nuovigiorni

"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

martedì 11 febbraio 2025

Le tessere mancanti

Esaurito il prevedibile fuoco del dibattito parlamentare scaturito dalle informative dei ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi sulla vicenda dell’arresto, del rilascio e del rimpatrio del capo della polizia giudiziaria libica Nijeem Osama Almasri, non si può dire purtroppo che sia stato disperso il tanto fumo che l’avvolge. Anzi, le parole dei titolari della Giustizia e dell’Interno, delegati dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni che non ha voluto riferire in prima persona alle Camere (preferendo dare la sua versione in un video diffuso sui social), sembrano sollevare perfino qualche interrogativo in più rispetto a quelli di partenza. Come in un puzzle a cui manchi qualche tessera o, peggio, le cui tessere non combacino. Davvero, come ha sostenuto Nordio, l’ordine di cattura della Corte penale internazionale manca di «coerenza argomentativa» ed è perciò «radicalmente nullo»? A fronte di affermazioni così nette, la spiegazione del ministro è apparsa in tutta onestà piuttosto debole: l’atto era «in lingua inglese senza essere tradotto» e c’era «incertezza sulla data dei delitti commessi», inoltre una giudice della Cpi aveva manifestato «perplessità» sul mandato d’arresto. Certo, nessuno si deve permettere di considerare il guardasigilli «un passacarte» – come ha giustamente rivendicato egli stesso a Montecitorio – tuttavia il suo ruolo nella procedura doveva e poteva essere diverso, perché se è vero che l’arresto a Torino di Almasri è stato eseguito su iniziativa della polizia giudiziaria, quindi fuori dai binari prescritti dalla legge 237 del 2012 che regola i rapporti con la Cpi, è anche vero che il ministro è stato poi informato in tempo e avrebbe dovuto trasmettere le carte alla Procura generale di Roma (la legge dice «il ministro della Giustizia dà corso alle richieste formulate dalla Corte penale internazionale», non accenna a valutazioni), sanando così il vulnus originario. Invece, stando a quanto da lui stesso riferito, si è soffermato appunto su una serie di valutazioni che finiscono per dare alla scarcerazione (e al rimpatrio) del libico accusato di crimini gravissimi il peso di una decisione politica. Anche perché, mentre a via Arenula «si valutava», il jet dei servizi segreti italiani era già pronto al decollo dall’aeroporto di Torino per ricondurre a casa il generale di Tripoli. Come a dimostrare che la decisione era già stata presa. E che sia stata una scelta politica dell’esecutivo – non attribuibile a magistrati «sciatti» che «non leggono le carte» come ha tuonato in Parlamento l’ex procuratore aggiunto di Venezia Nordio – l’ha confermato Piantedosi. Con una versione per altro non coincidente con quella “in punto di cavillo” del suo collega. Il ministro dell’Interno, infatti, determinato a ribadire la tesi prioritaria per la premier (il governo «non è sotto minaccia o ricatto»), ha assicurato che «ogni decisione è stata assunta nell’esclusiva prospettiva della tutela di interessi del nostro Paese». Insomma, era una questione di sicurezza nazionale. Ma chi l’avrebbe messa a rischio? Almasri in quanto «soggetto pericoloso», come ha ribadito ieri il titolare del Viminale? Quindi avrebbe potuto commettere crimini in Italia? Se così fosse, a maggior ragione sarebbe stato il caso di arrestarlo e consegnarlo alla Corte penale internazionale. Se invece, più verosimilmente, la pericolosità è legata alla sua attività di torturatore nelle prigioni libiche, non si spiega perché rimandarlo (peggio, riaccompagnarlo con un volo di Stato) proprio là dove potrebbe continuare a fare il male. Ma non è possibile nemmeno escludere, malgrado l’energia di Piantedosi nel negare qualsiasi «forma di pressione indebita», che i rischi per la sicurezza nazionale potessero arrivare da soggetti “terzi” collegati ad Almasri. Nei giorni scorsi il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli è stato esplicito, riconoscendo che l’arresto di uno come Almasri «è una cosa che ha degli effetti». In Italia, sicuramente, li ha avuti.

Danilo Paolini, Avvenire (6/2/2025)

Canzone del giorno: The Rollercoaster Ride (1998) - Belle and Sebastian
Clicca e ascoltaThe Rollercoaster....