I dolori
della crescita (“Growing pains”) li definisce L’Economist e, nei giorni scorsi,
ha pubblicato un grafico che mostra la variazione del reddito pro-capite negli
ultimi 15 anni (ossia da quando l’euro ha fatto il suo debutto sui mercati
finanziari) nei paesi dell’eurozona, negli Stati Uniti e nel Giappone.
I dati sono
del Fondo Monetario Internazionale ed evidenziano come la quantità di PIL
posseduta in media dai cittadini di uno Stato, è cresciuta ovunque, anche in
paesi come Grecia e Portogallo.
Il reddito
pro-capite, quindi, è aumentato poco o molto, ovunque e, naturalmente, più di
tutti in Germania che, secondo L’Economist, «è stata fra i più grandi
beneficiari» del progetto monetario europeo».
Il benessere
della popolazione tedesca (il prodotto interno lordo per persona) «è aumentato
di oltre il 20% dal 1999».
Provate a guardare
il grafico e non c’è bisogno di provare a indovinare qual è l’unico paese dove,
in 15 anni, il reddito pro-capite non è cresciuto ma, al contrario, si è
ridotto del 3%!