Sul Corriere della Sera, Antonio Polito elenca soltanto alcuni fra i politici che fanno di tutto per non smettere di esercitare il ruolo di "politico" di professione: "In un Paese dove tutte le persone normali sognano di andare al più presto in pensione, loro in pensione non vorrebbero andarci mai. È una condanna, non una scelta. Come tossicodipendenti all’ultimo stadio, non riescono a porre fine al loro vizio, e se le inventano tutte pur di continuare".
C'è una recente sentenza della Corte di Giustizia europea che riconosce il diritto all'oblio dei cittadini. Addirittura un colosso come Google è disponibile a cancellare, su richiesta dell'interessato, informazioni che riguardano la singola persona che non vuole più essere citata dal motore di ricerca.
Il diritto all'oblio di sicuro non piace ai nostri politici e "l’Italia in effetti pullula di ex politici di rango nazionale che, come la risacca, si ritirano in provincia ad occupare poltrone di presidente e consigliere di amministrazione di questo o di quello, nella proliferazione di società pubbliche inutili che non chiudono mai, e sopravvivono perfino alle Province".
Sicuramente ha ragione l'editorialista quando parla di disadattamento alla vita civile da parte di chi, costretto ad abbandonare gli scranni del potere politico, si ritrova a ripartire trasformato in comune cittadino.
Non é soltanto una questione di passaggio "dalle stelle alle stalle" di proverbiale memoria, ma di tipica incapacità di reintegrarsi fra i comuni mortali: “magari ha sempre girato senza uno spicciolo in tasca, chaperonato da una scorta o da una segretaria, non è neanche capace di sfogliare i giornali perché li ha sempre letti nella rassegna stampa della Camera, e non sa dove lasciare il cappotto e la borsa se non ha un’auto e un autista che lo aspetta. È insomma un disadattato, ci vorrebbero degli ospedali appositi, per la riabilitazione psico-motoria”.
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