"I ragazzi
che si diplomano oggi sono meno preparati dei loro predecessori. A certificarlo
lo studio che l’Ocse ha appena pubblicato e che confronta i risultati delle
rilevazioni della fine degli anni Novanta con quelle più recenti del 2012. Se i
quarantenni e i cinquantenni di oggi sono più preparati di quelli di vent’anni
fa – a dimostrazione che le politiche per la scuola per tutti fino a un certo punto hanno
funzionato almeno nell’allargare l’accesso all’insegnamento anche delle scuole
superiori e in parte all’università – per le ultime generazioni di ragazzi che
si affacciano al mondo del lavoro, la tendenza è invertita.
Si tratta di un fenomeno non solo italiano ma che riguarda i sistemi scolastici di quasi tutti i Paese europei (vistosa è l’eccezione della scuola in Polonia). Le cause, scrive Marco Paccagnella, che ha curato lo studio, possono essere diverse, ma sicuramente c’è un generale declino della qualità dei programmi dei sistemi scolastici rispetto alle competenze che sono richieste oggi. Una scuola antiquata dunque, che non riesce né a offrire competenze adeguate né a misurarle? I dati sui cento e lode e sulle percentuali di promossi alla maturità in Italia – che rasentano il 98 per cento – mostrano che i ragazzi sono mediamente molto ben preparati a rispondere a quanto la scuola richiede. Ma i numeri raccolti dall’Ocse parlano di un’altra realtà.
Giovanni Azzone, rettore del Politecnico di Milano, queste difficoltà dei ragazzi le vede tutti i giorni: «L’impressione è che i modelli formativi della scuola non si adeguino alle caratteristiche di apprendimento dei ragazzi di oggi. Negli anni Novanta avevamo un mondo carente di fonti informative, ma quelle che c’erano erano di solito accreditate, scelte. La difficoltà era trovarle. Oggi siamo in un mondo a informazione ridondante: la difficoltà da superare e la competenza richiesta ai ragazzi sono invece il riuscire a sintetizzare, a scegliere e capire. Serve imparare la lettura critica e invece la scuola è ancora generalmente ancorata a vecchi modelli. E in questo spesso non riesce neppure a cogliere e valorizzare le potenzialità dei ragazzi di oggi: punta ancora al contenuto, alle nozioni, rispetto al metodo, allo sviluppo del ragionamento, al lavoro di gruppo»".
Si tratta di un fenomeno non solo italiano ma che riguarda i sistemi scolastici di quasi tutti i Paese europei (vistosa è l’eccezione della scuola in Polonia). Le cause, scrive Marco Paccagnella, che ha curato lo studio, possono essere diverse, ma sicuramente c’è un generale declino della qualità dei programmi dei sistemi scolastici rispetto alle competenze che sono richieste oggi. Una scuola antiquata dunque, che non riesce né a offrire competenze adeguate né a misurarle? I dati sui cento e lode e sulle percentuali di promossi alla maturità in Italia – che rasentano il 98 per cento – mostrano che i ragazzi sono mediamente molto ben preparati a rispondere a quanto la scuola richiede. Ma i numeri raccolti dall’Ocse parlano di un’altra realtà.
Giovanni Azzone, rettore del Politecnico di Milano, queste difficoltà dei ragazzi le vede tutti i giorni: «L’impressione è che i modelli formativi della scuola non si adeguino alle caratteristiche di apprendimento dei ragazzi di oggi. Negli anni Novanta avevamo un mondo carente di fonti informative, ma quelle che c’erano erano di solito accreditate, scelte. La difficoltà era trovarle. Oggi siamo in un mondo a informazione ridondante: la difficoltà da superare e la competenza richiesta ai ragazzi sono invece il riuscire a sintetizzare, a scegliere e capire. Serve imparare la lettura critica e invece la scuola è ancora generalmente ancorata a vecchi modelli. E in questo spesso non riesce neppure a cogliere e valorizzare le potenzialità dei ragazzi di oggi: punta ancora al contenuto, alle nozioni, rispetto al metodo, allo sviluppo del ragionamento, al lavoro di gruppo»".
Gianna
Fragonara, Corriere della Sera del 27/10/2016