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"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

mercoledì 16 luglio 2025

Superman

La lettera con cui Donald Trump comunica all’Unione europea l’imposizione di dazi al 30%, a partire dal 1° agosto, sembra opera di un ragazzino delle scuole medie, non molto versato per la scrittura. Leggetela, vale la pena. Concetti ripetuti, vocabolario ridotto, blandizie e velate minacce. Se aggiungiamo che il mittente è appena comparso sull’account X della Casa Bianca vestito da Superman («Simbolo di supremazia!») occorre decidere: dobbiamo ridere o preoccuparci? Temo dobbiamo preoccuparci. Quando ho detto a «Otto e mezzo» (La7) che Donald Trump avrebbe bisogno di un buon psicoterapeuta, sono stato insultato sui social. Vorrei che i miei critici mi spiegassero dove sbaglio. Quello del Presidente americano vi sembra un atteggiamento normale? E non, invece, il comportamento erratico di un anziano collerico, narcisista e impulsivo? Non è mancanza di rispetto: è sincera preoccupazione per la strada imboccata da un Paese amico. Inutile elencare le decisioni strane o aggressive prese dall’amministrazione Trump in sei mesi. Non è solo la sostanza, ma anche la forma, a sconcertare. I rapporti delle nazioni - anche nei periodi più complicati - richiedono ritualità e prevedibilità. Altrimenti il sistema internazionale non regge, e le conseguenze rischiano di essere devastanti. È possibile - addirittura probabile - che sui dazi alla Ue Donald Trump cambi idea. Chiedere molto in modo aggressivo, poi ridurre le pretese, è la sua tattica negoziale. Ma il problema rimane. Trump finge di non capire che il disavanzo commerciale è frutto di una scelta: gli USA importano le merci che non possono o non vogliono produrre. Anche perché producono altro, assai prezioso: in campo aerospaziale, militare, biomedico, farmaceutico. Per non parlare dei servizi digitali delle Big Tech, che Trump - chissà perché - pretende siano esentasse in tutto il mondo. Ma qui siamo entrati nella sostanza della questione. Il problema però, come dicevamo, riguarda anche la forma. In questa e altre vicende, Donald Trump sembra godere nel provocare e sorprendere la controparte. Ma così si comportano i giocatori d’azzardo, non i presidenti. D’accordo che il mondo è diventato un casino, ma a tutto c’è un limite.

Beppe Severgnini, Corriere della Sera (12/7/2025)

Canzone del giorno: Superman (1997) - Goldfinger
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