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"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

giovedì 29 dicembre 2011

Contrappasso

 La situazione è sotto gli occhi (e le tasche) di tutti, nessuno si senta escluso.
C’è chi ha scritto che la crisi è tale che si è stati costretti a dire a Babbo Natale “che i bambini non esistono”.
Il Codacons ha diffuso i dati relativi alle spese natalizie degli italiani che confermano il sostanziale crollo dei tradizionali consumi di fine anno. Sobrietà nei regali, cenoni e pranzi più morigerati.
Le cifre parlano di un calo del 18 per cento rispetto a quanto si è speso nel 2010.
Sostanzialmente si è risparmiato su tutto (e tutti), dai giocattoli all’alimentazione, dai profumi al cardigan.
Un Natale austero e, per lo più, con regali low cost.
Babbo Natale ha tirato la cinghia e la contrazione dei consumi ha coinvolto l’intera Europa.
Naturalmente si prevedono sobri anche i festeggiamenti di fine anno e d’altronde non potrebbe essere  diversamente se si tiene conto che, di questo passo, rischia di diventare più economica una bottiglia di spumante che un litro di benzina.
Per non  parlare degli aumenti in arrivo delle tariffe di luce e gas, dell’Imu, dell’aumento dell’Irpef regionale e dell’ampliamento dei balzelli in ogni settore.
Questi sono i dati natalizi: meno spese e pochi consumi, e non avevamo sicuramente bisogno dei dati ufficiali per renderci conto della situazione di austerity.
Michele Brambilla su La Stampa parla di “legge del contrappasso”: «L’austero Natale di quest’anno è in fondo una conferma della legge del contrappasso. La generazione dei quaranta-cinquantenni di oggi è quella dei figli del boom, cresciuti con Natali comunque più poveri di quello di oggi (sotto l’albero le alternative erano due, o i soldatini o le macchinine: altro che smartphone) ma percepiti come immensamente più ricchi perché confrontati con un passato di miseria. Nonni e genitori ci parlavano dei loro Natali con le tessere annonarie e le am-lire facendoci sentire in colpa, marmocchi privilegiati che non eravamo altro. Poi con il Sessantotto l’attesa della cornucopia di dolci e giocattoli ha cominciato a esser guastata anche dai sermoni anti-consumistici ed ecologisti: guarda che è solo un affare di soldi, le tradizioni le inventano i padroni, lo sai quanto si spende in alberi di Natale, e lo sai quanta energia sottraggono tutte quelle luminarie? Oggi tocca proprio a noi, generazione colpevolizzata per i Natali delle vacche grasse, essere rimproverati dai figli per i regali low cost.
Ma in fondo questo Natale con il braccino corto (solo nel 2001 dopo le Torri Gemelle eravamo così depressi, dicono i dati) è anche la conferma di come noi italiani siamo sempre condannati alla nostalgia. Per anni abbiamo stigmatizzato lo scialo e rimpianto i Natali poveri ma belli; adesso ricordiamo con strazio i bei tempi dei regali inutili».
È difficile pensare che i quarantenni-cinquantenni di oggi non siano d’accordo con queste considerazioni.
Così è (se vi pare)!