Il pulsante "like" di Facebook compie dieci anni. Come siamo arrivati fin qui?
È una lunga storia fatta di progresso: la necessità di velocizzare la produzione industriale automatizzando le fabbriche e migliorare la vita in casa attraverso l'energia elettrica. Ma anche di potere. Non dimentichiamo che i primi pulsanti servivano a chiamare la servitù. E a quella dinamica secondo-padrone sono sempre rimasti legati. (...) D'altronde quando i pulsanti funzionano è esattamente quel che fanno: appagano. L'evoluzione di quella cultura ci ha trasformato in una società ossessionata dall'ottenere gratificazione immediata. Questo sistema applicato ai social lo chiamo "bottonizazzione delle emozioni".
Ci spieghi meglio.
Esprimiamo sentimenti allo stesso modo in cui scegliamo uno snack da un distributore automatico. Di conseguenza la relazione che si instaura sui social è quella di venditore-acquirente. La merce è la sollecitazione di emozioni semplici da esternare. Perché quello che vogliamo dire deve entrare nell'espressione stringata di un faccino". (...) ... se la rete è l'unico spazio in cui ci esprimiamo. Ma non bisogna nemmeno pensare a certi strumenti in modo bigotto. E tantomeno porsi nei loro confronti con paura. La questione semmai è un'altra. Spingere pulsanti dovrebbe implicare una presa di responsabilità. Anche perché è solo apparentemente un atto democratico, che tutti possono fare. Ma non tutti hanno accesso a tutto ciò allo stesso modo. Perfino fra le amicizie di Facebook a qualcuno permettiamo di vedere cose e ad altri no".
da un'intervista a Rachel Plotnick
da un'intervista a Rachel Plotnick
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