Sei italiani su
dieci soffrono di «cervicale», come
viene impropriamente chiamata la cervicalgia,
il dolore al collo che
si protrae per un periodo di tempo variabile, uno dei disturbi
muscolo-scheletrici più diffusi nel mondo occidentale, che anche in Italia non
accenna a diminuire, anzi risulta in continuo aumento. Il 50% della popolazione
mondiale sperimenta un attacco di cervicalgia almeno una volta nella vita, una
sindrome che si colloca al quarto posto nella classifica delle cause di anni
persi per invalidità, subito dopo la lombalgia, la depressione e i dolori
articolari. (…) La cervicalgia può essere scatenata da un insieme di cause
particolarmente numerose ed eterogenee, le più indiziate delle quali sono la sedentarietà,
la postura scorretta, ernie cervicali, ipercifosi
dorsale, iperlordosi lombare, osteofiti e spondilosi,
mentre la cervicalgia improvvisa ed acuta è spesso imputabile a colpi di freddo,
colpi di frusta (traumi derivati da incidenti
automobilistici), protrusioni discali e sport di
potenza. Il classico dolore del collo inoltre, può essere affiancato da sintomi
secondari, quali la tensione ed affaticamento muscolare locale,
una sintomatologia che si irradia alla nuca, alla spalla e al dorso, con
intorpidimento e formicolio localizzato, fino a provocare dolore al braccio
(brachialgia) e debolezza di tutto l' arto superiore e della mano, che arriva
in molti casi ad impedire la prensione degli oggetti. (…)Più banalmente la
cervicalgia latente può accentuarsi in diverse occasioni, come dormire su un
materasso troppo morbido con un cuscino non adeguato, due condizioni che
possono aggravare il dolore cervicale, come accade quando per esempio ci si
sveglia con un braccio «addormentato»,
indizio di compressione anomala dei nervi cervicali causante parestesie e
formicolio, oppure quando si rimane molte ore al volante, sottoponendo la
colonna a ripetuti microtraumi durante la guida, come succede quotidianamente
ai tassisti romani che percorrono le strade accidentate della capitale. Altro
elemento imputato è lo stress, il
quale, imponendo contratture da tensioni eccessive, accentua un dolore
preesistente se si assumono posizioni scorrette, sfociando spesso in rigidità
muscolari ed articolari, che non facilitano il risolversi della flogosi
rachidea. (…) Nel mondo sono 45 milioni le persone che soffrono di cervicale,
molte delle quali affette da una disabilità permanente causata da un evento traumatico,
per cui i medici raccomandano, appena svegliati, di fare sempre, per pochi
minuti e da seduti, piccoli movimenti del collo, in senso antero-posteriore
(toccando il petto con il mento ed estendendo la nuca sul dorso), laterali
(allineando il mento alle due spalle in modo alternato) ed obliqui (avvicinando
le orecchie alle spalle), per ridurre sensibilmente il rischio di probabili
recidive di cervicalgia, per avere il collo libero da tensioni e dolori, o
addirittura per eliminare la possibilità di comparsa della temibile cervicale.
Melania Rizzoli, Libero
(24/10/2019)
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