nuovigiorni

"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

venerdì 11 luglio 2025

Mattoni

«Faccio mattoni da 40 anni, ma non sono mai riuscito a guadagnare abbastanza per costruirmi una casa». Ninder Singh, un cinquantenne con una moglie, tre figli e nessuna speranza di un futuro migliore, è l’incarnazione di un paradosso. Mentre l’India cresce a ritmo impetuoso – oggi è la quinta economia del mondo, entro fine anno sarà la quarta e nel 2028 la terza – nelle regioni rurali del Paese centinaia di milioni di persone continuano a vivere esistenze marginali, governate da rapporti di forza che hanno attraversato indenni i secoli. Un fenomeno che è particolarmente pervasivo nell’economia informale – un magma di lavoro senza regole e rapporti di forza impari – che s’insinua in ogni ambito della società indiana, e che in settori come le costruzioni sembra essere diventato il lubrificante indispensabile per il loro funzionamento. Le fornaci che sfornano mattoni danno lavoro ad almeno 10 milioni di persone e sono parte del panorama della piana gangetica almeno quanto le onnipresenti pubblicità di cemento, vernici e tondini di acciaio dipinte a mano sui muri delle case. Tutti segni di un Paese impegnato a costruire edifici per una popolazione che è già la più grande al mondo e, secondo i demografi dell’Onu, continuerà a crescere per almeno altri 40 anni, fino a raggiungere gli 1,7 miliardi. Delle tante tessere che compongono il mosaico del boom economico indiano, quella del settore delle costruzioni è una delle più cangianti. A seconda della luce sotto la quale la si osserva è una formidabile success story o l’esempio più clamoroso di un modello di sviluppo incapace di distribuire in maniera equa la ricchezza che genera. Secondo il report “India Construction Industry”, tra il 2020 al 2024 il settore è cresciuto in media del 12,4% all’anno ed entro la fine del 2029 il giro d’affari dovrebbe superare i 457 miliardi di dollari. La stampa finanziaria indiana, che segue con attenzione febbrile il mercato delle Ipo, stima che tra l’anno fiscale in corso e il prossimo le imprese del settore che si quoteranno in Borsa raccoglieranno 1,7 miliardi di dollari. Le crescenti dimensioni e sofisticazione finanziaria del mondo delle costruzioni fino a oggi non si sono tradotte in migliori condizioni di vita per molti di coloro che lo fanno funzionare. Nella stessa fornace dei Singh lavorano, contro ogni regola, due ragazzini di 11 e 14 anni, Vishal e Masih: ogni 3mila mattoni da 3 chili l’uno che spostano da una parte all’altra del complesso ricevono 200 rupie. Due euro ogni nove tonnellate. Per il privilegio di fare un lavoro sfiancante che distrugge i polmoni e accorcia la vita. […] Le fornaci aprono dopo i festeggiamenti di Diwali, a fine ottobre, e chiudono con l’arrivo del monsone, a giugno. «Durante la stagione delle piogge, i lavoratori tornano nei propri villaggi, dove non trovano che impieghi saltuari e per sopravvivere s’indebitano con gli intermediari specializzati nel procacciare lavoratori alle fornaci di mattoni»… Nel caso dei Singh quest’anno si tratta di 40mila rupie, 400 euro. Per ripagarle, quattro dei cinque membri della famiglia (la figlia si è sposata, forse salvandosi, di certo contribuendo con la sua dote all’indebitamento) lavorano 10 ore al giorno, sei giorni su sette per otto mesi. Giornate massacranti che in primavera – per evitare le ore più calde, quando il termometro supera i 45 gradi – iniziano alle tre di mattina. Alla fine di ogni settimana, la famiglia Singh riceve 2mila rupie, 20 euro, ovvero 83 centesimi al giorno a testa. Quanto basta per comprare piccole quantità di cibo da cuocere su un fuoco alimentato dalle “torte” di sterco pressato ed essiccato che ancora oggi restano uno dei combustibili più popolari nelle regioni rurali dell’India. Il resto dello stipendio va direttamente all’intermediario per ripianare il debito. Ci sono anni in cui, alla fine della stagione, avanza qualcosa. Altri in cui i conti sono in pari. Altri ancora, come l’ultimo, in cui «non ce la facciamo». Così il ciclo di indebitamento si allunga. Da un’estate all’altra. Da una generazione a quella successiva.

Marco Masciaga, Il Sole 24 Ore (29/06/2025)

Canzone del giorno: Old Yellow Bricks (2007) - Arctic Monkeys
Clicca e ascoltaOld Yellow....