Testardo, autorevole nel comandare, ostinato a superare tutti gli ostacoli. Non di rado burbero e tagliente. Tenero, pacato e capace di ascoltare quando era davanti al paziente. Che fosse un adulto o un bambino. Franco Mandelli, 87 anni bergamasco maestro dell’ematologia moderna, riusciva ad essere ostico e assolutamente amorevole nella sua vita. È scomparso ieri in una Roma afosa e deserta.
L’annuncio della morte su Facebook. A darlo i suoi volontari, quasi 25 mila, della sua Ail, l’Associazione italiana contro le leucemie che ha fondato alla fine degli anni Sessanta. Quando, dopo un periodo di studi a Parigi, ha iniziato a rivoluzionare il Centro di ematologia del Policlinico Umberto I a via Benevento. Il suo quartier generale. Dove lavorava, meglio dire lottava, contro leucemie, linfomi e mielomi. Malattie che mietevano vittime, che piombavano nelle famiglie togliendo respiro e speranza.
Ha dedicato la sua vita a far luce dove regnava solo il buio, a sperimentare anche quando veniva attaccato, a non mollare. Franco Mandelli aveva un sogno. E, temendo di non essere capito nel modo giusto, ce lo ha raccontato in un libro: Ho sognato un mondo senza cancro. Per questo ha lavorato, si è battuto, ha faticato e stretto i denti lungo tutta la sua vita. (...)
«Quando iniziai ad occuparmi di malattie del sangue nei primi anni Sessanta – raccontava il fondatore del Gimema, Gruppo italiano di studio per le malattie ematologiche dell’adulto – in tanti mi chiesero come facevo a dedicarmi ad una specializzazione che regalava solo risultati drammatici. Ora, invece, la leucemia acuta nel bambino si cura nell’80% dei casi, nell’adulto nel 50% dei casi e i linfomi riusciamo a batterli quasi nell’80% dei pazienti. Lo dico ancora meglio, otto pazienti su dieci guariscono grazie alle nuove terapie».
Carla Massi, il Messaggero (16/7/2018)
L’annuncio della morte su Facebook. A darlo i suoi volontari, quasi 25 mila, della sua Ail, l’Associazione italiana contro le leucemie che ha fondato alla fine degli anni Sessanta. Quando, dopo un periodo di studi a Parigi, ha iniziato a rivoluzionare il Centro di ematologia del Policlinico Umberto I a via Benevento. Il suo quartier generale. Dove lavorava, meglio dire lottava, contro leucemie, linfomi e mielomi. Malattie che mietevano vittime, che piombavano nelle famiglie togliendo respiro e speranza.
Ha dedicato la sua vita a far luce dove regnava solo il buio, a sperimentare anche quando veniva attaccato, a non mollare. Franco Mandelli aveva un sogno. E, temendo di non essere capito nel modo giusto, ce lo ha raccontato in un libro: Ho sognato un mondo senza cancro. Per questo ha lavorato, si è battuto, ha faticato e stretto i denti lungo tutta la sua vita. (...)
«Quando iniziai ad occuparmi di malattie del sangue nei primi anni Sessanta – raccontava il fondatore del Gimema, Gruppo italiano di studio per le malattie ematologiche dell’adulto – in tanti mi chiesero come facevo a dedicarmi ad una specializzazione che regalava solo risultati drammatici. Ora, invece, la leucemia acuta nel bambino si cura nell’80% dei casi, nell’adulto nel 50% dei casi e i linfomi riusciamo a batterli quasi nell’80% dei pazienti. Lo dico ancora meglio, otto pazienti su dieci guariscono grazie alle nuove terapie».
Carla Massi, il Messaggero (16/7/2018)
Canzone del giorno: Goodbye (2014) - Keith Jarrett - Charlie Haden
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