L’ultimo libro dell’economista britannico John
Kay, dal titolo Il pensiero obliquo (Codice
edizioni), pone l'attenzione su come il
progresso scientifico ci abbia portato a credere che possa esistere una scienza
che studia i processi decisionali dell’uomo. Secondo l’autore, invece, non
esiste, e non potrà mai esistere, una simile scienza. Nel suo scritto traccia un’analisi accurata su come gli obiettivi che ognuno di noi si pone non
possono che essere, per forza di cose, imprecisi e ricchi di sfaccettature che
cambiano continuamente mentre noi li rincorriamo.
L’economista, addirittura, prova a dimostrare come non sia
vero che le aziende più orientate al profitto siano veramente quelle che poi,
alla fine, raggiungono il maggiore profitto.
Noi non risolviamo i problemi come previsto dagli studi di
scienze decisionali, perché non ne siamo capaci. La vera impresa di un grande
statista non è prendere la decisione ottimale nel minor tempo possibile, ma
mediare con efficacia tra opinioni e valori contrastanti. La vera impresa i un
business leader non è prevedere con esattezza il futuro, ma adattare di
continuo le capacità dell’azienda alle fluttuazioni del mercato. Possedere
acume finanziario, come hanno affermato Buffet e Soros, significa navigare con
successo tra incertezze insolubili. In genere noi risolviamo i problemi in modo
obliquo: il nostro approccio è iterativo e adattativo. Prendiamo decisioni
partendo da una serie limitata di opzioni: la nostra conoscenza dei dati
rilevanti e la cognizione di quali possono essere considerati tali sono
imperfette. Persone diverse nella stessa situazione elaborano giudizi diversi,
non solo perché i loro obiettivi non corrispondono, ma anche perché scelgono tra
opzioni diverse, selezionano informazioni diverse e spesso, perfino a
posteriori, non è comunque possibile stabilire chi avesse ragione e chi torto.
In un mondo di per sé incerto, decidere bene non significa per forza di cose
ottenere un buon risultato; e un buon risultato non è necessariamente
riconducibile ad una buona decisione, o a una persona capace di prendere buone
decisioni. La stessa concezione di soluzione ottimale potrebbe essere errata.
Per risolvere i problemi spesso bisogna sapere interpretare e reinterpretare
gli obiettivi superiori (...). È difficile sottostimare i danni provocati in tempi recenti
da chi era convinto di conoscere meglio il mondo di quanto lo conoscesse
davvero: dirigenti e finanzieri che hanno mandato gambe all’aria grandi aziende
nel vano tentativo di aumentare il valore per gli azionisti; architetti e
urbanisti che pensavano che una città potesse essere disegnata a tavolino. Se
avessero riconosciuto la complessità dei sistemi di cui erano responsabili e le
esigenze molteplici degli individui che vi operavano, avrebbero potuto evitare
questi errori".
Canzone del giorno: It's Just A Thought (1970) - Creedence Clearwater Revival
Clicca e ascolta: I'ts Just....