“Umberto Eco considera Internet, e in generale la
memoria artificiale affidata alla tecnologia, una risorsa per stimolare i
giovani mettendo a loro disposizione una massa enorme di informazioni. Su questo
il mio pensiero differisce molto dal suo.
Secondo me, infatti, la tecnologia della memoria artificiale
è la causa prima dell’appiattimento sul presente o almeno una delle cause
principali. La conoscenza artificiale esonera i frequentatori della Rete da
ogni responsabilità: non hanno nessun bisogno di ricordare,
il clic sul computer gli fornisce ciò di cui in quel momento hanno bisogno. C’è
chi ricorda per te e tanto basta e avanza.
Ma c’è di più: la possibilità di entrare in contatto,
sempre attraverso il clic, con qualunque abitante del mondo, di parlare con un residente
in Australia e, a tuo piacimento, con uno che vive nei Caraibi o in Brasile o
nel Sudafrica o a Pechino; sembra inserirti in una folla di contatti e di
compagnia. In realtà è l’opposto: ti confina nella solitudine. Molti fruitori
della Rete infatti hanno smesso di frequentare il prossimo e restano ritirati
in casa a “navigare” sulle onde della nuova tecnologia. L’amore anche fisico
attraverso la Rete è diventato abituale per molti. Si chiama da tempo “amore
solitario” e infatti lo è. Infine la Rete ha modificato il pensiero, ha ridotto
al minimo la parola scritta.
Perfino il Papa si serve del linguaggio “twitter” e
comunica in questo modo con molti milioni di persone con frasi che non superano
i 140 caratteri. Tra il pensiero e la parola scritta c’è un rapporto
interattivo. I nostri giovani leggono i giornali e i libri attraverso la Rete. Cioè
leggono notizie e cultura ridotte a poche parole. Il numero delle parole usate è
ormai al minimo e poiché tra il pensiero e il linguaggio c’è una interazione,
ne deriva che il pensiero si è anchilosato come il linguaggio. La malattia è
estremamente preoccupante e segna un passaggio di epoca”.
Eugenio Scalfari, Il Vetro soffiato (L'Espresso n.3/2014)
Canzone del giorno: Man in The Air (2003) - Kurt Elling
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