Su Il Sole 24 Ore Roberto
Napoletano delinea, nella sua rubrica domenicale “Memorandum”, una mappa delle
paure sociali odierne e pone l’accento sulle difficoltà (tutte italiane!) di
non riuscire a trovare adeguate soluzioni orientate al cambiamento:
«Vent'anni fa abbiamo avuto Mani Pulite. Oggi scopriamo che le cose non sono cambiate. La corruzione si è ampliata, non riguarda solo i finanziamenti illeciti ai partiti, ma sono i rimborsi pubblici che arricchiscono gli uomini dei partiti, possono servire a pagare una festa di matrimonio o a comprarsi una laurea a Tirana. Cliniche private e ospedali pubblici - non tutti, ma tanti, troppi - a Reggio Calabria come a Milano, dimenticano i malati e arricchiscono medici affaristi, uomini della politica spregiudicati, una rete di insospettabili della cosiddetta società civile che fanno professione di fede ma praticano indisturbati "l'amore" per il furto e il vizio. Si assiste impotenti all'escalation di una criminalità organizzata che non rinuncia al controllo dei suoi territori ma fa sentire ovunque il peso dei suoi capitali e corrode, se possibile, ancora più in profondità il tessuto economico e civile del Paese (...).
"I nostri mariti sono morti di Stato" hanno gridato in corteo a Bologna le vedove degli imprenditori che si sono tolti la vita. Ci si uccide per una cartella esattoriale o per un credito non onorato dalle Amministrazioni, ma anche perché non si sa più cosa dire ai propri operai o perché come è stato scritto in un biglietto "la dignità vale più della vita". Abbiamo visto in faccia, qualche mese fa, la paura più grande, il rischio di diventare una nuova Grecia. Lo abbiamo scampato, ma siamo immersi in una spirale di precarietà e di angosce da Imu e dintorni che vien voglia di scappare».
«Vent'anni fa abbiamo avuto Mani Pulite. Oggi scopriamo che le cose non sono cambiate. La corruzione si è ampliata, non riguarda solo i finanziamenti illeciti ai partiti, ma sono i rimborsi pubblici che arricchiscono gli uomini dei partiti, possono servire a pagare una festa di matrimonio o a comprarsi una laurea a Tirana. Cliniche private e ospedali pubblici - non tutti, ma tanti, troppi - a Reggio Calabria come a Milano, dimenticano i malati e arricchiscono medici affaristi, uomini della politica spregiudicati, una rete di insospettabili della cosiddetta società civile che fanno professione di fede ma praticano indisturbati "l'amore" per il furto e il vizio. Si assiste impotenti all'escalation di una criminalità organizzata che non rinuncia al controllo dei suoi territori ma fa sentire ovunque il peso dei suoi capitali e corrode, se possibile, ancora più in profondità il tessuto economico e civile del Paese (...).
"I nostri mariti sono morti di Stato" hanno gridato in corteo a Bologna le vedove degli imprenditori che si sono tolti la vita. Ci si uccide per una cartella esattoriale o per un credito non onorato dalle Amministrazioni, ma anche perché non si sa più cosa dire ai propri operai o perché come è stato scritto in un biglietto "la dignità vale più della vita". Abbiamo visto in faccia, qualche mese fa, la paura più grande, il rischio di diventare una nuova Grecia. Lo abbiamo scampato, ma siamo immersi in una spirale di precarietà e di angosce da Imu e dintorni che vien voglia di scappare».
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Le paure di oggi... "Telefonami tra vent'anni"
Roberto Napoletano, Il Sole 24 Ore - Domenica 6 maggio 2012
«Vent'anni fa abbiamo avuto Mani Pulite. Oggi scopriamo che le cose non sono cambiate. La corruzione si è ampliata, non riguarda solo i finanziamenti illeciti ai partiti, ma sono i
rimborsi pubblici che arricchiscono gli uomini dei partiti, possono servire a pagare una festa di matrimonio o a comprarsi una laurea a Tirana. Cliniche private e ospedali pubblici - non tutti, ma tanti, troppi - a Reggio Calabria come a Milano, dimenticano i malati e arricchiscono medici affaristi, uomini della politica spregiudicati, una rete di insospettabili della cosiddetta società civile che fanno professione di fede ma praticano indisturbati "l'amore" per il furto e il vizio. Si assiste impotenti all'escalation di una criminalità organizzata che non rinuncia al controllo dei suoi territori ma fa sentire ovunque il peso dei suoi capitali e corrode, se possibile, ancora più in profondità il tessuto economico e civile del Paese».
Negli anni di Mani Pulite ' piccolo era bello" anche se nessuno potrà mai calcolare davvero quanto questo slogan abbia nuociuto: testa, anima e piedi girati al contrario senza che neppure uno dei suoi profeti abbia mai ritenuto di doversi pentire. Ai nostri giorni piccolo non solo non è più bello ma, in molti casi, è diventato sinonimo di paura. "I nostri mariti sono morti di Stato" hanno gridato in corteo a Bologna le vedove degli imprenditori che si sono tolti la vita. Ci si uccide per una cartella esattoriale o per un credito non onorato dalle Amministrazioni, ma anche perché non si sa più cosa dire ai propri operai o perché come è stato scritto in un biglietto "la dignità vale più della vita". Abbiamo visto in faccia, qualche mese fa, la paura più grande, il rischio di diventare una nuova Grecia. Lo abbiamo scampato, ma siamo immersi in una spirale di precarietà e di angosce da Imu e dintorni che vien voglia di scappare. "Telefonami tra vent'anni" diceva una canzone bellissima di Lucio Dalla. Chissà perché non riesco a togliermela dalla testa in questi giorni. Per una volta, questo memorandum parla al futuro ed esprime l'auspicio che tra vent'anni, nel 2032, non si ripeta quello che è accaduto nel 2012 rispetto a Mani Pulite. Perché ciò avvenga l'Italia avrà bisogno di uomini della tempra di un De Gasperi o di un Vanoni, di un Costa o di un Mattioli, l'Europa di un nuovo Kohl o di un nuovo Monnet. Forse, però, ancora di più serviranno gli italiani e, soprattutto, serviranno i cittadini europei. Un popolo nuovo, senza padroni.
Le paure di oggi... "Telefonami tra vent'anni"
Roberto Napoletano, Il Sole 24 Ore - Domenica 6 maggio 2012
«Vent'anni fa abbiamo avuto Mani Pulite. Oggi scopriamo che le cose non sono cambiate. La corruzione si è ampliata, non riguarda solo i finanziamenti illeciti ai partiti, ma sono i
rimborsi pubblici che arricchiscono gli uomini dei partiti, possono servire a pagare una festa di matrimonio o a comprarsi una laurea a Tirana. Cliniche private e ospedali pubblici - non tutti, ma tanti, troppi - a Reggio Calabria come a Milano, dimenticano i malati e arricchiscono medici affaristi, uomini della politica spregiudicati, una rete di insospettabili della cosiddetta società civile che fanno professione di fede ma praticano indisturbati "l'amore" per il furto e il vizio. Si assiste impotenti all'escalation di una criminalità organizzata che non rinuncia al controllo dei suoi territori ma fa sentire ovunque il peso dei suoi capitali e corrode, se possibile, ancora più in profondità il tessuto economico e civile del Paese».
Negli anni di Mani Pulite ' piccolo era bello" anche se nessuno potrà mai calcolare davvero quanto questo slogan abbia nuociuto: testa, anima e piedi girati al contrario senza che neppure uno dei suoi profeti abbia mai ritenuto di doversi pentire. Ai nostri giorni piccolo non solo non è più bello ma, in molti casi, è diventato sinonimo di paura. "I nostri mariti sono morti di Stato" hanno gridato in corteo a Bologna le vedove degli imprenditori che si sono tolti la vita. Ci si uccide per una cartella esattoriale o per un credito non onorato dalle Amministrazioni, ma anche perché non si sa più cosa dire ai propri operai o perché come è stato scritto in un biglietto "la dignità vale più della vita". Abbiamo visto in faccia, qualche mese fa, la paura più grande, il rischio di diventare una nuova Grecia. Lo abbiamo scampato, ma siamo immersi in una spirale di precarietà e di angosce da Imu e dintorni che vien voglia di scappare. "Telefonami tra vent'anni" diceva una canzone bellissima di Lucio Dalla. Chissà perché non riesco a togliermela dalla testa in questi giorni. Per una volta, questo memorandum parla al futuro ed esprime l'auspicio che tra vent'anni, nel 2032, non si ripeta quello che è accaduto nel 2012 rispetto a Mani Pulite. Perché ciò avvenga l'Italia avrà bisogno di uomini della tempra di un De Gasperi o di un Vanoni, di un Costa o di un Mattioli, l'Europa di un nuovo Kohl o di un nuovo Monnet. Forse, però, ancora di più serviranno gli italiani e, soprattutto, serviranno i cittadini europei. Un popolo nuovo, senza padroni.