Non piacerà l’espressione «lupi solitari», ma questi terroristi restano degli sfigati, dei folgorati che usano auto e coltello non tanto perché presenti nel «manuale della Jihad» (capirai) ma perché altro non saprebbero usare, soldi non ne hanno, armi neppure, una cintura al plastico non saprebbero costruirla: chiaro che poi l’Isis rivendica sempre, per quanto gli analisti concordano almeno su questo questi lupi-sfigati-terroristi sopravviveranno anche alla fine dello Stato Islamico. E mentre i nostri opinionisti si atteggiano a consiglieri Nato e sprecano improbabilissimi link mondialistici (la Brexit, Trump, i tablet vietati in aereo, l’immigrazione dalla Libia) una sola cosa accomuna davvero tutti gli attentati terroristici dal 2001 a oggi: la nostra reazione, il nostro riflesso soprattutto mediatico che ci fa scattare nello stesso modo per attentati realmente pianificati per mesi e da lontano (Madrid 2004 o Londra 2005, per dire) oppure per spontaneismi pazzotici (Nizza, Berlino) che sono semplicemente un’altra cosa, e andrebbe detto. In Israele gli attentati con auto e coltello sono all’ordine del giorno, ma autorità e media diversamente da noi tendono a dissimularli proprio perché l’allarme e la paura sono l’obiettivo dei terroristi addirittura più dei morti. Noi invece ammiriamo la flemma britannica («non ci facciamo intimorire, domani sarà un giorno come un altro») e subito dopo ci mettiamo a urlare.
Filippo Facci, Libero (24/3/2017)
Filippo Facci, Libero (24/3/2017)
Canzone del giorno: Sea Of Sorrow (1992) - Alice In Chains
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