzate non danno alcun beneficio a dieci milioni di pensioni basse. E quelle cifrette di risparmio che ostentano con fierezza Fico e Di Maio, denotano due cose: o non capiscono la differenza tra milioni e miliardi, e non hanno un’idea pur vaga dell’economia di scala. O sono furbetti e capiscono che la gente non capisce, s’impressiona lo stesso e comunque è assettata di sangue parlamentare, vuole solo esercitare la sua vendetta, il suo risentimento, la sua invidia sociale. In ogni caso, trovo sciagurato affidare il paese nelle mani di persone che soffiano sul fuoco dell’odio sociale per avere voti, e non potendo dare di più a chi ha di meno si limitano ad appagare il livore sociale togliendo ai pochi che hanno di più. I furbi e i fessi sono due categorie pericolose per guidare un paese, persino più dei ladri e dei cinici. Quando poi c’è il mix, siamo in piena tragedia.
Marcello Veneziani, Il Tempo (12/7/2018)

Canzone del giorno: Ghosts In The Machine (2007) - Annie Lennox
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giovedì 12 luglio 2018

Provviste


Per riuscire a cavarsela nel mondo, è opportuno fare una grande provvista di cautela e di indulgenza: con la prima ci si difende dai danni e dalle perdite, con la seconda dalle contese e dalle liti.

Arthur Schopenhauer, Parerga e paralipomena, 1851

Canzone del giorno: All I Need (2007) - Radiohead
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lunedì 9 luglio 2018

Italiano

È anche discutibile che si sia deciso di varare in università italiane interi corsi di laurea le cui lezioni si tengono in inglese (anche qui, peraltro, non so con quale preparazione linguistica dei docenti). È come un cane che si morde la coda: se tu abolisci l’italiano all’università, già a scuola gli studenti sono portati a ritenere che non sia importante studiarlo. Ovviamente una buona conoscenza dell’inglese nel mondo di oggi è fondamentale, ma non si capisce perché essa debba andare a discapito dell’italiano».

Il vero nemico è dunque l’inglese?

«Non tanto l’inglese, quanto la nostra gratuita esterofilia, che è sinonimo di provincialismo. Perché dire street food anziché “cibo di strada”? competitor al posto di “concorrente”? endorsement e non “sostegno”? Ho intitolato uno dei capitoli del mio libro “Scansare gli anglismi inutili”».

Negli altri Paesi europei come vanno le cose?

«Non bisogna pensare che la situazione dell’italiano di oggi sia sostanzialmente diversa da quella di altre lingue. Tutte le lingue d’Europa, in particolare quelle romanze, si trovano a fare disperatamente i conti con una prevalenza universale e quasi dittatoriale dell’inglese. Il problema è comune, ma le risposte sono diverse. I nostri ultimi governi, come dicevo, non hanno brillato particolarmente per lungimiranza nel campo della difesa e della promozione dell’italiano».

Che cosa andrebbe fatto?

«La pervasività dell’inglese è un problema analogo a quello della globalizzazione, la quale appiattisce tutti quanti sulla base di un’utopia universalistica che poi di fatto non dà i risultati sperati, anche se continuiamo ad ascoltare la nenia sui grandi vantaggi che possono venire da ogni forma di globalizzazione. Questo è un punto nodale. La globalizzazione è certamente un dato di fatto. Nessuno potrebbe cancellarla, anche volendo. L’alternativa sta semmai nell’esserne entusiasti fino al punto da anticiparne le conseguenze più radicali e magari remote, o, al contrario, nel tentare di convivere con essa senza esaltazioni eccessive, senza sentimenti messianici e palingenetici, e anzi ricordando che la conservazione di una parte non globalizzata delle nostre tradizioni e abitudini non è solo un dovere, una forma di rispetto verso noi stessi e verso la nostra storia, ma anche una necessità».

Claudio Marazzini (Presidente dell'Accademia della Crusca) intervistato da Roberto Carnero - Avvenire (7/7/2018)

Canzone del giorno: Italia (2007) - Chris Botti ft. Andrea Bocelli
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sabato 7 luglio 2018

Audacia

«C'è una verità elementare
la cui ignoranza uccide innumerevoli idee 
e splendidi piani: nel momento in cui uno si impegna 
a fondo, anche la provvidenza allora 
si muove. Infinite cose accadono 
per aiutarlo, cose che altrimenti 
non sarebbero mai avvenute. 
Qualunque cosa tu possa fare 
o sognare di fare, incominciala! 
L’audacia ha in sé genio, potere e magia».




Canzone del giorno: Courageous  (2008) - Olivia Newton-John ft. Melinda Schneider
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mercoledì 4 luglio 2018

Gli altri

Chi sono gli altri? Come sono diventati così numerosi? Ma forse erano già tanti e io non l’avevo notato. Andavamo a farci la margherita nelle stesse pizzerie, giravamo per gli stessi centri commerciali, guardavamo le stesse partite, cantavamo le stesse canzoni. Come ho potuto non accorgermi che erano diversi? Tutti insieme eravamo la gente. Poi, d’un tratto gli altri sono cresciuti e, riversandosi nell’ampolla opposta della clessidra, mi hanno lasciato indietro, hanno trasformato me nel diverso, il fighetto minoritario, il granellino attaccato al vetro. Così ora la gente sta di là, anche se non si chiama più così, ora si chiama popolo. Come sono riusciti gli altri a diventare il popolo? (...) Però ho capito una cosa. La gente con cui mangiavo la pizza a Roma o a Ventotene o a Trieste non è diventata più paurosa, né più povera o più ignorante. È solo orgogliosamente egoista. Al tempo dei comunisti e dei democristiani sarebbe stata una vergogna, ora è un diritto. Sono stati proprio gli altri a liberarci dall’altruismo. Essere altruisti richiede un passaggio mentale complicato che nessuno è più disposto a sostenere, essere egoisti invece viene naturale, è facile e non costa nulla. Per aiutare il prossimo occorre credere in un progetto comune, condividere un ideale. Ci era rimasta la nazionale, ma poi abbiamo visto com’è andata

Mauro Covacich, Corriere della Sera (29/6/2018)

Canzone del giorno: Una palude (2013) -  I Ministri
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lunedì 2 luglio 2018

Rider

Emilio Giannelli, da corriere.it













Canzone del giorno: My Bicycle Ride  (2011) - Cheers Elephant
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domenica 1 luglio 2018

Playlist Giugno 2018


1.      Heart, I Give Up  (Jupiter Darling – 2004) – Machiavelli
2.      John Michael Montgomery, I Swear  (Kickin’It Up – 1994) – Dioscuri e matricole
3.      Eurythmics, Sweet Dreams  (Are Made of  This)(Sweet Dreams - Are Made of This) – 1983) – Sogna
4.      New Trolls, Allarme  (America O.K.  – 1983) – U Caravaggio
5.      Seal, Love’s Divine  (Seal IV  – 2003) – Popolo
6.      Vasco Rossi, Stupido Hotel  (Stupido Hotel – 2001) – Hotel Gagarin
7.      Van Halen, Humans Being  (Best Of – Volume I – 1996) – La nostra umanità
8.      Afterhours, Pelle  (Hai paura del buio? – 1997) – Congegno
9.      Jack White, Would You Fight for My Love?  (Lazaretto – 2014) – Neet
10.  Artic Monkeys, Do I Wanna Know  (AM  – 2013) – Cultura
11.  Depeche Mode, Insight  (Ultra  – 1997) – Intuizione
12.  Nirvana, In Bloom  (Nevermind  – 1991) –  Azzardo
13.  Eric Bibb, The Promised Land  (Get On Board  – 2008) –  Nella mia tasca