Voce asciutta e malinconica quella di Ryan Adams. Il mese scorso è uscito Prisonier, sedicesimo album della carriera del songwriter del North Carolina.
Ancora una volta viene fuori l'efficacia melodica dell'artista e la consistenza dei suoi testi in grado di descrivere la sua esperienza di vita, spesso tormentata.
Se in passato ha confessato la sua dipendenza dalla droga, oggi è la separazione dalla moglie, dopo sei anni di matrimonio, ad avere influenzato testi e arrangiamenti.
Ancora una volta la creatività artistica strettamente connessa a disagi emotivi individuali.
Il risultato complessivo è buono e all'insegna di una regolarità artistica che fa di Ryan Adams un convincente compositore in grado di rielaborare e aggiornare ai nostri giorni la grande tradizione della musica d'autore statunitense.
I brani di Prisoner hanno un'adeguata ispirazione fra country e indie-folk.
Dolenti ballate (Doomsday, Haunted House), composizioni rabbiose (Shiver and Shake), raffinate melodie rock (Do You Still A Love Me?), eccelsi arpeggi di chitarra acustica (Breakdown, Outbound Train).
Ispirato e accattivante.
Canzone del giorno: Do You Still A Love Me? (2017) - Ryan Adams
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