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"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

domenica 19 maggio 2024

Cultura europea

Eccoci, abitanti di un’epoca segnata da una permanente campagna elettorale. Stanchi spettatori di un teatro animato da leader che si candidano nella consapevolezza che non andranno mai a Bruxelles, impegnati a trasformare il discorso sul destino dell’Europa in una querelle quasi strapaesana. Attenti soprattutto a questioni legate all’economia e alla difesa, i partiti non hanno speso neanche una parola sulla centralità della cultura. Eppure, ciò che rende il nostro continente davvero unico è proprio questa «parola», dotata una precisa e irripetibile valenza civile e identitaria. Esito di una doppia eredità — Atene e Gerusalemme — l’idea stessa di Europa si fonda, innanzitutto, sulla sua cultura. Una cultura dinamica, contaminata, porosa, aperta al «nuovo» e all’«altro», informata da una pluralità di diversità interne, intenta a celebrare la dignità dell’uomo, la realizzazione della conoscenza, la ricerca disinteressata del sapere. Si pensi a un piccolo episodio, colto da George Steiner. Mentre negli Usa streets e avenues sono indicate da numeri e da lettere, le nostre strade e le nostre piazze portano il nome di artisti, di scrittori, di scienziati, di statisti. Oltreoceano ci si muove in un presente senza radici. Da noi, la memoria dà consistenza e bellezza. La drammatica dimenticanza odierna era stata già intuita da Milan Kundera in un breve testo del 1985 (ora raccolto in Praga, poesia che scompare, Adelphi). Se nel Medioevo l’unità europea si reggeva sulla religione, nei tempi moderni arte, letteratura e filosofia hanno incarnato i «valori supremi attraverso i quali gli europei si riconoscevano, si definivano». Nella nostra età, con un atto liberatorio, il pensiero forte ha ceduto il suo posto alle prodezze della tecnica e al dispotismo del mercato. L’identikit dell’europeo di oggi: «colui che ha nostalgia dell’Europa». Dunque, addio cultura come terreno comune! Un j’accuse di dolorosa attualità. Che lascerà indifferenti attori e comparse della politica italiana.

Vincenzo Trione, Corriere della Sera (18/5/2024)

Canzone del giorno: Brothers (2013) - Ludovico Einaudi
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