nuovigiorni

"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

sabato 30 luglio 2022

Canzoni alla radio

Coi dadi e poi con le guerre
Coi robot che sanno già fare l'amore
Per noi ancora qui, proprio qui
Con tante cose da dire
È così che in silenzio parte una canzone
Sembra stupido ma
È la più bella di tutte
Si stacca piano dal cuore
È la più bella di tutte
Ecco la rima, amore

È solo un sasso leggero
Guardo la mano poi guardo in su
Lo tiro in alto e non lo vedo più
È un miracolo o no?

Che il sasso nel cielo
È già una stella cometa
Forse è proprio per questo
Che hanno inventato la radio
E le gite all'aperto e i vestiti di seta
Le corse in bici sotto al cielo blu
Le corse in bici sotto al cielo blu

 Stadio, Canzoni alla radio (1986)

Canzone del giorno: Canzoni alla radio (1986) - Stadio
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mercoledì 27 luglio 2022

Centro

È il momento della corsa al centro. Ormai è diventato difficile tenere il conto degli esponenti politici che in vista delle prossime elezioni si candidano a occupare quel luogo dello schieramento politico parlamentare e corrono a fregiarsi di quella denominazione. Ai due o tre gruppi che già da tempo occupavano il centro (Azione, Italia viva, +Europa) e a un numero indefinito di minuscoli gruppetti di parlamentari arruolatisi in sigle ai più sconosciute («Centro democratico, Facciamo Eco, Vinciamo Italia, Noi con l’Italia), se ne sono aggiunti altri. Gruppi animati da questo o da quel «centrista» d’annata tipo Quagliariello o Tabacci, seguiti di recente dalle truppe di Di Maio e, dall’altrieri, anche dalla migrazione consistente che ha lasciato o è sul punto di lasciare le file di Forza Italia. Invariabilmente tutti diretti al centro Oggi però nel sistema politico italiano il centro è un luogo vuoto, un non luogo. Politicamente è il nulla: dichiararsi di centro è come dichiararsi a favore dell’aria condizionata o del gelato alla crema anziché al cioccolato. Equivale cioè a un’identità politica evanescente che non sembra proprio in grado di attrarre grandi masse di elettori. Sicché per chi vi ha puntato le proprie fortune l’occupazione di una posizione di centro appare destinata a risolversi con ogni probabilità in una gigantesca delusione. Proclamarsi «di centro» non serve a nulla. Serve avere qualche idea: proporre qualcosa di importante e magari dire anche come, con quali tempi e quali mezzi sia possibile realizzarla. Serve cioè avere un programma. Anche dirsi «moderati» in Italia non significa granché: da queste parti, ad esempio, per far due cose certo da «moderati» come far pagare le tasse o costringere i tassisti a rinunciare ai loro privilegi serve un coraggio politico da kamikaze: altro che «moderazione»! Sì, c’è stato un tempo in cui le cose erano diverse. Ed è il tenace ricordo del passato — in particolare dell’ultraquarantennale centrismo della Democrazia cristiana — che probabilmente vale a spiegare quanto sta succedendo oggi. Ma, la storia non si ripete. Il centro acquista un significato politico autentico e in quanto tale diviene quindi un formidabile valore aggiunto solo a una condizione. E cioè che nel sistema vi siano a destra e a sinistra dello schieramento politico due formazioni che per le loro caratteristiche ideologiche abbiano un carattere radicale, estremista, potenzialmente eversivo, che rende assai dubbia la loro legittimità al governo di un Paese retto da ordinamenti democratici. Non è neppure necessario che ciò sia effettivamente vero: basti che lo creda vero la maggioranza degli elettori. [...] La conclusione, data la disposizione e gli orientamenti delle forze politiche italiane appena tratteggiata, è che oggi la collocazione centrista non possiede alcuna valenza ideologica forte, non rappresenta alcun carattere identitario vero. Non vuol dire nulla. È semmai un’altra cosa. Anzi due. Da un lato è il frutto dell’inconsistenza e dunque del potenziale spappolamento di tutte quelle identità politiche nate interamente con la seconda Repubblica (incluso il Pd, nel quale la catastrofe comunista, insieme all’arrivo nelle sue fila di massicce schiere di profughi da altre famiglie politiche assai diverse dal vecchio Pci, ha creato un potpourri genericamente «democratico» privo completamente, però, di un’anima e di un baricentro). E dall’altro lato è il frutto della paurosa sterilità politica del Paese: della sua (della nostra?) incapacità di dar vita a qualcosa di politicamente nuovo e vitale, a una visione del futuro e a una prospettiva capaci di prendere il posto di quelle larvali che abbiamo oggi di fronte.

Ernesto Galli della Loggia, Corriere della Sera (25/7/2022)

Canzone del giorno: Centro (2018) - MadMan ft. Coez
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lunedì 25 luglio 2022

Grida


«E veramente accade che sempre dove manca la ragione suppliscono le grida»

Leonardo da Vinci (1452 – 1519) -  [Codice Urbinate, 29]


Canzone del giorno: Another Way Of Life (2018) - Cloud Nothings
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venerdì 22 luglio 2022

Soffiare sul fuoco

C’è chi dice che nella Lega e in parte di Forza Italia ci stavano lavorando da tempo e che quella mossa di Conte di non votare la fiducia al Dl Aiuti sia stata l'occasione tanto attesa. Attesa per rovesciare il racconto del Papeete e puntare l'indice contro qualcuno ma senza poi lavorare per ricostruire. Il fatto è che davanti a Salvini e Berlusconi è passato un treno carico di convenienze di parte. Cioè imboccare un'autostrada verso le urne finalmente a mani libere, competendo ad armi pari con Meloni e soprattutto approfittando di un disfacimento dei 5 Stelle e della alleanza con il Pd. In queste condizioni c'è la possibilità, davvero, di fare bingo e raggiungere quella maggioranza di centro-destra che fu solo sfiorata nel 2018. Il richiamo della foresta ha fatto breccia. Molto più che tenere in sicurezza l'Italia e andare al voto dopo la sessione di bilancio e dopo aver incassato quasi 20 miliardi della prossima rata del Pnrr, ha prevalso l'istinto di chi si sente la vittoria in tasca. In fondo si trattava di aspettare la fine dell'anno e poi Mattarella avrebbe sciolto le Camere a gennaio per indire le elezioni tra febbraio e marzo. Tra l'altro ora la cornice può sembrare favorevole ma è da vedere in che condizioni si andrà a votare. Perché se l'autunno doveva essere caldo con Draghi, lo sarà comunque. E in campagna elettorale anche alzare la voce su nuovo debito avrà un costo per chi ci osserva da Bruxelles o sui mercati. E, poi, non sarà semplice scriverlo nei documenti ufficiali da mandare alla Commissione Ue. Proprio oggi, mentre il premier esce di scena, la Bce parlerà dello scudo anti-spread e delle prossime mosse sui tassi e non a caso ieri il Commissario Ue Gentiloni ha evocato «la tempesta perfetta» creata da irresponsabili. Qualcosa però cambia. Che se finora i partiti si sono concessi una campagna elettorale permanente "protetti" da Draghi a Palazzo Chigi, ora entrano in mare aperto e faranno i conti con il giudizio dell'Europa o le scelte di Francoforte senza più lo scudo del premier. Saranno pesati altri leader e programmi e in prima linea c'è la vincitrice di questa partita, la Meloni che ha sempre puntato alle urne. A Letta resta una coalizione a pezzi e un difficile recupero di Conte, ma ha uno slogan che ha già usato ieri, quello della responsabilità in nome di Draghi a cui il Pd è rimasto fedele fino all'ultimo. In fondo tutti gli appelli arrivati al premier per restare hanno un peso, non solo quelli dei mondi economici ma quelli sociali, degli amministratori, dell'università, della sanità. Una base a cui guardare.

Lina Palmerini, Il Sole 24 Ore (21/7/2022)

Canzone del giorno: Set Fire To The Rain (2011) - Adele
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mercoledì 20 luglio 2022

Proliferazioni

Fake news, un fenomeno ancora più grave in epoca di guerra e di pandemia. Quali le principali evidenze emerse dal Rapporto Censis-Ital Communications?

"Emerge un quadro molto complesso e articolato del sistema della comunicazione in cui viene meno il meccanismo tradizionale basato su fonti professionali e autorevoli. Oggi abbiamo avuto con la rivoluzione digitale una rivoluzione copernicana, ogni singolo individuo è al centro del sistema dei media, da una parte può costruirsi autonomamente i propri palinsesti, dall'altra parte diventa egli stesso produttore di contenuti. È chiaro che in un contesto così difficile anche le fake news proliferano. Il punto è che i professionisti della comunicazione, penso al giornalismo di professione, penso alle agenzie di comunicazione, devono continuare a svolgere quel ruolo diaframmatico importante tra fonti delle notizie e pubblico, però giocando un ruolo nuovo, io dico da pionieri della comunicazione. Non con la nostalgia e la frustrazione di chi viene scavalcato dal cambiamento ma facendosi artefici di una nuova pagina della comunicazione".

Quale può essere la strada per riportare gli italiani verso forme di informazione accreditate?

"Indietro non si torna. Se facciamo il confronto con il 2006-2007, periodo precedente alla grande crisi del 2008, vediamo che le famiglie hanno ridotto i loro consumi del 13% rispetto ad allora. Nello stesso momento, però, è aumentata la voce di spesa per l'acquisto dei computer (+90%) e per gli smartphone (+450%). C'è un primato dello schermo e del linguaggio audiovisivo. Questo è un dato di fatto rispetto al quale non si torna indietro. Chi fa informazione con professionalità e autorevolezza deve adeguarsi a un contesto così profondamente mutato non rinunciando alla professionalità ma tenendo conto che al centro del sistema non ci sono più i media tradizionali".

da un'intervista a Massimiliano Valerii, direttore generale del Censis (la Stampa - 15/7/2022)

Canzone del giorno: Scintille (2018) - Gazzelle
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martedì 19 luglio 2022

Mediocrità


Una costante serietà è la maschera della mediocrità.


Voltaire (1694 - 1778)
, discorso all'Académie française, 1746


Canzone del giorno: Mediocre Bad Guys (2003) - Jack Johnson
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sabato 16 luglio 2022

Scalfari

Poi fui di nuovo in quella stanza, disteso su quel letto con la testiera d’ottone e tanti cuscini scomposti e gualciti. Sentii che la vita se ne andava dolcemente, con un leggero passo di danza, un flusso arreso di evanescenze, volti, dolori, fatica. Ah, che opprimente fatica correndo su e giú per la vita, comandare e obbedire, amare e odiare, sedurre e abbandonare, giacere derelitti in angoli di solitudine, smarrirsi nella folla vociante delle stazioni, essere poveri e essere ricchi e alti e bassi. Su e giú per la vita incalzato da quel perfetto detestabile meccanismo persecutorio cresciuto come un enorme tumore tra la fronte e la nuca, miliardi e miliardi di cellule perverse collegate tra loro ai miei danni per obbligarmi a ricordare, per costringermi a crescere, a decidere, a pensare. Ho dato tutto me stesso a quel mirabile meccanismo, gli ho delegato il mio corpo e il mio destino, a lui mi sono affidato come il bambino si affida alla madre. Che altro potevo fare? Mi aveva invaso. I suoi comandi arrivavano fin nelle fibre piú remote e tutti gli organi del mio universo corporale gli avevano giurato devozione. Che potevo fare se non amarlo appassionatamente, senza riserve né pentimenti né tentazioni? […] 

Voglio rivelarti un piccolo segreto. La felicità non è un fiore che nasce dal nulla, all’improvviso. Così credono gli sciocchi. Invece la felicità va preparata per tempo, vezzeggiata, adescata; bisogna predisporre trappole ben congegnate per catturarla, e alle volte si manca il bersaglio. Altre volte si torna col carniere pieno, o se vuoi con un cesto colmo di fiori.

Eugenio Scalfari (1924 – 2022), Il Labirinto, 1998 (Ed.Eiunaudi)

Canzone del giorno: Slip Away (1989) - Pat Metheny Group
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mercoledì 13 luglio 2022

Gli antimoderni

Le concessioni dei siti archeologici per i concerti (Circo Massimo per i Máneskin e Caracalla per l'opera lirica)? Il trasferimento della Biblioteca di Storia dell'arte da Palazzo Venezia a Palazzo San Felice (a Roma)? Lo spostamento della Biblioteca Nazionale di Napoli all'Albergo dei poveri? E ancora: il patrimonio dei libri di Umberto Eco diviso tra Brera e Università di Bologna? Il prestito all'estero di alcuni capolavori? L'esposizione delle straordinarie sculture della controversa famiglia Torlonia? E l'arena da costruire al Colosseo? Domande diverse alle quali la risposta è sempre la stessa. «Io preferirei di no», come ripete il Bartleby di Melville. Potrebbe essere, questa, la battuta utilizzata dai tanti iscritti all'ampio, diffuso e trasversale partito degli antimoderni di sinistra. Nella maggior parte dei casi, si tratta di intellettuali che condividono inclinazioni conservatrici. Da anni questo partito è in azione, impegnato a opporre rifiuti ideologici a qualsiasi cambiamento, portato a fare barricate contro ogni riforma dei beni culturali. Pur indossando la maschera dei progressisti, gli animatori del gruppo sembrano non essere mai usciti dal Novecento. Mirano a non intaccare lo status quo, attenti a non alterare consuetudini oramai ridotte a ritualità svuotate di senso, afflitti da un passatismo rigido, ostili nei confronti di ogni avanguardia e di ogni contaminazione, interpreti di un'Italia che guarda soprattutto dietro di sé, ancorata al culto dell'antichità e del Rinascimento. I rischi insiti nelle sistematiche e prevedibili interdizioni sono chiari. Incapaci di farsi coscienze critiche, gli antimoderni di sinistra tendono a valutare in modo pregiudiziale iniziative e provvedimenti volti ad alterare l'ordine delle cose, senza entrare davvero nel merito di quelle proposte. Voci di un Paese che troppo spesso vive il presente non come opportunità né come domanda aperta, ma come inciampo della storia.

Vincenzo Trione, Corriere della Sera (13/7/2022)


Canzone del giorno: Ashes and Fire (2011) - Ryan Adams
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martedì 12 luglio 2022

Indifferenza


La pena che i buoni devono scontare per l'indifferenza alla cosa pubblica è quella di essere governati da uomini malvagi.


Socrate, in Platone, Apologia di Socrate, IV sec. a.C.


Canzone del giorno: Vuoti a rendere (2008) - Max Gazzé
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sabato 9 luglio 2022

Fretta

Un anno e mezzo fa l'Italia si è impegnata a spendere 220 miliardi del Pnrr (di cui circa due terzi presi a prestito) entro il 2027. Il governo ha rispettato le 45 scadenze per il primo semestre di quest'anno, sbloccando 24 miliardi, di cui la metà sovvenzioni a fondo perduto. È un fatto positivo di cui va dato atto al governo, ma non basta per assicurarsi che i soldi vengano spesi bene in futuro. Ci sono tre motivi per nutrire preoccupazioni al riguardo. Manca ancora un monitoraggio pubblico e sistematico dell'esecuzione del piano. Non c'è traccia di una banca dati sulle gare effettivamente avviate, sulle aggiudicazioni, sulle opere di cui è stata iniziata l'attuazione, sui finanziamenti sin qui elargiti, su come procede il programma di assunzione di personale che dovrebbe contribuire all'abbattimento dell'arretrato nella riforma della giustizia civile, né sul numero e la qualità delle assunzioni nella Pubblica Amministrazione. Secondo, in certi casi si fatica a reperire il personale necessario all'attuazione. L'Europa ci ha chiesto di destinare almeno il 20 per cento dei fondi alla transizione digitale e il 37 per cento alla transizione ecologica (abbiamo già espresso in passato le nostre perplessità a riguardo, ma questo è un altro discorso). Questo ci ha portato a concentrare le risorse su pochi settori: edilizia, elettronica e ottica assorbono quasi la metà dei fondi, e l'edilizia in particolare il 35 per cento. Quest'ultimo settore, dove già oggi si lamentano forti carenze di personale, dovrebbe assumere quasi 100.000 nuovi lavoratori; sono quindi necessari interventi massicci sulla formazione e politiche attive del lavoro. […] Il terzo motivo di preoccupazione è la fretta nel progettare gli interventi e nello spendere i fondi, e il rischio conseguente che non ci sia una adeguata capacità di spenderli bene. Questo è un problema alla radice, nelle direttive della Commissione. Nell'ubriacatura generale di un anno e mezzo fa, pochi sembrano essersi chiesti se avevamo le capacità di progettare in pochi mesi e di spendere in pochi anni risorse così ingenti, soprattutto a livello locale dove si concentra gran parte dell'azione. […] Ma la fretta non è solo un problema di enti locali. Per esempio, come docenti universitari siamo testimoni di come si stanno attuando progetti nell'ambito dei cosiddetti partenariati tra atenei e aziende. In alcuni casi di cui abbiamo notizia il messaggio è stato "fate in fretta, mettete lavori che avete già fatto o che avreste fatto in ogni caso, e semplicemente date un titolo che abbia una qualche attinenza con il progetto". Chi controllerà? Chi obietterà mai? Eppure questa è la definizione di "spreco": un compenso per un lavoro che si farebbe in ogni caso, o che addirittura è già stato fatto, oltre che molto spesso inutile (chiedere alle aziende partner). Il Pnrr potrà davvero favorire la ripresa della nostra economia se riuscirà a cambiare il modo con cui si selezionano, progettano e finanziano gli investimenti pubblici in Italia. Il governo ha in mano una leva potente per spingere i ministeri e gli enti locali a fare un salto di qualità: escludere dall'assegnazione dei fondi enti ed amministrazioni che non sono in grado di gestirli bene. Ma se l'attenzione del Parlamento e dell'esecutivo è solo sullo spendere in fretta, questa leva diventa un'arma spuntata. Cambiare i processi con cui si spendono i soldi pubblici è parte integrante del Pnrr. ll tempo speso nel favorire questo cambiamento non è un ritardo nell'attuazione del piano, ma è un passo concreto (e non di carta) verso la sua attuazione. Anche l'Europa sa che spendere male è peggio di non spendere.

Tito Boeri e Roberto Perotti, La Repubblica (7/7/2022)

Canzone del giorno: Money on My Mind (2014) - Sam Smith
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giovedì 7 luglio 2022

Pietra

 


"Impara a scrivere le tue ferite sulla sabbia e a incidere le tue gioie nella pietra".

Lao Tzu, filosofo cinese del V sec. a.C.


Canzone del giorno: Heartlines (2011) - Florence and The Machine
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lunedì 4 luglio 2022

Pace provvisoria

Chi oggi invoca pace subito in Ucraina prolunga la guerra. E’ inverosimile che Mosca e Kiev negozino qualsiasi trattato di pace – un nuovo, stabile assetto post-bellico - visto il carico di odio fra i due popoli e di sfiducia tra le due leadership. È invece possibile e necessario annodare una trattativa segreta fra Putin e Zelensky per un cessate-il-fuoco. Premessa del lungo percorso verso il congelamento sine die del conflitto. "Pace" provvisoria. Ma non c'è nulla di meno temporaneo di una tregua fra nemici irriducibili (Corea insegna) quando nessuno ha a portata di mano la vittoria totale. L'ostacolo principale alla tregua è che aprendo formalmente il negoziato entrambi i capi rischierebbero il posto e la vita se dovessero apparire troppo corrivi verso il nemico. Perché finché esisteranno Russia e Ucraina saranno avversarie. La questione è solo se fredde o calde. Alla Casa Bianca — ma non in tutti gli apparati americani - vorrebbero che la guerra finisse presto. Mentre il Pentagono rinforza le capacità balistiche di Kiev con armi sofisticate, Biden e i suoi premono sugli ucraini per convincerli che rinviando la tregua negozierebbero poi da posizioni di estrema debolezza, vista l'inerzia che sul campo volge a favore dei russi. […]Se, come e quando si arriverà alla tregua lo capiremo nelle prossime settimane. Più passa il tempo, più il conflitto può prendere una dinamica inarrestabile. Le conseguenze geopolitiche ed economiche della guerra stanno destabilizzando vaste aree africane e mediorientali, mentre è già oggi in questione la tenuta energetica e non solo di tutti i paesi europei, Italia inclusa. Il nostro governo, consapevole dei rischi anche se assai prudente nel comunicarli, è stato il primo a disegnare un ambizioso progetto di uscita dalla guerra per tappe, partendo dalla tregua (e magari finendo con essa). Draghi stesso, nella visita di maggio a Washington, ha segnalato a Biden l'urgenza del cessate-il-fuoco prima che tutto salti. Putin e Zelensky sono pronti a trattare sul serio? O forse intendono avviare un dialogo con il retropensiero di sabotarlo e attribuire all'altro la colpa del fallimento? […] Davvero i russi stanno ingaggiando un giro d'Ucraina a tappe che mira al traguardo di Kiev, non importa quanti mesi, anni o decenni serviranno? E gli ucraini credono sul serio nell'inversione del circuito, tale da recuperare tutti i territori rubati dai russi, inclusa la Crimea? Non illudiamoci: la tregua sarebbe ingiusta, perché lascerebbe l'aggressore in condizione di vantaggio. Ma la pace "giusta", comunque la si voglia definire, implica la guerra a oltranza, all'ombra dell'atomica. Meglio una tregua imperfetta che il suo perfetto contrario.

Luca Caracciolo, La Stampa (04/07/2022)

Canzone del giorno: Troubled Souls (2016) - Jack Savoretti
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sabato 2 luglio 2022

L'elmetto

Vauro, da google.it



















Canzone del giorno: Peacekeeper (2003) - Fleetwood Mac
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venerdì 1 luglio 2022

Playlist Giugno 2022

 

  1. Red Hot Chili Peppers, Feasting On The Flowers  – (The Getaway – 2016) – Grano
  2. Lauren Daigle, Losing My Religion  (Look Up Child – 2018) – Nuovo pacifismo 
  3. The Cars, Up And Down  (Panorama – 1980) – Carriera
  4. Annie Lennox, Lost  (Songs of Mass Destruction – 2007) – 670 volte
  5. Fabri Fibra ft. Colapesce e Dimartino, Propaganda  (Caos – 2022) – Propaganda
  6. The Doors, People Are Strange  (Strang Days – 1967) – Popolo cornuto
  7. Leon Russell, I Put A Spell On You  (Leon Russell – 1970) – Niente per niente
  8. Ella Fitzgerald, Manhattan  (Ella Fitzerald Sings... – 1956) – Park Avenu
  9. Paola Turci, Eclissi  (Il secondo cuore – 2017) – Men-vivere
  10. Christina Aguilera, Beautiful – (Stripped – 2002) – La bellezza
  11. The Moody Blues, Breaking Point  (Sur La Mer – 1988) – Trattative
  12. Arisa, La notte  (Amami – 2012) – Non-vittoria