«Tutto ciò che è stato fatto rivela una
sommatoria lunghissima di errori. Le persone non dovevano essere nelle cabine,
la barca non doveva essere all’ancora. E poi perché l’equipaggio non sapeva
della perturbazione in arrivo? I passeggeri hanno riferito una cosa assurda, e
cioè che la tempesta è arrivata inaspettata, all’improvviso. Non è vero. Era
tutto prevedibile. Io ho qui davanti a me le carte meteo. È arrivata
all’improvviso un bel niente… Si chieda: perché nessun pescatore di Porticello
era fuori quella notte? Un pescatore legge le condizioni meteo e una nave no?
La perturbazione era leggibile appieno in tutte le carte meteo. Non si poteva
non sapere».È un fiume in piena, Giovanni Costantino.
Lui è il fondatore e amministratore delegato di The italian sea group, la
società quotata in borsa proprietaria degli asset di Perini navi di Viareggio che
costruì il Bayesian nel 2008. Non ci sta a vedere sotto accusa quel gioiello a
vela che lui definisce «una delle imbarcazioni più sicure al mondo».
Praticamente «inaffondabile».
Inaffondabili salvo che…
«Ovvio: salvo che non imbarchi acqua. Non
c’è un’altra spiegazione. Di sicuro l’evento di Palermo avrebbe rappresentato
un rischio pari a zero se fossero state fatte le manovre corrette e se non
fossero intervenute delle situazioni che hanno compromesso la stabilità della
nave. Le spiego un paio di passaggi che abbiamo esaminato».
Prego.
«La nave era all’ancora. A un certo punto
l’ancora perde la presa e lei si sposta trascinata dal vento che la spinge
prendendola in pancia. La spinge per 4 minuti che noi definiamo “di
scarrocciamento”, la ruota e la pone nella posizione in cui è affondata. In
questi 4 minuti — e mi assumo la responsabilità di quel che dico — la nave ha
già preso acqua. Perché lo dico? Perché dalle immagini video che tutti avete
pubblicato si vede l’albero in verticale prima tutto acceso e poi spento,
tranne la lampadina in testa che prende energia da una batteria».
E questo perché ci dice che imbarcava
acqua?
«Perché se la nave è andata in black out
vuol dire che è stata l’acqua a causare il corto circuito. Ha preso acqua il
generatore? La sala macchina? Di sicuro il portellone di poppa era aperto — lo
dicono i sommozzatori — e noi pensiamo che forse era aperto anche
qualcos’altro: ci sono delle porte in sovrastruttura che già con una
inclinazione di 30 gradi, se aperte, avrebbero imbarcato acqua. In quella
posizione, con la nave “morta”, cioè senza più gestione, e con il vento che
spingeva, si è inclinata a 90 gradi per un solo motivo: perché l’acqua ha
continuato a entrare. Da quando ha cominciato a entrare a quando è andata giù
sono passati 6 minuti. Chi dice che è sparita in pochi secondi dice una
bestialità».
Secondo lei cosa si doveva fare per evitare
il naufragio?
«Per cominciare in una situazione di
allerta meteo era inopportuno fare, come ho letto, un party. Non quella sera.
Bisognava blindare lo scafo e la coperta chiudendo tutte le porte e portelli,
dopo aver messo gli ospiti nel punto di riunione della nave come da procedura
in emergenza. Poi accendere i motori e tirare su l’ancora o sganciarla
automaticamente, mettere la prua al vento e mandare giù la chiglia. La mattina
dopo sarebbero ripartiti a danno zero».
Sta dicendo che la colpa è dell’equipaggio?
«Dico che, appunto, sono stati fatti degli
errori. Fra l’arrivo di una burrasca e l’imbarco dell’acqua c’è un mondo. Si
dovevano fare una serie di attività per evitare di trovarsi in quella
situazione. Io come comandante della nave mi sarei spostato, ma se anche per
qualche motivo avessi dovuto restare lì, avrei gestito quelle condizioni meteo
che poi, diciamolo, non erano così pazzesche. Del resto il comandante della Sir
Robert, accanto, è riuscito a gestire tutto senza problemi».
Lei dice che il portellone di poppa era
aperto. Da solo può essere la causa dell’affondamento?
«No perché è alto e dietro c’è una porta.
Le indagini ci diranno se era aperta. Ma è ben più importante sapere se era
aperto il portellone di sinistra, a cui si ormeggia il tender e da cui salgono
e scendono gli ospiti, che è molto più pericoloso. E attenzione: averlo trovato
chiuso, sul fondale, non vuol dire che lo fosse. Perché se la Bayesian, come
pensiamo, è affondata in verticale la pressione dell’acqua può averlo chiuso:
tutto verificabile».
Il riassunto di quel che lei dice è che
questa tragedia si poteva evitare.
«Guardi, una nave Perini ha resistito
all’uragano Katrina, categoria 5. Le pare che non possa resistere a una tromba
d’aria di qua? È buon uso, quando la nave è in rada, avere una guardia in
plancia, e se c’era non poteva non vedere la tempesta in arrivo. Invece ha
imbarcato acqua con gli ospiti ancora in cabina. Basta un’inclinazione di 40
gradi e chi era in cabina si è ritrovato la porta in alto: lei immagina un uomo
di 60-70 anni arrampicarsi per uscire? Sono finiti in trappola, quella povera
gente ha fatto la fine del topo».
Dicono che lei si sia molto arrabbiato per
le notizie della prima ora sulla Bayesian.
«Certo che se dicono che l’albero si è
spezzato, se esperti lo danno come pericoloso… Non scherziamo. Abbiamo avuto un
danno di immagine enorme e una flessione in borsa. Stiamo valutando possibili
azioni a tutela della nostra immagine e credibilità delle Navi Perini».
Intervista di Giusi Fasano, Corriere della Sera (21/8/2024)
Canzone del giorno: Vortex (1997) - Megadeth